Impressionante cambiamento dell'ex dg Carlo Antonio Chiriaco: è arrivato al processo con una stampella
PAVIA – Otto mesi di carcere e un collasso hanno trasformato Carlo Antonio Chiriaco, «il fondatore della 'ndrangheta a Pavia», nell'ombra di se stesso. Magrissimo, barba folta, occhi scavati, avanza con passo incerto, sorretto dalle guardie e appoggiandosi a una stampella. Indossa una felpa nera e in mano ha un sacchetto con dentro un pacco di documenti. «Voglio difendermi, sarò in aula», aveva detto. Ed eccolo qua, mentre scende dal furgone blu della polizia penitenziaria arrivato da Torino, premurosamente «accolto» da moglie e figlia. Palazzo di giustizia, ore 10, va in scena la seconda udienza (un po' surreale) in cui l'ex direttore sanitario della Asl e l'ex assessore comunale al commercio, Pietro Trivi, devono rispondere di corruzione elettorale. Si parte con schermaglie procedurali. É il giorno dell'audizione di Mimmo Galeppi, il sindacalista che ha ricevuto duemila euro da Chiriaco destinati – secondo l'accusa – a comprare 150 voti a favore di Trivi, candidato alle comunali nel 2009. Ed è anche il giorno delle intercettazioni che si dovrebbero ascoltare in aula. Le difese dei due imputati si scontrano: quella di Chiriaco (Mazza e D'Ascola) vorrebbe che prima fossero trascritte le conversazioni, il legale di Trivi (Pellicciotta) invece preme con decisione sull'acceleratore, vuole che siano ascoltate subito. E così sarà. Ma prima entra in aula il teste Galeppi e il pm Alessandra Dolci parte con le domande. Il sindacalista, ex infermiere del San Matteo, risponde spesso anticipando il magistrato. Dice che Chiriaco gli aveva chiesto di sostenere Trivi nella campagna elettorale e ricorda di avere ricevuto i duemila euro da Trivi e Chiriaco un mese prima delle elezioni, soldi in pezzi da 50 consegnatigli in una busta davanti al San Matteo. «Come li ha spesi quei soldi?», chiede il pm. «In pizza e benzina per andare in giro a distribuire volantini e santini. Ma non li ho spesi tutti, ne ho tenuta una parte, non ricordo quanti». «Insomma, ci ha fatto la cresta?», chiederà poi il pm. Galeppi annuisce.
Si parte con l'ascolto di un'intercettazione ambientale, tra Chiriaco e Dante Labate, consigliere comunale Pdl eletto grazie all'appoggio del boss Pino Neri. L'audio è pessimo, si sentono solo spezzoni di frasi. Poi il pm fa altre domande a Galeppi che nega di aver ricevuto denaro da altri per sostenere altre candidature, nega anche di aver garantito voti a Trivi in cambio dei duemila euro. Poi parla di un pranzo elettorale in cui portò i delegati del San Matteo: «Tutta gente di centrodestra – spiega – che avrebbe potuto votare per Trivi. Lui espose il suo programma e io depositai sui tavoli i santini. Ma non ho chiesto voti a nessuno e non pagai io il conto». Si ascolta un'altra conversazione, tra Chiriaco e Galeppi, del 12 maggio 2009 in cui l'ex direttore della Asl dice che bisogna organizzare un paio di cene. «Ma il contentino c'è?», chiede Galeppi. Quando partono le domande su questa frase l'avvocato Mazza si oppone. «Non si capisce nulla, io "contentino" non l'ho sentito», dice, e ribadisce l'opposizione ad ascoltare altre intercettazioni. Ma il giudice fa riascoltare la registrazione e quel punto sul «contentino» è proprio chiaro. «Lei ha chiesto soldi?», chiede il pm. «Io ho chiesto solo che fossero pagate pizza e benzina per i ragazzi che dovevano distribuire i santini. Ma poi ho tenuto tutto per me». «Quindi era questo il contentino?» «Non so, può darsi…», risponde il teste.
Chiriaco ascolta tutto in silenzio, inforcando i suoi occhialini con montatura rossa. In una pausa dell'udienza fa per alzarsi ma barcolla e rischia di cadere. Tra il pubblico, oltre a moglie e figlia, ci sono suoi amici calabresi che non lo hanno abbandonato. Alcuni si infervorano con i giornalisti: «Guardate come hanno ridotto un uomo per questa storia di duemila euro! Tutti i candidati offrono cene elettorali, allora perché non sono tutti in galera?» In realtà l'accusa più pesante per Chiriaco è quella di concorso esterno in associazione mafiosa per la quale sarà giudicato insieme con molti altri a Milano, tra un mese. Qui si riprende il primo giugno, quando (forse) saranno pronte le trascrizioni delle intercettazioni chieste dalla difesa.
Fonte: www.corriere.it