Un testo di legge, attualmente in stand by in commissione alla Camera, che ha come obiettivo la legalizzazione della cannabis sia per uso personale che per uso terapeutico, e una proposta di legge di iniziativa popolare depositata a Montecitorio, promossa dai Radicali, che ha incassato oltre 60mila firme, tra cui anche quelle di artisti e scrittori del calibro di Vasco Rossi, Erri De Luca, Roberto Saviano e l’ultimo vincitore del premio Strega Nicola Lagioia.
E’ lo stato dell’arte in Italia in materia di cannabis, in attesa che il Parlamento si pronunci approvando una nuova legge che vada a colmare le lacune attualmente esistenti – spesso ‘tamponate’ da interventi giurisprudenziali – dopo la bocciatura da parte della Corte Costituzionale, a febbraio del 2014, della legge Fini-Giovanardi e il conseguente ‘ritorno’ della legge Jervolino-Vassalli del ’90. Dunque, oggi in Italia la detenzione di cannabis per uso personale è consentita se rientra nella cosiddetta ‘modica quantità’, ovvero se la sostanza stupefacente non è detenuta a fini di spaccio. La coltivazione di cannabis, invece, è sempre reato, come ha ribadito la recente sentenza della Consulta del 9 marzo 2016.
NORMATIVA VIGENTE
Attualmente in Italia vige, in materia di droghe leggere, la legge Jervolino-Vassalli, varata nel 1990, anche se nel tempo si sono susseguiti diversi interventi normativi – ma soprattutto giurisprudenziali – che hanno modificato alcuni aspetti. Lo ‘spartiacque’ è rappresentato dalla sentenza della Consulta del febbraio 2014, che ha dichiarato incostituzionale la legge Fini-Giovanardi del 2006.
La legge, che portava il nome di due ministri dell’allora governo Berlusconi, introduceva una importante novità: l’equiparazione delle droghe leggere alle droghe pesanti, con la trasformazione della detenzione della marijuana in reato penale anche se per uso personale, introducendo il principio della ‘dose massima consentita’, oltre la quale si diventava automaticamente spacciatori con il rischio della reclusione in carcere fino a 20 anni anche per il solo possesso di hashish e marijuana.
Dopo la sentenza della Consulta è tornata in vigore la legge precedente, il Testo Unico 309 del 1990, parzialmente abrogata nel 1993 da un referendum che alleggerì le pene per i consumatori di droghe leggere, soprattutto per quel che riguardava il carcere.
Dunque, al momento in Italia è tornata valida la distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti e si distingue anche tra uso personale e ‘spaccio’. Con droghe leggere si intendono i derivati naturali della cannabis, ovvero marijuana e hashish. Vige il criterio della cosiddetta ‘modica quantità’ per stabilire se si tratta di uso personale o meno. Quindi, il consumo in sè e il possesso entro la quantità minima non rappresenta un reato. Se invece la quantità detenuta esclude l’uso personale, è sempre reato e si può rischiare, sulla carta, la reclusione fino a sei anni. Quanto alla coltivazione della cannabis, questa attualmente è sempre un reato, come ha stabilito la recente sentenza della Consulta del 9 marzo 2016.
LA PROPOSTA DI LEGGE
E’ il testo frutto del lavoro dell’Intergruppo parlamentare, ora tornato all’esame della commissione, che prevede:
COLTIVAZIONE – E’ consentita la coltivazione in forma personale di cannabis, fino 5 piante di sesso femminile, previo invio di una comunicazione all’ufficio regionale dei monopoli di Stato territorialmente competente. Viene anche consentita la coltivazione della cannabis in forma associata (non più di 50 persone per un massimo di 250 piantine).
USO PERSONALE – E’ consentito l’uso personale di cannabis, ovvero alle persone maggiorenni è consentita la detenzione di una piccola quantità di cannabis – 5 grammi lordi, innalzabili a 15 per la detenzione in privato domicilio – non subordinata ad alcun regime autorizzatorio. I limiti sopra indicati possono essere superati nel caso di detenzione per finalità terapeutiche (ma è necessaria la prescrizione medica).
PENE PREVISTE – La legge prevede la non punibilità della cessione gratuita a terzi di piccoli quantitativi di cannabis per consumo personale (5 grammi lordi), mentre introduce pene più gravi per le droghe pesanti (reclusione da 1 a 6 anni e multa da euro 2.064 a euro 13.000) e meno gravi per quelle leggere (reclusione da 6 mesi a 3 anni e multa da euro 1.032 a euro 6.500). Attualmente la pena è unica, ovvero la reclusione da 6 mesi a 4 anni e la multa da 1.032 a 10.329 euro, indipendentemente dal tipo di droga oggetto del reato.
MONOPOLIO DI STATO – La coltivazione della cannabis, la preparazione dei prodotti da essa derivati e la loro vendita sono soggetti a monopolio di Stato in tutto il territorio della Repubblica.
VENDITA IN LUOGHI PUBBLICI – L’Agenzia delle dogane e dei monopoli può autorizzare all’interno del territorio nazionale la coltivazione della cannabis e la preparazione dei prodotti da essa derivati nonchè la vendita al dettaglio della cannabis e dei prodotti da essa derivati a persone maggiorenni, in esercizi commerciali destinati esclusivamente a tale attività.
COLTIVAZIONE PER SCOPI SCIENTIFICI E USO TERAPEUTICO – E’ consentito a enti, persone giuridiche private, istituti universitari e laboratori pubblici coltivare piante di cannabis per scopi scientifici, sperimentali, didattici e terapeutici o commerciali finalizzati alla produzione farmacologica. Spetta al Ministero della Salute, di intesa con l’Agenzia italiana del farmaco, la promozione della conoscenza e diffusione di informazioni sull’impiego appropriato dei farmaci contenenti principi naturali o sintetici della pianta di cannabis. La prescrizione riguarda cure non superiori a sei mesi.
RISORSE – Le risorse derivanti dalle sanzioni amministrative pecuniarie sono destinate agli interventi nel settore scolastico e ad interventi preventivi, curativi e riabilitativi. Le risorse derivanti dal monopolio statale sulla commercializzazione della cannabis vanno destinate al Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga.
PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE
E’ stato presentato l’11 novembre alla Camera il testo della legge supportata da oltre 60mila firme. A promuovere l’iniziativa i Radicali italiani e l’Associazione Luca Coscioni.
La proposta è simile a quella ora all’esame del Parlamento, con lievi differenze, queste le maggiori:
AUTOCOLTIVAZIONE: E’ consentita in maniera libera fino a 5 piante; da 6 a 10 piante serve una comunicazione.
CANNABIS SOCIAL CLUB: E’ consentito associarsi in ‘cannabis social club’ senza fini di lucro (fino a un massimo di 100 componenti per un massimo di 5 piante a testa).
STOP DELLE PENE GIA’ IN ESSERE: abolizione di tutte le sanzioni penali anche per uso personale di tutte le sostanze ‘proibitè e scarcerazione di chi ha subito una condanna per reati legati all’uso e detenzione di cannabis. (AGI)