La compagnia petrolifera britannica si impegna inoltre a "pagare tutte le richieste di indennizzo legittime e verificabili per le perdite e i danni legati alla fuoriuscita del petrolio". Compresi danni ai beni e alle persone
LONDRA – La compagnia petrolifera British Petroleum (Bp) si impegna ufficialmente a pagare "tutti i costi necessari e adeguati per la ripulitura" delle zone contaminate dalla marea nera provocata dall'esplosione della piattaforma offshore "Deep Water Horizon", gestita dalla compagnia petrolifera britannica nel Golfo del Messico. La compagnia petrolifera si impegna inoltre a "pagare tutte le richieste di indennizzo legittime e oggettivamente verificabili per le perdite e i danni legati alla marea nera", facendo riferimento ai danni ai beni, alle persone e le perdite commerciali". Secondo la società di Auditing fitch ratings la spesa totale potrebbe raggiungere i due miliardi di dollari. L'annuncio ufficiale da Londra segue quello che il presidente americano Barack Obama ha fatto durante la sua visita in Louisiana.
"Permettetemi di essere chiaro – aveva detto Obama, arrivato per visitare le zone colpite -. La Bp è la responsabile di questa perdita e di questo gigantesco disastro ambientale. La Bp pagherà il conto. Credo che gli americani si rendano conto che siamo di fronte ad una catastrofe ecologica forse senza precedenti: le cose siano chiare, la Bp è responsabile di quanto accaduto. Come presidente, non risparmierò alcuno sforzo per affrontare questa crisi", aveva spiegato Obama.
La risposta del Ceo di Bp, Tony Hayward non si è fatta attendere. "Concordo con il presidente Obama, che la massima priorità ora è di fermare la fuoriuscita e limitarne i danni – ha detto Hayward -. Ribadisco il mio impegno con la Casa Bianca nel garantire che Bp farà tutto ciò che è possibile per fermare la perdita, ripulire le acque e proteggere le coste della costa del Golfo".
Nel frattempo il governo Usa ha proibito ogni tipo di attività di pesca per almeno 10 giorni nelle acque più colpite dal flusso di petrolio che continua a fuoriuscire dalla piattaforma affondata. Il divieto imposto dal National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) riguarda l'area compresa tra la foce del fiume Mississippi fino allo spazio di mare dinanzi a Pensacola Bay, al largo della Florida. Dalla Louisiana arriva un terzo della produzione nazionale di ostriche e l'industria ittica nel Golfo del Messico porta circa 2,4 miliardi di dollari alla regione. Il Golfo del Messico, essenziale punto di sosta per gli uccelli migratori, è anche vitale per la deposizione delle uova di peschi, gamberetti e granchi.
La NOAA, che ha prelevato campioni di acqua e frutti di mare, sta cercando di valutare l'impatto sulla salute dei prodotti eventualmente pescati. Barack Obama, che ha voluto visitare personalmente la zona del disastro, ha ammesso che la perdita di greggio nel Golfo del Messico è "potenzialmente un disastro ambientale senza precedenti". Al termine della sua visita a Venice, in Louisiana, dove vengono coordinati gli sforzi, il presidente Usa ha respinto le critiche di chi ha visto ritardi nella reazione dell'amministrazione. "Ci siamo preparati al peggio, anche se speriamo il meglio", ha detto, aggiungendo che il governo federale ha lanciato e coordinato fin dal primo giorno una serie di iniziative per rispondere alla crisi.
Sono oltre 2.500 le persone coinvolte nelle operazioni di emergenza per contenere e ripulire il petrolio disperso in particolare i lavori si stanno concentrando sulle coste di Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida. Il 29 aprile è stato aperto un quarto punto di comando a Mobile in Alabama. La compagnia petrolifera britannica BP spera di riuscire a installare oggi una valvola che chiuda una delle tre falle sotto la piattaforma affondata nel Golfo del Messico, per ridurre la fuoriuscita di greggio. Lo ha spiegato al New York Times il coordinatore degli interventi per conto della compagnia, Bob Fryar.
Nei prossimi giorni la BP conta di calare sopra le altre due perdite due cupole di cemento con un una tubazione in cima, per pompare in superficie il greggio che esce. Secondo la compagnia britannica la fuoriuscita di petrolio non potrà venire arginata prima di una settimana. Si tratta in effetti dello scenario più ottimistico, dato che si basa su una tecnica di recupero del greggio – una 'cupola' per contenere il petrolio in superficie e pomparlo – utilizzata fino ad ora in acque basse e mai su un pozzo situato ad oltre 1.500 metri di profondità. Se non dovesse funzionare, occorrerà scavare un secondo pozzo che tagli fuori il primo, operazione che potrebbe durare dei mesi.
Fonte: www.repubblica.it