“Il patto di stabilita’ e crescita non e’ affatto rigido. Contiene numerose eccezioni, non solo in caso di oneri imprevisti. Tale flessibilita’ e’ gia’ stata stravolta e abusata, la funzione disciplinante del patto sui bilanci pubblici ne ha risentito notevolmente. Finanze statali solide sono pero’ importanti per la sostenibilita’ futura dei singoli Paesi e per la stabilita’ dell’unione monetaria. Un fuoco di paglia congiunturale finanziato col debito non rimuoverebbe la debolezza strutturale della crescita in Italia. Quello di cui c’e’ bisogno e’ che il governo italiano applichi e porti avanti le riforme strutturali che ha gia’ iniziato. Il Jobs Act, cosi’ come l’Italicum hanno un approccio corretto”. Cosi’ in una intervista a ‘La Stampa’, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Quanto all’annuncio di voler correggere al ribasso le stime di crescita “La domanda e’ semmai: c’e’ stata davvero una politica di austerity in Italia? Visto l’elevato debito pubblico il consolidamento di bilancio rappresenta un compito prioritario – anche per evitare che sorgano dubbi sulla sostenibilita’ del debito pubblico”. “Una politica di austerity ambiziosa c’e’ stata soltanto in pochissimi Paesi. La Francia o la Spagna oltrepassano gia’ da anni, con la loro politica di bilancio, i requisiti del patto di stabilita’. In Italia il deficit e’ sceso negli ultimi tempi solo perche’ il Paese ha dovuto pagare meno interessi sul debito. I tassi piu’ bassi hanno contribuito anche al pareggio di bilancio in Germania”. “In Europa abbiamo troppi debiti, non troppo pochi. E i bassi tassi di interesse continuano a fiaccare la disciplina di bilancio. Le montagne di debiti possono diventare un problema al piu’ tardi nel momento in cui i tassi di interesse riprendono a crescere, perche’ a quel punto potrebbero essere non piu’ sostenibili”.
Circa la richiesta avanzata al governo tedesco da molti paesi di investire di piu’ per l’Europa “L’idea che la Germania possa dare una spinta alla congiuntura europea attraverso un programma di investimenti pubblici e’ ingenua. Da una parte – aggiunge – gli effetti di ricaduta economica sugli altri Paesi sono troppo bassi. Dall’altra per una crescita sostenibile sono determinanti le condizioni locali – intendo non solo strade e ponti, ma anche un’amministrazione ben funzionante, una giustizia efficiente e un elevato livello d’istuzione”. Quanto invece alla possibilita’ di un accordo a livello europeo per consentire agli Stati membri di ristrutturare il proprio settore bancario “Affrontare con decisione in Italia il problema dei crediti deteriorati rappresenta un’importante premessa affinche’ il sistema bancario possa adempiere senza limitazioni alla sua funzione economica, in quanto i crediti deteriorati rappresentano un ostacolo alla crescita. Cio’ pero’ non deve portare a distorcere la concorrenza o far si’ che proprietari e creditori possano sottrarsi alle loro responsabilita’ a danno dei contribuenti. Per questo devono essere rispettate le norme europee sugli aiuti di Stato e le disposizioni del Brrd (la direttiva sulla gestione delle crisi, ndr.). E, come ovunque in Europa, le banche devono verificare i loro modelli di business e ridurre i costi. Le uscite dal mercato non devono essere un tabu'”. Circa il protrarsi delle trattative per la Brexit “E’ indubbio che l’incertezza relativa al momento e alle modalita’ del divorzio pesino sull’economia. Per questo bisognerebbe far chiarezza quanto prima. Al tempo stesso l’uscita di un Paese dalla Ue e’ qualcosa che avviene per la prima volta e comporta negoziati complessi che devono svolgersi, nell’interesse di tutti, in modo equo. La Ue non dovrebbe stabilire una punizione esemplare ne’ puo’ esserci un precedente per il quale un Paese seleziona le parti a lui piu’ vantaggiose”.(AGI)