“Nella cultura tradizionale l’idea era la grande protagonista. Oggi invece tutto il principio fondamentale di tutto e’ l’immagine. Quella tradizionale era radicata su certi valori e principi chiari che ci permettevano di distinguere il bello dal brutto, l’utile dal superfluo e cosi via. Si aveva una chiarezza attorno a certi valori su cui si radicava la societa’ e che erano estesi anche all’etica.
Oggi tutto questo non succede piu’. I valori della societa’ contemporanea sono determinati dal successo o dall’insuccesso.
Dipendera’ da noi la scelta di una cultura tradizionale o seguire quella contemporanea”. Lo ha detto il Nobel peruviano per la letteratura, Mario Vargas Llosa, oggi a Palermo incontrando i giornalisti dopo aver vinto la decima edizione del premio “Giuseppe Tomasi di Lampedusa”, che gli sara’ consegnato domani sera a Santa Margherita Belica (Agrigento) per il romanzo ‘Il sogno del Celta’ e per la sua opera critica su Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Secondo Varga Llosa, “la politica e’ un’espressione, una conseguenza di tutto questo. Si e’ banalizzata, frivolizzata. Non ci sono i grandi pensatori, ma i grandi istrioni, i grandi buffoni. E l’Italia lo sa bene.
Ma io credo che non sia casuale. E’ il risultato di una cultura che converte all’istrionismo, al gran buffone, alla persona che facendo spettacolo diventa protagonista della scena. Avviene anche nell’arte. I piu’ grandi artisti del nostro tempo sono i grandi buffoni, no?”. Secondo lo scrittore sudamericano, “in politica avviene quello che avviene nel resto della societa’: passare la prova dell immagine, non quella delle idee, dei ragionamenti. Non e’ un problema politico ma culturale. Io – sottolinea Vargas Llosa – sono un liberale, ma piu’ che a Silvio Berlusconi mi sento vicino ad un politico come Margharet Thatcher”.
“La democrazia – afferma ancora il premio Nobel – si basa alcuni concetti ben chiari, sulle idee. Se le idee si smarriscono e prevale l’effimero ecco che emergono il populismo, l’ipocrisia e la demagogia: un deterioramento interno e profondo della democrazia e delle sue istituzioni”. E per questo Vargas Llosa conclude citando Carl Popper: “Il miglior politico e’ quello che produce il minor danno possibile”.(Agi)