Il vertice si è tenuto a palazzo Grazioli ed è terminato alla due di notte. Respinta al mittente l'offerta del presidente della Camera. Pronto il documento contro i dissidenti: "Non ci sono più le condizioni per stare assieme". Oggi l'ufficio di presidenza dovrebbe ufficializzare l'espulsione. In 20 da Bocchino firmano il modulo per l'adesione a nuovo gruppo. Schifani polemico: legalità non è esclusiva di nessuno
ROMA – "L'offerta di tregua di Gianfranco Fini 1è arrivata troppo tardi, fuori tempo massimo". Così, nel vertice di palazzo Grazioli, finito alle due di notte e durato oltre quattro ore, Silvio Berlusconi e gli altri partecipanti alla riunione (compreso Giuliano Ferrara), non hanno fatto che ribadire la posizione già assunta al mattino e messa nero su bianco stanotte in un duro documento di censura politica nei confronti del cofondatore del Pdl considerato ormai da tempo lontano dalla linea del partito.
Il documento verrà discusso oggi dall'ufficio di presidenza che si terrà intorno alle 19. Ma quello che sembra chiaro è che Fini ed i finiani Italo Bocchino, Carmelo Briguglio e Fabio Granata vengono ormai considerati fuori dal Pdl. E, stando alle indiscrezioni, 20 deputati vicini al presidente della Camera avrebbero già firmato la richiesta di costituzione di un nuovo gruppo parlamentare. Richiesta che verrebbe depositata nel momento in cui dovesse scattare il provvedimento di espulsione o di sospensione.
Secondo quanto si apprende da fonti parlamentari gli aderenti sarebbero: Bocchino, Briguglio, Granata, Raisi, Barbareschi, Proietti, Divella, Buonfiglio, Barbaro, Siliquini, Perina, Angela Napoli, Bellotti, Di Biagio, Lo Presti, Scalia, Conte, Della Vedova, Urso e Tremaglia. Si appresterebbero a firmare anche Esti, Bongiorno, Paglia, Lamorte, Rubens, Menia, Angeli, Ronchi, Moffa, Cosenza, Patarino.
Dopo il voto sulla manovra economica il presidente delal Camera ha intanto riunito a Montecitorio i parlamentari vicini alla sua linea politica.
La Russa e la "perturbazione". "Che succederà oggi? Guardate le previsioni del tempo. Si annuncia una perturbazione…" dice Ignazio La Russa. ''Quello che non è consentito fare è una opposizione, non solo all'interno del partito, ma anche al governo dove ci sono molti amici" rincara Altero Matteoli. "Spero sempre che ci sia un miracolo nelle prossime ore" commenta il sindaco di Roma Gianni Alemanno.
Una delle prove manifeste dello stato di tensione tra il Cavaliere e Fini è stato il reciproco ignorarsi di questa mattina alla Camera. Tra il premier, presente sui banchi del governo, e il presidente della assemblea, neanche un saluto e nemmeno uno sguardo.
Ieri Berlusconi aveva minimizzato i rischi della cacciata dei finiani: "Se ci sara' una divaricazione, i numeri sono abbondanti e non c'e' alcuna possibilità di cambiamenti di governo o di maggioranza''. Contemporaneamente Fini, in un'intervista al Foglio chiedeva di "resettare tutto senza risentimenti''. Un appello che Berlusconi non ha accolto 2. Il premier, infatti, si dice convinto della necessità di una svolta nella vita del partito perché ''la gente è stanca di questo teatrino''.
A dare la sensazione che si è alla vigilia di un passaggio importanza nella vita della maggioranza e del Pdl sono anche le dichiarazioni fatte da Umberto Bossi nel Transatlantico di Montecitorio: ''Berlusconi e Fini? Ognuno andrà per la sua strada''.
Schifani polemico con Fini. Sul tema della legalità – con inevitabile e implicito riferimento alle vicende interne del Pdl – interviene anche Renato Schifani. Il presidente del Senato parla di indagini che "non devono essere assimilate a condanne politiche", di "processi mediatici" e di una legalità che "non deve essere esclusiva di nessuno". Più esplicitamente, su Fini, Schifani dice che quando la contrapposizione è interna ad una coalizione si registra "lo stupore, l'amarezza e lo smarrimento" di quegli elettori che l'hanno votata. Poi, dalla seconda carica dello Stato, arriva un invito ad abbassare i toni: "Scontro istituzionale è pericoloso".
Bersani: "Pronti a tutto". "Siamo oltre le colonne d'Ercole del berlusconismo, in acque sconosciute" ribadisce, come aveva fatto ieri in Aula, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani – Questi scontri dimostrano che la maggioranza ha perso la presa sui problemi del Paese. Quindi invito a riflettere sulla necessità di aprire una fase nuova". "A questo punto – dice riferendosi al braccio di ferro tra Berlusconi e Fini – o fanno un ragionamento su una nuova fase di transizione, o scelgono di galleggiare, o strappano e non si sa dove si va. Mi auguro riflettano". Elezioni anticipate? "Non e' un cosa nelle nostre disponibilità o nelle nostre intenzioni".
Fonte: www.repubblica.it