Sull'Ilva di Taranto "ritengo che sia arrivata una decisione equilibrata", commenta il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, sottolineando l'esigenza di evitare "una contrapposizione" tra interessi diversi e cercare "un equilibrio". L'Obiettivo, dice il ministro ospite di Radio Anch'io su RadioRai è "avere una fabrica senza che la salute dei cittadini ne risenta". "Questa sentenza – aggiunge – richiede a tutti l'impegno di collaborare in modo immediato, cogente, per far si che l'operazione di bonifica possa avenire in tempi rapidi per ridare serenità a tutte quelle famiglie che sono veramente tante che dipendono dal lavoro all'Ilva". Mentre, in una ottica di "di medio-lungo periodo" serve una riflessione su "cosa deve essere dell'industria siderurgica nel nostro Paese, una industria che è sicuramente importante, che richiederà molti investimenti: bisogna vedere se ci sono in italia le risorse per vedere se questa industria possa continuare. Bisogna lavorare in una prospettiva di medio periodo per far sì che l'Italia non perda questa industria". E c'é "una questione di una classe operaia alla quale bisogna ridare dignità, non va considerata di serie b, non è un lavoro su cui si può transigere su problemi di sicurezza e lavoro".
"Credo che dopo questa tempesta che ci ha molto preoccupato ora ci si potrà dirigere verso una situazione più rasserenante, ma bisognerà collaborare tutti", dice il leader della Cisl Raffaele Bonanni sul caso dell'Ilva di Taranto, ospite di Radio Anch'io su RadioRai. "Mi pare che l'azienda si stia ponendo nel modo più consono nella posizione imbarazzante in cui si trova, e nella quale ci troviamo tutti", dice il sindacalista. Che sottolinea anche di aver "visto operazioni davvero vergognose", in questi giorni, tra "giornali" e "campagne elettorali" che sembrano puntare a "alimentare tensione e vis polemica".
"Non sappiamo quali saranno le scelte dell'azienda, e ci auguriamo che faccia scelte positive, di restare e continuare a investire a Taranto e negli altri stabilimenti italiani", dice il leader della Uil,Luigi Angeletti, ospite di radio Anch'io su RadioUno. La soluzione, aggiunge, è "adottare gli stessi standard della produzione di acciaio in Germania, con la stessa competitività: se lo fanno i tedeschi possiamo farlo anche noi". L'Italia, avverte Angeletti, "senza l'industria non avrà i soldi per mangiare: ogni giorno bisogna ricordarlo, perché a partire da questo governo si tende a pensare che questo problema non esiste".
ILVA, SEQUESTRO CONFERMATO MA PER RISANARE GLI IMPIANTI
dell'inviato Paolo Melchiorre
I sei impianti dell'area a caldo dell'Ilva di Taranto restano sotto sequestro perché inquinanti: non dovranno però essere destinati allo spegnimento, ma dovranno essere risanati. Lo ha deciso il tribunale del Riesame (presidente Antonio Morelli, a latere Alessandra Romano e Benedetto Ruberto) che ha parzialmente modificato il decreto di sequestro preventivo degli impianti, senza facoltà d'uso, firmato dal gip Patrizia Todisco ed eseguito il 26 luglio scorso. Cambia anche lo scenario per gli otto dirigenti ed ex dirigenti dell'Ilva agli arresti domiciliari per disastro ambientale doloso e colposo e altre violazioni ambientali. Provvedimento confermato per i due esponenti della proprietà, Emilio Riva e suo figlio Nicola, e per l'ex direttore dello stabilimento tarantino Luigi Capogrosso. Tornano in libertà invece i cinque capi area Marco Andelmi, Angelo Cavallo, Ivan Dimaggio, Salvatore De Felice e Salvatore D'Alò. La modifica apportata dai giudici del Riesame non è da poco perché, ai tre custodi giudiziali già nominati dal gip (gli ingegneri Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento), viene affiancato il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, in qualità anche di rappresentante legale di Ilva spa, quale custode e amministratore di aree e impianti sotto sequestro. Ferrante sostituisce il presidente dell'Ordine dei commercialisti di Taranto, Mario Tagarelli, che era stato nominato dal gip per i compiti amministrativi e per l'eventuale ricollocamento del personale dell'Ilva nel caso di chiusura degli impianti. I tre ingeneri erano stati incaricati dal gip di "avviare le procedure per il blocco delle specifiche lavorazioni e per lo spegnimento". Ora invece, insieme a Ferrante, "garantiscano – dispone il tribunale del Riesame – la sicurezza degli impianti e li utilizzino in funzione della realizzazione di tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo e della attuazione di un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni inquinanti". I giudici hanno depositato oggi solo il dispositivo dell'ordinanza; per rendere note le motivazioni hanno cinque giorni di tempo, anche se i termini non sono perentori. "La finalità del provvedimento è fare i lavori, non è produrre e lavorare – ha commentato il procuratore della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio. "Questa, semmai, potrà essere una conseguenza indiretta". Sulla stessa linea Fabio Matacchiera, del Fondo Antidiossina Onlus, e Alessandro Marescotti, di Peacelink, due dei protagonisti delle battaglie contro l'inquinamento dell'Ilva. Marescotti e Matacchiera annunciano Matacchiera e Marescotti annunciano "un dossier tecnico per dimostrare come l'attuale cokeria è troppo pericolosa e non può diventare compatibile con il quartiere Tamburi neanche con eventuali operazioni di aggiornamento tecnico". Di altro tenore le dichiarazioni del presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante: "Se dicessi che sono soddisfatto direi una grossa bugia – ha dichiarato – ma non si parla più di chiusura e di interruzione dell'attività, si parla di utilizzo dell'impianto per la sicurezza e risanamento ambientale". Si tratta comunque di "un segnale molto netto e preciso nei confronti della società", ha sottolineato il massimo esponente dell'azienda, esprimendo "grande amarezza" per la decisione di confermare gli arresti di Emilio e Nicola Riva e di Luigi Capogrosso. Ferrante ha incontrato nel primo pomeriggio i sindacati dei metalmeccanici rappresentati in stabilimento. L'ordinanza del Tribunale del Riesame "può essere occasione per una strada nuova, senza mettere in discussione la salute dei lavoratori" ha commentato il segretario nazionale della Fiom, Maurizio Landini, anche perché stabilisce che "per risanare l'Ilva non bisogna fermare gli impianti". La decisione dei giudici "conferma l'impianto accusatorio del grave inquinamento ambientale" causato dalla fabbrica dell'acciaio ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente. Da domani bisognerà pensare a realizzare gli interventi di risanamento: il tempo degli impegni spesso disattesi sembra davvero finito.
Fonte: Ansa