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Gli italiani tornano ad emigrare

30 de novembro de 2016 - Por Comunità Italiana
Gli italiani tornano ad emigrare

Gli italiani tornano ad emigrareIl Brasile, nell’ultimo anno, è stata la seconda meta più gettonata dai nostri espatriati: è la quinta, in termini assoluti, per iscritti all’Aire

La mobilità tra le varie aree del globo è un bene prezioso, che accresce gli scambi culturali, favorisce la reciproca comprensione e arricchisce le popolazioni dei Paesi interessati. Se però, come nel caso dell’Italia, i dati indicano flussi quasi esclusivamente in uscita, soprattutto tra le figure più giovani e qualificate, è chiaro che scatta un campanello d’allarme, perché significa che il Paese ha dei gravi problemi e che ai suoi figli, linfa vitale di ogni nazione, non resta che cercare fortuna altrove. È proprio questo il quadro tracciato dall’ultimo Rapporto Migrantes, che incrocia i dati Istat con quelli dell’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero. Al primo gennaio del 2016 l’Aire conta 4.811.163 iscritti. Parliamo di persone che hanno spostato la propria residenza altrove e che ad oggi rappresentano il 7,9% della popolazione italiana.
Il Brasile, in termini assoluti, è il quinto paese al mondo per numero di emigrati italiani: ne ospita 373.638, ovvero il 7,8% del totale. La maggiore concentrazione di espatriati italiani, pari al 16,3% del totale, si trova invece in Argentina (783.353 unità). Seguono la Germania al 14,6% (700.855 unità), la Svizzera al 12,4% (595.491 unità) e la Francia all’8,3% (397.761 unità). Alle spalle del Brasile spiccano Belgio, Regno Unito, Stati Uniti, Spagna, Australia, Canada e Venezuela.
La tendenza all’emigrazione non accenna a diminuire e anzi, nell’ultimo anno, i flussi verso l’estero sono cresciuti del 3,7%, un dato che si traduce in 174.516 persone in più che hanno lasciato il Belpaese nel 2015: tra queste, 20.427 hanno scelto il Brasile, che rappresenta la seconda meta più gettonata da chi è espatriato di recente. Solo l’Argentina evidenzia numeri più elevati (28.982), mentre dopo il Brasile le mete preferite dagli italiani, nel 2015, sono state Regno Unito (18.706), Germania (18.674), Svizzera (14.496), Francia (11.358), Stati Uniti (6.683) e Spagna (6.520). Se poi si allarga il raffronto agli ultimi dieci anni, il dato sulla mobilità italiana verso l’estero appare ancora più eclatante: +54,9%. Anche in questo caso il Brasile è una delle principali destinazioni scelte dagli italiani, con una variazione del +151,2% rispetto al 2006. Nello stesso arco di tempo, solo la Spagna è stata interessata da flussi più elevati provenienti dall’Italia (+155,2%).

I casi di San Paolo e Porto Alegre
Lo studio della Fondazione Migrantes dedica inoltre una serie di focus specifici alle mete globali maggiormente interessate dal fenomeno migratorio e, per quanto riguarda il Brasile, si occupa dei casi di San Paolo e Porto Alegre. “In anni recenti, la comunità italiana di San Paolo è costituita soprattutto dagli immigrati giunti negli anni Cinquanta e Sessanta e dai loro figli” — è spiegato nel rapporto, dopo un lungo excursus storico sulle origini dei flussi migratori in Brasile. “Una comunità integrata dal numero limitato dei nuovi immigrati degli ultimi venti anni, che hanno scelto di inserirsi nelle reti sociali di italiani preesistenti e da coloro che coltivano la memoria e rinnovano, generazione dopo generazione, la loro identità italiana”.
Quanto a Porto Alegre, la Fondazione Migrantes evidenzia come “dagli ultimi anni dell’Ottocento fino alla Prima Guerra Mondiale, la colonia italiana urbana conobbe una crescita senza precedenti, dovuta anche alla mobilità campagna-città, con l’ingresso dei coloni e dei discendenti dall’interno dello Stato. Gli oriundi più numerosi a Porto Alegre sono quelli di Morano Calabro” — è scritto ancora nello studio. “Sono loro, infatti, che più degli altri gruppi regionali hanno perpetuato dinamiche di conservazione identitaria, e di salvaguardia di valori e tradizioni”.

I nuovi migranti “globali”
Naturalmente, tra i flussi più recenti dell’emigrazione italiana, sia in Brasile che nel resto del mondo, c’è anche un’ampia fascia di cosiddetti ‘migranti globali’, quasi sempre altamente qualificati, che si spostano in altri Paesi per ragioni di affari o per cogliere opportunità professionali maggiormente allettanti. Una buona parte di costoro, soprattutto in Europa, non si iscrive all’Aire e magari rientra in Italia dopo una permanenza all’estero relativamente breve. Altri, invece, si iscrivono qualche tempo dopo il proprio arrivo, solo dopo essersi convinti a restare più a lungo nel Paese ospitante. In entrambi i casi si tratta di fenomeni che inducono a rivedere ulteriormente al rialzo la quota dell’emigrazione italiana. “Il grave problema dell’Italia di oggi è il cosiddetto brain exchange, cioè non solo e non tanto l’incapacità di trattenere i talenti, ma soprattutto il fatto di non essere in grado di attrarli”, sottolinea il rapporto.

Fuga dal Sud Italia
Se l’Italia fa fatica ad attrarre talenti, quelli che se ne vanno provengono soprattutto dal Mezzogiorno, visto che il 50,8% degli iscritti all’Aire è di origine meridionale, il 15,4% appartiene all’area centrale, mentre solo il 33,8% proviene dall’ampia porzione settentrionale del Paese. Numeri che fotografano la realtà di uno Stivale nettamente diviso: forte e solido economicamente al Nord, sempre più povero e avaro di opportunità al Sud.
L’incidenza dell’emigrazione sulla popolazione residente nelle regioni del Mezzogiorno tocca infatti livelli clamorosi: 27,1% in Molise, 21,7% in Basilicata, 19,9% in Calabria, 14,4% in Sicilia. In quest’ultima regione ci sono casi eclatanti, come quello del comune di Aragona, che ha visto espatriare il 90% dei suoi quasi 10mila abitanti. Tassi elevatissimi anche nei comuni di Palma di Montechiaro (45,7%) e Licata (42,1%), sempre in Sicilia. Se poi si guarda i piccoli centri del Sud Italia, si assiste a fenomeni di spopolamento e migrazione di massa da parte di intere comunità: Castelnuovo di Conza, in Campania, ha subito flussi in uscita del 409% — oggi conta 619 residenti e 2.530 espatriati. Tendenze simili si registrano in molte altre piccole località italiane, quasi sempre del Meridione. Sulla base dei dati forniti dell’Istat, è possibile anche tracciare un identikit del nuovo migrante italiano: la quota degli espatriati è oggi in larga parte rappresentata da maschi (57,3%), giovani (il 36,7% ha tra i 18 e 34 anni) e single (61,6%).

La generazione Erasmus
Oltre a chi emigra per ragioni di lavoro o per scelta di vita, c’è un’ampia porzione di giovani che ogni anno lascia l’Italia per ragioni di studio. Il più delle volte temporaneamente, talvolta in modo definitivo. È la generazione Erasmus, che nel 2014 ha registrato il trasferimento all’estero di 57.832 cittadini italiani.
Un rapporto di Indire, l’agenzia italiana incaricata di gestire il programma Erasmus Plus, consente di compiere un’analisi dettagliata di un fenomeno in forte crescita: la mobilità a breve termine per ragioni di studio; nel 2014, è aumentata di 2.900 unità rispetto al 2013. Il trend è decisamente più eclatante considerando il numero degli universitari italiani che hanno utilizzato il progetto Erasmus per un periodo di training all’estero: sono stati 6.529 nel 2014, rispetto agli appena 786 del 2013. Sicuramente ha giocato un ruolo importante l’aumento del supporto economico offerto agli studenti del programma Erasmus plus, ma è anche il segnale di una crescente propensione dei giovani italiani a considerare un futuro lavorativo fuori dai confini nazionali, senza dimenticare l’attuale periodo di crisi e di forte disoccupazione giovanile. La nazione più gettonata dagli universitari italiani, come meta per il soggiorno all’estero, è stata la Spagna, con 7.587 presenze per motivi di studio e 1.396 per il tirocinio nelle imprese. A seguire Francia, Germania, Regno Unito e Portogallo.
Sulla scia della mobilità degli studenti, c’è anche quella degli insegnanti e di altro personale delle scuole primarie e secondarie: nell’ambito del programma Erasmus plus, il 97% degli insegnanti ha utilizzato la mobilità per ragioni di formazione, di solito tramite corsi strutturati, quasi sempre per apprendere altre lingue e in particolare la lingua inglese. Le destinazioni predilette dagli insegnanti, non a caso, sono quasi esclusivamente Paesi anglofoni: Regno Unito (44%), Irlanda (7%) e Malta (14%).

Comunità Italiana

A revista ComunitàItaliana é a mídia nascida em março de 1994 como ligação entre Itália e Brasil.