“Gesù è venuto per dare compimento e per promulgare in modo definitivo la legge di Dio, fino all’ultimo iota”. Così Papa Francesco ha introdotto ieri l’Angelus recitato insieme ai fedeli riuniti a San Pietro. Richiamando la pagina di Matteo sul seguito del Discorso della Montagna, Papa Francesco ha spiegato che Gesù “insegna come fare pienamente la volontà di Dio”. Per farlo, Cristo ha usato le parole “giustizia superiore” per indicare una “giustizia animata dall’amore, dalla carità, dalla misericordia, e pertanto capace di realizzare la sostanza dei comandamenti, evitando il rischio del formalismo. Il formalismo: questo posso, questo non posso; fino a qui posso, fino a qui non posso … No: di più, di più”.
In particolare, ha elencato il Papa, “nel Vangelo di oggi Gesù prende in esame tre aspetti, tre comandamenti: l’omicidio, l’adulterio e il giuramento. Riguardo al comandamento “non uccidere”, Egli afferma che viene violato non solo dall’omicidio effettivo, ma anche da quei comportamenti che offendono la dignità della persona umana, comprese le parole ingiuriose. Certo, queste parole ingiuriose non hanno la stessa gravità e colpevolezza dell’uccisione, ma si pongono sulla stessa linea, perché ne sono le premesse e rivelano la stessa malevolenza. Gesù ci invita a non stabilire una graduatoria delle offese, ma a considerarle tutte dannose, in quanto mosse dall’intento di fare del male al prossimo. E Gesù – ha annotato il Pontefice – dà l’esempio. Insultare: noi siamo abituati a insultare, è come dire “buongiorno”. E quello è sulla stessa linea dell’uccisione. Chi insulta il fratello, uccide nel proprio cuore il fratello. Per favore, non insultare! Non guadagniamo niente…”.
“Un altro compimento – ha proseguito – è apportato alla legge matrimoniale. L’adulterio era considerato una violazione del diritto di proprietà dell’uomo sulla donna. Gesù invece va alla radice del male. Come si arriva all’omicidio attraverso le ingiurie, le offese e gli insulti, così si giunge all’adulterio attraverso le intenzioni di possesso nei riguardi di una donna diversa dalla propria moglie. L’adulterio, come il furto, la corruzione e tutti gli altri peccati, vengono prima concepiti nel nostro intimo e, una volta compiuta nel cuore la scelta sbagliata, si attuano nel comportamento concreto. E Gesù dice: chi guarda una donna che non è la propria con animo di possesso è un adultero nel suo cuore, ha incominciato la strada verso l’adulterio. Pensiamo un po’ su questo: sui pensieri cattivi che vengono in questa linea”.
“Gesù, poi, dice ai suoi discepoli di non giurare, in quanto – ha spiegato Francesco – il giuramento è segno dell’insicurezza e della doppiezza con cui si svolgono le relazioni umane. Si strumentalizza l’autorità di Dio per dare garanzia alle nostre vicende umane. Piuttosto siamo chiamati ad instaurare tra di noi, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità un clima di limpidezza e di fiducia reciproca, così che possiamo essere ritenuti sinceri senza ricorrere a interventi superiori per essere creduti. La diffidenza e il sospetto reciproco minacciano sempre la serenità! La Vergine Maria, donna dell’ascolto docile e dell’obbedienza gioiosa, ci aiuti ad accostarci sempre più al Vangelo, per essere cristiani non “di facciata”, ma di sostanza! E questo è possibile con la grazia dello Spirito Santo, che ci permette di fare tutto con amore, e così di compiere pienamente la volontà di Dio”.
Dopo l’Angelus, il Papa ha augurato a tutti “una buona domenica. E non dimenticare: non insultare; non guardare con occhi cattivi, con occhi di possesso la donna del prossimo; non giurare. Tre cose che Gesù dice. È tanto facile! Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”. (AISE)