«MOMENTI INCRESCIOSI» - «Incontrarsi serve comunque e sempre», premette Tarquinio lodando la «nuova stagione» e la «riconciliazione» tra Roma e Tripoli. Però – sottolinea il giornale della Cei – non si possono sottacere «aspetti sostanziali e circostanze volutamente folkloristiche» della visita così come «momenti incresciosi e urtanti» quali l'incontro per «una sessione di propaganda islamica (a sfondo addirittura europeo) tra il leader libico e hostess appositamente reclutate».
L'ITALIA E GLI ALTRI – Avvenire si chiede quindi come Gheddafi – nella «tollerante e pluralista Italia» dalle «profonde e vive radici cristiane» e al tempo stesso capace di «una positiva laicità» – abbia potuto «fare deliberato spettacolo di proselitismo (anche grazie a un Tg pubblico incredibilmente servizievole…). Non sapremmo dire in quanti altri paesi tutto questo avrebbe avuto luogo o, in ogni caso,avrebbe avuto spropositata (e stolida) eco». «Probabilmente è stato un boomerang – conclude l'editoriale -una dimostrazione di quanto possano confondersi persino in certo islam giudicato non (più) estremista piano politico e piano religioso».
«NON STIAMO A GUARDARE» – L'editoriale di Avvenire non è il solo segnale di malumore degli ambienti cattolici. Sulla prima pagina della Stampa è pubblicato un intervento di Maurizio Lupi e Mario Mauro, due dei più influenti esponenti del mondo cattolico interno al Pdl (deputato il primo, europarlamentare il secondo), che sotto il titolo «Basta offrire il palcoscenico al dittatore» si richiamano a Cesare Augusto per dire che «lo spettacolo è finito» e per ammonire sui rischi del verbo gheddafiano sull'islamizzazione dell'Europa, lasciate correre come semplice folklore: «Le frasi di Gheddafi – scrivono – sono pericolose proprio per il fatto che non ne avvertiamo la gravità».
IL COLONNELLO LASCIA ROMA – Intanto Gheddafi a conclusione della visita di Stato ha lasciato Roma per ritornare a Tripoli.
Fonte: www.corriere.it