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Rossi ha ragione

04 de março de 2017 - Por Comunità Italiana
Rossi ha ragione

ROSSI-RAZAOEnrico Rossi, presidente della Regione Toscana e fresco fuoriuscito dal Partito Democratico, ha dichiarato lo scorso 2 marzo a Night Tabloid: “Io so che ci sono in Italia qualcosa come 650 mila persone che sono in attesa di una casa popolare. Servirebbe un grande piano di investimenti da parte dello Stato, invece i finanziamenti vengono tagliati”.

Le persone in attesa
Il dato citato dal presidente Rossi trova riscontro in quanto dichiarò nel 2011 Claudio Fantoni, delegato alle politiche abitative e Presidente della Consulta casa Anci (Associazione nazionale comuni italiani), secondo cui erano “ben 650 mila le famiglie in attesa delle case popolari”.

Il dato venne ribadito nel 2013 da Emidio Ettore Isacchini, presidente di Federcasa, la federazione che associa 114 enti che gestiscono le abitazioni sociali realizzate con fondi pubblici, fondi propri e con prestiti agevolati.

Isacchini a novembre di quell’anno dichiarò: “Alle quasi 650 mila domande di famiglie aventi diritto, giacenti nelle graduatorie dei comuni, si aggiungeranno, causa la crescente povertà, molte altre migliaia di richieste da parte di nuclei familiari che vivono in condizioni gravose”.

Non 650mila persone, ma famiglie
Dunque Rossi, citando il dato di 650 mila ma riferendolo alle persone, pecca paradossalmente di ottimismo. Visto che il numero di 650 mila fa riferito alle famiglie che fanno richiesta (che possono essere costituite da un solo componente ma anche da due, tre e via dicendo) le persone potrebbero infatti essere di più.

Secondo uno studio di Nomisma per Federcasa del 2015, la tipologia più ricorrente sono persone sole o nuclei di due. Lo scostamento potrebbe quindi essere rilevante ma non macroscopico.

Numeri rischiano di aumentare per la crescente povertà
Il numero, poi, sempre in base a quanto dichiarato da Isacchini nel 2013, potrebbe anche essere andato aumentando negli anni successivi, a causa della crescente povertà.

Uno studio di marzo 2016, sempre di Nomisma per Federcasa, sostiene che “per oltre 1,7 milioni di famiglie che hanno un contratto di affitto (il 41,8% del totale), il canone supera il 30% del reddito familiare, correndo quindi il rischio di scivolare verso forme di morosità e di possibile marginalizzazione sociale. Si tratta perlopiù di cittadini italiani (circa il 65%)”. A fronte di 1,7 milioni di famiglie in difficoltà, poi, “l’edilizia residenziale pubblica risulta sufficiente per 700mila famiglie”.

Ci sarebbero dunque un milione di famiglie in difficoltà, a cui un alloggio popolare servirebbe, che invece non lo hanno. Di questo milione si può ipotizzare facciano parte le 650 mila famiglie in graduatoria, più altri che invece non hanno mai fatto richiesta di una casa popolare.

I finanziamenti
Sempre secondo quanto sosteneva l’Anci nel 2011, “Il fondo di sostegno all’affitto al momento della sua istituzione nel 2000 ammontava a circa 360 milioni di euro; mentre nel 2009 era pari a circa 143 milioni di euro, e nel 2010 è stato ulteriormente ridotto a circa 110 milioni. Nel 2011 il fondo si ridurrà addirittura a 33 milioni, fino ad arrivare a 14 milioni nel 2013”.

Tuttavia negli anni successivi sono intervenuti una serie di provvedimenti che hanno aumentato le risorse destinate all’emergenza abitativa.

In primo luogo il “Fondo nazionale per l’accesso alle abitazioni in locazione” (cioè il fondo di sostegno all’affitto di cui parla l’Anci), che prevede l’erogazione di contributi a favore di famiglie che hanno un canone di locazione registrato ma sono in difficoltà nel pagare l’affitto. Questo, cui erano previsti 20 milioni nel 2014 e 20 milioni nel 2015, è stato rifinanziato dal D.L. 31/08/2013, portando il totale a 50 milioni per ciascun anno.

Lo stesso D.L. ha poi istituito il nuovo “Fondo di garanzia a copertura del rischio di morosità di locatari altrimenti affidabili”, finanziandolo con 20 milioni per il 2014 e altri 20 per il 2015.

Successivamente, il D.L. 28 marzo 2014 n. 47 ha ulteriormente ampliato le risorse per questi fondi, stabilendo che il “Fondo nazionale per l’accesso alle abitazioni in locazione” venisse portato a 100 milioni totale per il 2014 e altri 100 milioni per il 2015. Anche la dotazione per il Fondo destinato agli inquilini morosi viene incrementata di 15,73 milioni di euro per l’anno 2014, di 12,73 milioni di euro per l’anno 2015, di 59,73 milioni di euro per l’anno 2016, di 36,03 milioni di euro per l’anno 2017, di 46,1 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018 e 2019 e di 9,5 milioni di euro per l’anno 2020.

Il Fondo nazionale per l’accesso alle abitazioni in locazione non è stato rifinanziato per il 2016 e gli anni seguenti, mentre rimangono gli stanziamenti per il fondo destinato agli inquilini morosi. Al momento dunque pare siano previsti in totale appena 60 milioni scarsi per il 2016, 36 per il 2017, 46 per il 2018 e 2019 e 9,5 per il 2020.

Fino al 2019 incluso siamo dunque al di sopra dei minimi raggiunti tra il 2011 e il 2013, ma ampiamente al di sotto di quanto stanziò lo Stato tra il 2000 e il 2011.

Nel complesso si può dire che Rossi abbia sostanzialmente ragione, specialmente alla luce del mancato rifinanziamento del fondo nazionale per l’accesso alle abitazioni in locazione.(AGI)

Comunità Italiana

A revista ComunitàItaliana é a mídia nascida em março de 1994 como ligação entre Itália e Brasil.