La denuncia del sindaco di Val di Zoldo: “I mediatori chiedono fino a 30mila reais e i politici spingono per estendere la cittadinanza in modo da accrescere il proprio bacino elettorale”
Negli ultimi anni, sull’asse Brasile-Italia, è fiorito un vero e proprio mercato attorno alle richieste di cittadinanza. A chiederle e ad ottenerle, con l’aiuto di mediatori, sono cittadini brasiliani con ascendenti più o meno lontani — e talvolta soltanto presunti — nel Belpaese. Il sindaco di Val di Zoldo, un piccolo comune veneto in provincia di Belluno, spiega che, in base alle informazioni in suo possesso, “ci sono agenzie e associazioni gestite da intermediari italo-brasiliani che chiedono fino a 30 mila reais per ottenere la cittadinanza italiana senza passare tramite il consolato”. Ma non è tutto, perchè il sindaco De Pellegrin, in un’intervista esclusiva a ComunitàItaliana, fa riferimento anche al ruolo giocato da alcuni esponenti politici in Brasile.
— A me risulta che molti parlamentari candidati nelle circoscrizioni estere spingano affinché i cittadini di origine italiana acquisiscano il diritto di votare, naturalmente per loro. C’è la volontà di concedere la cittadinanza e di estendere le iscrizioni all’Aire, in modo che chi si candida nelle circoscrizioni estere possa avere un bacino elettorale maggiore — dice De Pellegrin.
Val di Zoldo, il paesino amministrato dal sindaco De Pellegrin, conta appena 3.200 abitanti, ai quali si aggiungono 1.600 iscritti all’Aire, oltre 600 dei quali sono brasiliani. La concessione della cittadinanza è resa possibile da un provvedimento del ministero degli Interni risalente al 2007 e riguardante il cosiddetto iure sanguinis. La circolare apre una sorta di canale preferenziale per gli immigrati extracomunitari di discendenza italiana, i quali possono ottenere la cittadinanza originaria presentandosi in un comune ed esibendo carte che attestino i loro legami di parentela. In sostanza basta arrivare in Italia con un visto turistico e chiedere la residenza negli uffici di un comune, per ottenere la regolarizzazione come cittadini italiani.
Le forze dell’ordine, in diverse località dello Stivale, hanno scoperto traffici illeciti, appurando che le richieste di cittadinanza avanzate da cittadini italiani, tramite intermediari, si basavano su documenti falsificati. Sono scattati arresti e denunce, ad esempio, in provincia di Lodi, a Parma e a Napoli. Il sindaco di Val di Zoldo ha segnalato quanto sta avvenendo nel suo comune a questura, prefettura e guardia di finanza, ma le indagini sono ancora in corso. Nel frattempo continuano ad arrivare richieste.
— Negli ultimi tempi ho ricevuto altre 20 richieste di cittadinanza e quasi una richiesta al giorno di documentazione attestante l’origine dell’avo in Val di Zoldo. Ciò che ha destato la mia attenzione non è tanto il numero, ma la modalità con la quale si sta verificando questo fenomeno, con persone che svolgono attività di intermediazione a nome di non si sa bene quali imprese o associazioni e che presentano ai nostri uffici anagrafici gruppi di cittadini brasiliani per il riconoscimento della cittadinanza. Da noi arrivano persone che non hanno nulla a che vedere con gli abitanti della Val di Zoldo, che non hanno i nostri cognomi, non sono discendenti di zoldani e hanno origini nelle più svariate zone d’Italia. Gli intermediari ci hanno detto di essere intenzionati ad iscrivere nel nostro Comune altri 400 brasiliani entro la fine del 2018 e nello stesso arco di tempo verrebbero presentate fino a 4.000 nuove richieste in altri comuni della provincia di Belluno e fino a 300 mila richieste su scala nazionale — riferisce il sindaco.
Il sindaco: “solo il 5% è mosso da amore per l’Italia”
Naturalmente nessuno dei richiedenti resta a vivere in Val di Zoldo.
— Nei bar del paese ci si ride sopra e ci si chiede dove siano tutti questi brasiliani che nessuno ha mai visto in giro. Queste persone non chiedono la cittadinanza per restare in Italia, anzi proprio non glie ne importa nulla dell’Italia e solo il 5% forse è mosso da amore per la madrepatria. Tutti gli altri lo fanno per altre motivazioni, pur legittime, ammissibili e rispettabili, che comunque non sta a me giudicare — rimarca il primo cittadino.
Lui tiene a rimarcare che non è assolutamente una questione di razzismo.
— Abbiamo da 20 anni un gemellaggio con la comunità brasiliana di Sideropolis, nello Stato di Santa Catarina, abbiamo persone che in quel luogo parlano il dialetto zoldano e il nostro è un paese che si spopola. Senza flusso migratorio siamo morti, dunque se viene qualcuno da noi e ci aiuta ad andare avanti, che siano brasiliani o messicani o argentini di origine italiana, per noi va benissimo.
L’insofferenza di De Pellegrin è invece innanzitutto di ordine morale.
—Vogliamo capire perchè il povero diavolo che sta in Brasile deve andare al consolato, dove i tempi sono molto più lunghi e dove riceve un trattamento diverso rispetto a coloro che hanno la possibilità di spendere 30 mila reais per godere di un canale preferenziale. E’ inaccettabile che ci sia un mercimonio della cittadinanza, con gente che specula sulle necessità di persone che devono lasciare il Brasile o che magari cercano lavoro senza poter attendere i 10 anni impiegati dal consolato per rilasciare la cittadinanza.
Lo sfogo del primo cittadino di Val di Zoldo ha però a che fare anche con i problemi pratici arrecati al suo comune.
— Come sindaco ho il dovere politico e morale di non far diventare il mio comune l’ente che deve gestire mille pratiche l’anno di iscrizioni Aire, altrimenti il mio comune muore. Se io ho 3.200 residenti effettivi e 1.600 cittadini Aire, di qui a due anni avrò più cittadini Aire che residenti e dunque il mio comune diventerà ingovernabile — sottolinea De Pellegrin.
Senza contare la paralisi negli uffici del piccolo paesino.
— Noi siamo costretti ad occupare il 40% del nostro tempo a gestire le pratiche Aire e non abbiamo, come la vicina città di Belluno, un impiegato che si occupa solo di questo. Qualcuno deve gestire per noi questa faccenda, altrimenti rischio di trovarmi costretto a mettere un cartello con la scritta chiuso per overbooking.
Italo-brasiliani indignati
Molti cittadini brasiliani, che hanno ottenuto regolarmente la cittadinanza italiana e che sono rimasti a vivere in Italia, sono indignati. Francesco Palombi è segretario dell’associazione Veneto-Brasile, che racchiude in larga parte cittadini brasiliani residenti nella regione e che si occupa di avvicinare Italia e Brasile sul piano culturale.
— Noi teniamo molto all’instaurarsi di un legame forte tra Italia e Brasile, frutto sia dell’emigrazione italiana in Brasile che di quella brasiliana in Italia – commenta Palombi — e ci dispiace sapere che ci sono delle persone che sono interessate unicamente al passaporto, da utilizzare per andare a lavorare in Germania, Inghilterra e altre zone d’Europa.
L’esponente dell’associazione Veneto-Brasile evidenzia il rischio di ripercussioni per coloro che hanno pieno diritto alla cittadinanza.
— Queste persone interessate solo ai documenti finiranno per creare un danno, poiché i numeri inevitabilmente si ingrosseranno e le autorità di altri Paesi prenderanno provvedimenti. Ad esempio, se un Paese come gli Stati Uniti ritiene che un cittadino proveniente dal Brasile debba avere un visto anche solo per atterrare in aeroporto e prendere un altro aereo per andare in un altro Paese, nel momento in cui ci si rende conto che la norma viene aggirata da chi, pur non avendo alcun legame con l’Italia, ha il passaporto italiano, è chiaro che verranno presi provvedimenti o comunque si esigerà un intervento.
Secondo il segretario dell’associazione Veneto-Brasile, “serve una modifica normativa, perchè nella Val di Zoldo e sulle Dolomiti ci sono comuni dai quali sono partite intere popolazioni per andare in Brasile, Argentina o Canada, e dunque il problema resta, anche se poi quei cittadini non metteranno più piede in Italia”.
In conclusione Palombi si augura che “tanti altri brasiliani scelgano di venire a vivere in Italia, con la speranza che il riconoscimento della cittadinanza sia concesso a chi si trasferisce realmente nel Paese o a chi comunque sia interessato a sviluppare un autentico senso di appartenenza, in grado di accrescere i legami culturali tra i due paesi”.