Il taglio in Finanziaria da 400 a 100 milioni. Il pdl Lupi: ad aprile fondi ripristinati, lo ha assicurato Tremonti
MILANO – «Siamo sconcertati. Questo taglio al 5 per mille – addirittura del 75% – è un colpo basso. Come organizzazioni del volontariato ci eravamo abituati a pensare che non svolgiamo una funzione caritativa ma siamo parte integrante e significativa del welfare nazionale. Secondo il principio della sussidiarietà. Solo parole». Firmato Giorgio Tojsi, segretario generale Vidas, associazione che si occupa di assistenza ai malati terminali. Sono pacati questi volontari. Nelle loro lettere e nei fax scrivono «sconcerto», ma il loro sguardo tradisce rabbia e delusione. Perché i tagli previsti in Finanziaria sono letti anche come un ripensamento rispetto al ruolo del non profit nel welfare nazionale.
{mosimage}Dal 2007 a oggi lo Stato ha destinato 400 milioni l'anno al 5 per mille. Per il 2011 in Finanziaria ci sono soltanto 100 milioni. Ma questo è solo l'ultimo schiaffo per il non profit. Da marzo sono state cancellate le agevolazioni sulle tariffe postali e così oggi inviare bollettini e comunicazioni ai sostenitori costa il 340% in più. Poi c'è il taglio al fondo nazionale per le politiche sociali: 435 milioni nel 2010, 35 nel 2011. «Sono questi i fondi che, una volta trasferiti alle Regioni e poi ai Comuni, servono ai municipi per finanziare le politiche sociali che nei fatti vengono portate avanti da associazioni di volontariato, onlus, cooperative sociali», fa il punto Marco Granelli, presidente di CSVnet, coordinamento nazionale dei centri di servizio per il volontariato.
Ieri le associazioni si sono mobilitate. A organizzare la protesta, insieme con CSVnet, il Forum del terzo settore e Consulta del volontariato. «Sui nostri siti le organizzazioni trovano un fax da inviare a presidente della Repubblica, presidente del Consiglio, presidenti di Camera e Senato», fa il punto Granelli. Ieri sera il taglio al 5 per mille è stato approvato dalla Camera nonostante un appello inviato al Parlamento da numerose associazioni, tra cui Emergency, Libera, Gruppo Abele, Greenpeace, Coordinamento Italiano Network internazionali, Medici senza Frontiere, Amnesty International, Telethon, Unicef, Save The Children.
A presiedere l'aula l'onorevole Maurizio Lupi, Pdl, da sempre vicino al mondo delle associazioni. «Non posso che fidarmi del ministro dell'Economia – dice Lupi -. Giulio Tremonti ha assicurato che il prossimo aprile i fondi del 5 per mille saranno riportati a 400 milioni. O forse addirittura già durante l'esame al Senato. Domani il governo sarà impegnato da un ordine del giorno».
Ma al mondo del non profit le rassicurazioni non bastano. I tagli ci sono per quasi tutti i capitoli di spesa, perché non dovrebbero toccare il non profit? «Per noi questo è un tradimento. A introdurre il 5 per mille fu lo stesso Tremonti», attacca Andrea Olivero, presidente del Forum del terzo settore. «La riduzione delle risorse ci dice anche che la sussidiarietà non è l'architrave del nostro welfare, ma solo un lusso che oggi non possiamo più permetterci», continua Olivero.
Il mondo del non profit in questi anni ha già fatto i conti con la crisi. «Sono venuti meno i contributi delle imprese e anche le donazioni dei privati sono diminuite – fa il punto Olivero -. Nonostante ciò l'occupazione finora ha tenuto. Il mondo del non profit vive grazie ai volontari, ma dà anche lavoro a molti giovani».
Preoccupate per gli effetti sull'occupazione anche le cooperative sociali che in Italia impiegano circa 400 mila persone. «Più che il taglio al 5 per mille per noi risulta pesante la decurtazione dei fondi per le politiche sociali – valuta Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà -. I contraccolpi sull'occupazione saranno inevitabili, soprattutto dal 2012. Non vorrei che a fronte di qualche risparmio sulle politiche sociali ci fossero maggiori spese per la cassa integrazione».
Fonte: www.corriere.it