Gli ultimi in ordine cronologico a dirsi “traumatizzati” dall’esito delle elezioni politiche sono stati gli statunitensi, o almeno i sostenitori di Hillary Clinton, che tra proposte di riconteggio dei voti e manifestazioni per la secessione, stanno facendo di tutto pur di non vedere Donald Trump seduto nello Studio Ovale. Prima di loro, era toccato ai britannici del “Remain” elaborare il “lutto” della chiamata alle urne che ha sancito l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea. E all’indomani del Referendum costituzionale del 4 dicembre, che vinca il Sì o il No, una grossa fetta di italiani dovrà fare i conti con un senso di “insicurezza”, “instabilità” e “debolezza”. Consapevolezza del proprio disagio, pensiero positivo e respiri profondi: ecco gli strumenti per riprendersi dalla delusione politica, secondo la psicoterapeuta e presidente della Eurodap (Associazione europea disturbo da attacco di panico) Paola Vinciguerra.
Italiani, traumatizzati inconsapevoli
I terapeuti definiscono il trauma “una risposta emotiva a eventi terribili come incidenti, rapimento o disastri naturali”. Categoria, quest’ultima, sotto cui ricade anche la delusione politica. Ma se per gli americani ormai ‘ascoltare’ i propri sentimenti è facile come bere un bicchiere d’acqua, gli italiani non sono stati educati a farlo e “tendono a far prevalere l’aspetto cognitivo, quello che è sempre alla ricerca di una soluzione al problema, su quello emozionale”, spiega Vinciguerra. “Disturbi come stress, ansia, delusione, avvilimento e scoramento vengono percepiti come normali, ma non è così. Il 5 dicembre una buona parte degli italiani si sentirà più sconfitta, depressa e minacciata, ma pochi ne avranno la consapevolezza”.
Nel voto le speranze di una società destabilizzata
Per la psicoterapeuta, “siamo un popolo formato da giovani ai quali hanno scippato la certezza del futuro, adulti alle prese con una situazione lavorativa difficile e anziani con la paura di non farcela e di ritrovarsi senza assistenza e senza cure. Tutto ciò porta una forte destabilizzazione interiore”. In questo contesto il voto elettorale rappresenta una speranza, “la tappa ha un ruolo risolutore dei nostri disagi. Tendiamo a proiettare sull’esito delle elezioni la soluzione ai nostri problemi pratici e personali, e nel momento in cui apprendiamo che in cabina elettorale non è successo quello che ci aspettavamo, viviamo un effetto down”. Una sorta di trauma.
Stabilità minacciata, cambiare strategia
“Viviamo uno stato di minaccia reale alla stabilità, ma è importante comprendere che se pensiamo di cambiare le cose fuori di noi, alla fine ‘toppiamo’. In nessun modo possiamo creare politici che non ci sono, innalzare il tasso di occupazione o migliorare la sanità, ciò che possiamo, e dobbiamo fare, è modificare il nostro approccio alle difficoltà”. A darle ragione l’incremento di casi di attacchi di panico e i dati allarmanti che segnano il +40% nelle vendite di psicofarmaci rispetto a qualche tempo fa, guidate da “adolescenti che ne fanno un abuso, perché ‘educati’ dall’esempio dei genitori”.
Come uscire dalla depressione post-voto
Gestione del pensiero
”Sembrerà scontato, ma la prima cosa per affrontare le difficoltà della vita è stare bene emotivamente. Il pensiero non è sempre aderente alla realtà, quest’ultima dipende, infatti, anche dal nostro stato emotivo e ciò si ripercuote anche sul nostro stato fisico che peggiora o migliora a seconda se si è più o meno deboli”. Oggi nulla è più scontato, quindi è normale sentirsi tesi, preoccupati ma, se non arginate, queste sensazioni possono portare allo sviluppo di patologie che interessano il sistema neurovegetativo, scheletrico fino ai surreni che determinano le nostre difese immunitarie.
Respirazione
Di fronte a una difficoltà l’essere umano non respira, spinge in avanti le spalle, chiude la cassa toracica e si contrae. In questo modo “non introiettiamo abbastanza ossigeno e l’anidride carbonica che resta nel cervello provoca un aumento della produzione del’adrenalina, responsabile di quella sensazione di allarme che ben conosciamo”. La cura è dunque la respirazione diaframmatica: “Bastano 3 respiri a pieni polmoni a farci sentire meno minacciati”, assicura Vinciguerra, che affronterà il tema della gestione del “trauma da elezione” dopo il voto in una serie di incontri aperti a tutti al Centro Eurodap di Roma.(Agência Brasil)