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Home > Server olandese lancia l’attacco più potente della storia

Server olandese lancia l’attacco più potente della storia

28 de março de 2013 - Por Comunità Italiana

Il New York Times l'ha definito uno dei più grandi attacchi alla Rete della storia. Per altri è come una guerra mondiale virtuale. Mentre i più ottimisti lo paragonano a un'autostrada intasata. Sia quel che sia, gli esperti di sicurezza informatica ne sono certi: «Se dovesse continuare, l'operazione potrebbe causare problemi per milioni di utenti sui servizi Internet di base, come la posta elettronica o l'online banking». All'origine di tutto ci sarebbe un vero e proprio braccio di ferro. Da una parte, la compagnia Spamhaus che ha base a Londra e a Ginevra. E dall'altra la società olandese di hosting Cyberbunker, che deve il suo nome al proprio quartier generale situato in un ex bunker della Nato. Tutto ha inizio quando la Spamhaus, il cui obiettivo è quello di aiutare i provider a filtrare spam e contenuti indesiderati, inserisce Cyberbunker nella sua lista nera. Il motivo? La società ospita server usati per scopi non proprio chiari. Una decisione che ovviamente gli olandesi criticano e da cui si difendono affermando di dare spazio sì a qualsiasi servizio, ma non a siti «pedopornografici e legati al terrorismo».
ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA – Dal bunker però non si sarebbero limitati a protestare. Il 19 marzo scorso Spamhaus viene colpita da un primo attacco DDoS, ossia un denial of service , attacco in cui si cerca di portare il funzionamento di un sistema informatico che fornisce un servizio al limite delle prestazioni facendolo cadere. Ma è solo l'inizio. Da quel momento, sul web si scatena qualcosa che assomiglia molto da vicino a una guerra mondiale giocata con armi di distruzione di massa, sulla quale stanno indagando le polizie di cinque Stati. Cyberbunker inizia a inondare i server di Spamhaus con migliaia di attacchi a catena. Il meccanismo? Colpisci una rete che a sua volta ne attacca un'altra, come se i computer diventassero zombie. Risultato, i siti di tutto il mondo iniziano ad avere problemi. Con l'Italia che per il momento sembra esserne uscita indenne. A dirlo è Natale Maria Bianchi dello Spamhaus Team che con grande cautela spiega: «Se l'attacco avesse colpito la nostra infrastruttura gran parte degli utenti italiani se ne sarebbe accorto notando un aumento dello spam in arrivo. Ma comunque si sarebbe trattato di un attacco indiretto e non devastante, come accaduto ad altri utenti, in altre parti del mondo che utilizzavano risorse in reti direttamente colpite». Che tradotto significa: l'Italia per il momento non è finita nel mirino. Ma potrebbe esserlo molto presto.
HACKER & CO – Per portare avanti l'assalto Cyberbunker avrebbe trovato l'appoggio di «bande criminali» in Russia e in Europa orientale, dove vivono tra gli hacker più abili e potenti al mondo. Uno scenario che mette tra gli obiettivi sensibili anche banche e reti governative. «Abbiamo avuto picchi di 300 gigabit al secondo», ammette Steve Linford, amministratore delegato di Spamhaus, «quando nel caso di attacchi "normali" eravamo sui 50 gigabit al secondo. Ma ora è diverso, se nel mirino finisse Downing Street, un flusso del genere potrebbe tagliarla completamente fuori dalla Rete». Ad arginare la valanga ci stanno pensando i giganti del web come Google, che ha messo a disposizione le proprie risorse per «assorbire tutto il traffico». Ma una cosa è certa: se l'ingorgo non si ferma il traffico Internet di tutto il mondo rischia davvero di impazzire.

Fonte: Corriere

Comunità Italiana

A revista ComunitàItaliana é a mídia nascida em março de 1994 como ligação entre Itália e Brasil.