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Home > Il paese del bunga bunga

Il paese del bunga bunga

16 de fevereiro de 2011 - Por Comunità Italiana

Quando e perché la vita privata di Berlusconi si è trasformata in un “caso di Stato”

Ho provato più volte, in questi giorni, a immaginare cosa sarebbe successo in Brasile se il Presidente Lula avesse avuto nel corso del suo mandato comportamenti simili a quelli (ormai mondialmente conosciuti) del capo del governo italiano, Berluscon.

Come avrebbero reagito, per esempio, l’opinione pubblica brasiliana se Lula – dopo una intensa giornata di impegni istituzionali in Italia – avesse organizzato presso l’hotel dove era ospitato un festino a luci rosse con tanto di danzatrici del ventre e streap-tease; o, ancora, cosa avrebbe scritto la stampa brasiliana se il loro Presidente fosse intervenuto presso la polizia di San Paolo per fare liberare una prostituta minorenne con la motivazione che si tratterebbe della “nipote di Obama o di Chavez”. L’ipotetico paragone potrebbe continuare con fatti o episodi ancora più imbarazzanti: proviamo ad immaginare una lunga sequenza di “feste private” organizzate presso la ‘Granja do Torto’ alla presenza di decine di donne seminude lautamente compensate per la propria presenza…

Questo parallelismo mi aiuta ad esprimere un concetto importante; anzi, un principio, sancito dall’articolo 54 della Costituzione italiana: chi ricopre incarichi pubblici è tenuto ad adempiere al proprio dovere con “disciplina ed onore”. Non si tratta di interferire in maniera impropria e non dovuta sulla vita privata, sacra ed inviolabile, di qualunque cittadino (politici compresi), ma di esigere da chi ha responsabilità pubbliche e soprattutto di governo comportamenti e azioni consone al proprio mandato.

Da alcuni anni il confi ne tra la vita privata e quella pubblica di Silvio Berlusconi è diventato pericolosamente labile e melmoso, e questo non per la pruderie di alcuni giornali scandalistici o per l’ossessione di alcuni magistrati; sono gli evidenti e ripetuti eccessi del Presidente del Consiglio italiano a contribuire a questa situazione imbarazzante, che negli ultimi mesi ha riportato sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo l’immagine stereotipata di un Paese poco serio e ormai abituato (forse rassegnato) ad essere governato da un personaggio sempre più folcloristico e grottesco.

“Il vostro capo del governo – mi ha recentemente detto un autorevole politico straniero – dà l’impressione di trascorrere le giornate difendendosi dai processi e le nottate in interminabili feste private; sarebbe interessante sapere – concludeva – quando trova (se lo trova) il tempo per governare!”

Sono convinto, tornando al parallelismo delle prime righe, che non solo in Brasile ma in qualsiasi altro Paese democratico una situazione del genere sarebbe sfociata nelle dimissioni del Primo Ministro, e questo non solo in ragione dei possibili reati connessi con tali fatti ma del generale e insopportabile discredito al quale le istituzioni sarebbero state pericolosamente esposte.

Altri due elementi aggravano il quadro appena descritto: il primo attiene alla sicurezza nazionale del Paese. Il capo del governo infatti non è un cittadino e nemmeno un politico comune; la sua residenza, per esempio, va protetta e tutelata da possibili attacchi o intrusioni esterne. Le vicende alle quali facciamo riferimento, al contrario, hanno dimostrato l’estrema vulnerabilità di tali abitazioni, esposte continuamente alla frequentazioni di personaggi equivoci e potenzialmente pericolosi. L’altro fattore è relativo all’immagine ed alla credibilità internazionale dell’Italia. Nel mondo globalizzato si tratta di caratteristiche determinanti al successo o alla debolezza del ‘Sistema Paese’ nel mondo, come sanno bene i nostri diplomatici, ultimamente occupati più a spiegare quanto succede nelle dimore private di Berlusconi che a promuovere il ‘made in Italy’.

Disciplina, Onore, Sicurezza, Credibilità: probabilmente per qualcuno si tratta ormai di parole e termini obsoleti, lontani dal lessico della politica italiana degli ultimi anni. Se così fosse ammetto allora di essere un “politico all’antica”, addirittura un nostalgico di quella che abbiamo ribattezzato come la “Prima Repubblica”, quella dove il rispetto per la bandiera e l’onore erano ancora valori forti e condivisi da tutti, indipendente dal fatto di trovarsi alla maggioranza o all’opposizione.

Comunità Italiana

A revista ComunitàItaliana é a mídia nascida em março de 1994 como ligação entre Itália e Brasil.