Sono 7.000 i peshmerga curdi già addestrati in Iraq dai militari dell’Esercito italiano per la lotta contro Daesh e per gli scenari successivi. E’ questo uno degli obbiettivi dell’operazione “Prima Parthica”, in corso dall’ottobre 2014 e suddivisa in fasi addestrative ed operative. Ad Erbil, nel Kurdistan iracheno, il contingente italiano sta conducendo attività formative nell’ambito del “Kurdistan training coordination center”, nelle basi di Bnslawa, Atrush e Sulimania. Tra uomini e donne, gli istruttori italiani sono 120. “In totale sono circa 18 mila i peshmerga addestrati e circa 7 mila sono stati addestrati da istruttori italiani”, dice il generale Francesco Maria Ceravolo, comandante del contingente, parlando in video collegamento dalla base di Baghdad, dove vengono svolte attività di advising per le unità delle forze speciali. L’obiettivo è di formare l’intero apparato militare per contrastare il Daesh ma, mentre Mosul viene lentamente liberata dall’esercito iracheno, è inevitabile pensare anche a ciò che verrà.
Per questo si tengono lezioni specifiche, in ambienti tipici del territorio curdo: dalla “urban operation”, focalizzata sulle tecniche di guerriglia urbana, al “counter improvised explosive devices” per disinnescare le mine nascoste dai jihadisti, fino all’esercitazione al poligono di tiro con i Kalashnikov Ak-47 e i fucili d’assalto M-16. “Gli addestramenti partono dalle base – dice uno dei trainer italiani – per il semplice motivo che i peshmerga sono un esercito valoroso, organizzato e con ampia conoscenza del territorio, ma sono privi della tipica strutturazione militare fatta di azione e prevenzione”. Particolarmente efficaci gli addestramenti di “combat care under fire” per imparare come tamponare le ferite riportate sul fronte e che, dice uno dei peshmerga, “ci sta consentendo di limitare il numero di morti e mantenerci operativi con un numero di uomini notevole”. Nel frattempo, infatti, i peshmerga sono impegnati in combattimento a poche ore di strada dalla base, tra Mosul e il distretto di Hawija. “Sono soddisfatto del lavoro fatto – conclude il generale Ceravolo – e ci viene riconosciuto anche dalla controparte irachena”. (AGI)