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Gerontocrazia

15 de setembro de 2010 - Por Comunità Italiana

Tirannia da pannolone: in Italia più forte che altrove

“Chi vuole esser lieto, sia, del doman non v’è certezza” dice il ritornello della poesia di Lorenzo il Magnifico. E’ purtroppo maledettamente vero, ma si può cercare di ammorbidire il tragico impatto di questa legge universale. La vita si è allungata: oggi si muore mediamente a 80 anni. Chi sopravvive all’età della pensione,diciamo ai 65 anni, invece di lasciare spazio ai giovani si difende come può. Cerca cioè di mantenere il potere, la seggiola, lo stipendio, le prebende, ecc., e darsi quindi un poco della certezza che il Magnifico non gli vuol dare, anche se la prontezza, i riflessi, la lucidità di raziocinio, la decisione non sono glistessi di quando viveva i suoi 40/50 anni. Con gli anni aumenta l’esperienza, cioè l’insegnamento impartito dalle fesserie fatte, e quindi la prudenza, la ponderazione, l’esitazione, la lentezza di pensiero e di azione. E anche la presunzione, perché nessuno ammetterà di stare perdendo la viva cità del suocervello, quando per altre partidel corpo la realtà, evidente quanto spietata, può essere in parte nascosta. Quindi ci si difende, e in Italia sembra chechi entra nella terza (o quarta) età sia capace di difendersi più che altrove. Si parla apertamente di gerontocrazia, cioèdel governo dei vecchietti, come uno dei motivi per cui l’Italia non corre quanto i concorrenti. Ovvio che non sia sempre cosí: chi appartiene a categorie indifese tira la cinghia ma, come dicevo, molte sono le categorie capaci di costruire barriere efficacissime al più o meno meritato riposo dei suoi membri pensionabili. E’ recentissima la legge sulla riforma dell’Università,che stabilisce che i professori vadano in pensione a 70anni. Fino ad ora il cattedratico restava inchiodato alla sedia fino a quando Parkinson glielo permetteva e, naturalmente,facilitava l’accesso alle cattedre alla sua corte fatta di figli,parenti, amici degli amici, ecc.anche quando emeriti coglioni. Con la nuova legge, l’uscita discena anticipata e l’introduzione di principi di meritocrazia nella valutazione delle carriere dovrebbe attenuare queste abitudinine faste. Lo stesso principio vale per i medici primari degli ospedali, i “baroni”: vere e proprie dinastie familiari fanno carriera negli ospedali e non importa quanto siano asini. Cosí il giovane brillante senza baroni se ne va all’estero. Il sistema si difende: la TV di stato conferma i contratti delle sue vetuste colonne,come Baudo, al quale va riconosciuta la professionalità o Costanzo che, quando presenta, bofonchia, dorme e fa dormire. Alla guida di molte grandi organizzazioni ci sono vecchietti: Geronzi, grande capo delle Generali, cioè del più importante gruppo finanziario italiano, ha 75 anni. Il presidente Napolitano ha 85 anni, certamente ben portati ma, a quell’età, i verbi innovare e osare non si declinano più. Berlusconi ne ha 74, è ben vivo, ma gli anni l’hanno fatto diventare prudente, altrimenti avrebbe preso Fini a calci da molto tempo. I politici italiani non sono molto più vecchi dei colleghi di altri paesi; il loro problema non è l’età media,ma la logorrea. Producono chiacchiere inutili e dannose, a fiumi. Tuttavia è curioso vedere come il passato governo Prodi dipendeva, e forse anche il governo Berlusconi nel prossimo autunno dipenderà, dai voti dei senatori a vita, età media 90 anni. La nostra Magna Chartanon è vecchia, ha 62 anni, ma accusa il logorio del tempo. Esprime la volontà di quegli anni di dare all’Italia le garanzie che la dittatura fascista aveva abolito; oggi la democrazia è ben salda e alcune parti della Costituzione dovrebbero essere aggiornate per dare ai governi, non importa di quale colore, la possibilità di governare con efficenza. Ma gli italiani sono conservatori sempre e comunque, quindi la Costituzione non si tocca, e chi la vuole toccare cerca il golpe. Noi, italiani nel mondo, siamo i campioni del conservatorismo. Ed è comprensibile: noi emigrati amiamo l’Italia che abbiamo lasciato e vorremmo che non fosse cambiata. Ci “stringiamo a coorte” e tessiamo legami con la terra patria: centinaia di enti e associazioni. Ne scorrevo le varie liste tra le pieghe del web: associazioni e enti regionali, culturali, commerciali, d’arma, ecc. Ho notato che tra i loro rappresentanti, presidenti e consiglieri pochi sono quelli di mezza età: la gerontocrazia è imperante. L’attenuante purtroppo vera: i giovani hanno altri interessi e il canto della sirena italica giunge affievolito. Per dirla in forma rude ma effi cace: se ne fregano. Ma i capi, quelli che sono al vertice, fanno ben poco per favorire il ricambio generazionale. L’importante è conservare la sedia, spesso solo uno sgabello, il viaggetto gratis ed essere chiamati presidenti.

Comunità Italiana

A revista ComunitàItaliana é a mídia nascida em março de 1994 como ligação entre Itália e Brasil.