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Apple contro l’Ue

01 de setembro de 2016 - Por Comunità Italiana
Apple contro l’Ue

APPLE-3008Alla Apple rispettare la decisione dell’Ue che la obbliga a dover pagare 13 miliardi di euro di tasse arretrate all’Irlanda, dove ha goduto di un’aliquota speciale ‘ad personam’ (invece del 12,5% applicato a tutte le societa’ in Irlanda, il colosso di Cupertino ha pagato solo l’1% dal 2003, sceso allo 0,005% nel 2014) proprio non va giù. Per questo l’ad Tim Cook ha annunciato che a partire dal prossimo anno riporterà negli Usa miliardi di dollari di profitti finora parcheggiati comodamente in Irlanda e in altri Stati con politiche fiscali compiacenti. “Sposteremo diversi miliardi di dollari per il pagamento (delle tasse) negli Usa non appena li reimpatrieremo e al momento prevedo che questa operazione sara’ effettuata il prossimo anno”, ha dichiarato l’erede di Steve Jobs in un’intervista alla tv pubblica irlandese Rte senza indicare una cifra precisa. Cook ha spiegato che nel 2014 Apple ha pagato in totale 800 milioni di dollari di tasse: “400 in Irlanda e 400 negli Usa”. Il tutto su utili record nello stesso anno di 53,4 miliardi di dollari. La mossa però oltre a fare un dispetto all’Ue non sembra rappresentare – almeno sulla carta – un buon affare per Apple. Le aziende Usa debbono pagare le tassi federali Usa sui loro profitti ma questo non vale per gli utili parcheggiati all’estero. Se davvero Cook riportasse gli oltre 200 miliardi di dollari fuori dai confini statunitensi, o solo una parte, negli Usa dovrebbe versare un’aliquota federale del 35%, senza contrae le tasse locali. Cook ha spiegato che al momento considerando tutti i versamenti al fisco Usa e a quello degli altri Paesi nel mondo “Apple bel 2014 ha pagato il 26,1% di tasse e personalmente penso che sia un livello ragionevole”.

“Political crap”, ovvero “stronzate politiche”. Così Cook ha definito la richiesta del pagamento giunta da Bruxelles. “Sono tutte stronzate politiche”, ha dichiarato in un’intervista all’Irish Independent: “E’ esasperante, deludente e giunge da una sede politica: non ha alcuna base fattuale o legale”. Lo stesso governo di Dublino, che tanto ha guadagnato dall’attrarre aziende motivate dalla possibilita’ di eludere il fisco, ha protestato contro l’iniziativa di Bruxelles, asserendo di non volere i 13 miliardi, che andrebbero tutti nelle sue casse. Un atteggiamento che appare ancor piu’ discutibile se si considera che Dublino deve ancora saldare parte dei 45 miliardi di euro ricevuti in prestito dagli altri paesi comunitari in seguito alla crisi bancaria successiva al 2008. Cook ha nondimeno fatto appello al governo irlandese perché “faccia la cosa giusta” ovvero approvare un appello contro la decisione di Bruxelles (gia’ definita “bizzarra” dal ministro delle Finanze, Michael Noonan) in occasione del consiglio dei Ministri di domani. “Siamo stati impegnati in Irlanda per 37 anni, abbiamo avuto una relazione di lungo termine insieme e sono piuttosto fiducioso che il governo fara’ la cosa giusta e credo che la cosa giusta sia stare in piedi e combattere”, ha aggiunto l’ad di Apple ai microfoni della radio pubblica Rte, affermando di non avere “nulla per cui scusarsi” e di “non aver fatto nulla di sbagliato”, asserendo infine che Dublino e’ stata “presa di mira” dalla Ue.

La decisione della Commissione “non rientra in alcuna figura politica, ma rientra in quello che prevedono i trattati” dell’Ue, ha dichiarato da parte sua il commissario europeo per la Concorrenza, Margrethe Vestager, in conferenza stampa a Bruxelles. I trattati conferiscono alla Commissione europea competenza esclusiva in materia di legislazione su concorrenza e aiuti di Stato, e l’obbligo di far rispettare le regole Ue, ha ricordato Vestager. Nel caso di richiami, e nella prospettiva che questi vengano discussi davanti agli organismi di giustizia, “la Corte deve esprimersi sui fatti, e i fatti e’ quello che dobbiamo produrre”. Quanto deciso due giorni fa “e’ stata presa sulla base dei fatti”. E ha aggiunto: “Dipendesse da me avrei pubblicato tutto ieri. L’inchiesta e’ confindenziale, e auspico che entrambe le parti siano cooperative, perché ritengo sia nell’interesse di tutti”. (AGI)

Comunità Italiana

A revista ComunitàItaliana é a mídia nascida em março de 1994 como ligação entre Itália e Brasil.