Papa Giovanni Paolo II è stato beatificato, presto sarà santo; una santità vissuta e testimoniata in vita
Roma è tornata ad essere il centro del mondo per alcuni giorni, grazie alla commovente beatificazione di Papa Giovanni Paolo II; una cerimonia religiosa indimenticabile per la sua carica di energia spirituale che ha confermato con la sacralità liturgica e la solennità dei riti della Chiesa Cattolica un sentimento ormai diffuso e radicato in ogni angolo della terra: questo Papa era già santo in vita! Ero anche io a Piazza San Pietro il primo maggio, per rendere omaggio nel ricordo e nella preghiera ad un personaggio che tanta importanza ha avuto per la mia traiettoria di vita, oltre che per quella di tutta l’umanità.
Ho avuto la fortuna, anzi il grande dono, di incontrare personalmente Giovanni Paolo II in diverse occasioni; momenti unici ed irripetibili, dove ho potuto sentire sulla mia pelle il magnetismo carismatico e la profonda spiritualità di quest’uomo santo. Nella prima metà degli anni ottanta ero infatti un giovanissimo dirigente dell’Azione Cattolica Italiana, e in questa veste ho vissuto da un osservatorio privilegiato i primi anni di un pontificato che avrebbe segnato per sempre la storia della Chiesa e di milioni di persone in tutto il mondo.
Non tutti compresero appieno in quei primi anni il carattere profetico e il messaggio innovatore che avrebbero caratterizzato in maniera indelebile i lunghi anni del papato di Giovanni Paolo II.
Quel Papa polacco rompeva di fatto un equilibrio che per secoli aveva visto lo storico ‘predominio’ degli “italiani” nella curia e nella cattedra più alta del Vaticano; è vero che Wojtyla succedeva a pontefici del calibro di Roncalli, Montini e Luciani, grandi figure che avevano avuto il coraggio di avviare e poi vivere la grande stagione del “Concilio Vaticano II”, vera e propria rivoluzione nel magistero e nella pastorale della Chiesa che sceglieva il popolo di Dio come suo primo riferimento, mettendo in secondo piano le incrostazioni burocratiche e gli apparati liturgici che avevano approfondito il solco tra Vaticano e comunità cattolica. È altrettanto vero che il “Papa straniero” avrebbe segnato una svolta nella storia della Chiesa in tanti campi, sorprendendo anche i più attenti e acuti osservatori e studiosi delle questioni vaticane. Una prima grande discontinuità fu il rapporto con la politica italiana: una relazione matura e caratterizzata da una chiara distinzione di ruoli e di ambiti, con una responsabilizzazione maggiore della Conferenza Episcopale Italiana da un lato e del laicato cattolico dall’altro.
Ma è sicuramente nella dimensione internazionale e quindi universale (cioè cattolica) del magistero di Giovanni Paolo II che assisteremo al vero grande miracolo di quest’uomo venuto dall’Est.
La caduta del Muro di Berlino e di tutti i muri che per anni avevano interposto una cortina impenetrabile tra est ed ovest, tra capitalismo e comunismo, tra filo-americani e filo-sovietici, ha avuto sicuramente in questo Papa e nella sua coraggiosa predicazione un protagonista inaspettato e indiscusso.
Al grido di “Non abbiate paura!” e “Aprite le porte a Cristo!” Giovanni Paolo II ha dato al mondo un messaggio semplice e profetico in grado di scardinare per sempre certezze e realtà che fino allora apparivano solide e inamovibili. Questo messaggio è stato al centro delle centinaia di viaggi che hanno fatto sì che in ogni angolo del pianeta milioni di uomini conoscessero, amassero e si ri-conoscessero in quest’uomo dalle parole chiare e dalla testimonianza cristallina.
La santità di Giovanni Paolo II, che abbiamo celebrato il primo maggio a Roma con la cerimonia della sua beatificazione, si deve proprio all’universalità del suo pontificato: il Papa “polacco” è stato forse, nella percezione comune, il primo pontefice dell’umanità intera, degli italiani e dei polacchi, dei brasiliani e dei messicani, dei filippini e dei sudanesi… A tutti loro il Papa che veniva dall’Est ha rivolto un appello attuale ancora oggi: “Non abbiate paura di ciò che voi stessi avete creato, non abbiate paura nemmeno di tutto ciò che l’uomo ha prodotto e che sta diventando ogni giorno di più un pericolo per lui! Infine, non abbiate paura di voi stessi!”
A queste parole pensavo domenica primo maggio, ritornando con la mente a quando mio papà si spegneva in una stanza al quinto piano del Policlinico “Agostino Gemelli”: “Lo sai chi c’è nell’altro corridoio?” – mi diceva – “il Papa, anche lui se ne sta andando…”. Infatti: morì tre giorni dopo; era il 2 aprile del 2005.