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Home > Il passo indietro

Il passo indietro

18 de dezembro de 2013 - Por Comunità Italiana
Il passo indietro

EzioMaranesiIl Senato vota la decadenza del senatore Berlusconi

Nel vocabolario politicamente corretto la parola dimissioni suona male. È forte, colpisce basso, va diretta al sodo: se possibile si evita. C’è pudore, timore reverenziale, desiderio di non ferire, voglia di dire senza dire. Se dici che qualcuno si dovrebbe dimettere, lo metti contro il muro, lo impallini, lo giudichi e non vuoi che così appaia, anche se lo desideri. Allora non scrivi, o non dici, che il tizio si dovrebbe dimettere; dici e scrivi che dovrebbe fare un passo indietro. È più elegante e incruento. Ma è più infido e malizioso; infatti colui che dovrebbe graziosamente rinculare potrebbe avere alle spalle un precipizio, e si vorrebbe probabilmente vederlo rotolare rovinosamente dall’alto della bianca scogliera di Dover. In Italia l’homus politicus non pensa mai alla possibilità di fare un passo indietro. Sarà per la nostra cultura cattolico-buonista che ci consente di assolvere i nostri peccati; naturalmente non quelli degli altri. D’altra parte, le circostanze ostili ci hanno spesso costretti a peccare, le nostre vicende storiche ci hanno insegnato ad arrangiarci non importa come, lo sgabello su cui siamo seduti è nostro e chi si alza è perduto. Quindi, per fragoroso che sia il clamore popolare che arriva alle nostre orecchie, noi non ci spostiamo, e men che meno facciamo come farebbe il gambero. La storia insegna che raramente la sedia alla quale il politico è incollato gli sarà tolta con la forza; conviene quindi resistere e il risultato pratico è raggiunto. Avere una coscienza anestetizzata è abitudine italica. I ministri nordici, luterani o calvinisti, si dimettono persino quando qualcuno afferma che essi, tanti anni prima, copiarono la tesi di laurea. I nostri non si dimettono mai, neppure quando la colpa è accecante. Noi brava gente però, pensiamo che il politico, per ciò che rappresenta e per ciò che è chiamato a fare, dovrebbe sempre e comunque essere e apparire onesto, come la famosa moglie di Cesare. Le cronache degli ultimi mesi e degli ultimi giorni ci parlano di centinaia di consiglieri regionali che usarono quattrini pubblici per spese personali. Quando gli si contesta che hanno rubato, capiscono, ma nesuno si dimette. Strana idea di etica. Ma, poichè si finisce sempre col parlare di Berlusconi, non voglio sottrarmi alla regola e ne parlo. Si deve senza dubbio riconoscere la straordinaria importanza che la sua presenza ha avuto, nel bene e nel male, nelle vicende italiane dell’ultimo ventennio, né si può essere insensibili al dramma che sta vivendo, cosí orgoglioso e intimamente certo di essere stato ingiustamente punito. Penso che Berlusconi non abbia mai preso in considerazione la possibilità di fare un passo indietro. Eppure motivi e momenti non gli sono mancati: decine di rinvii a giudizio, una condanna definitiva per evasione fiscale, due condanne in primo grado, le pittoresche e sboccate papi-girls, la nipote di Mubarak, le festine del bunga-bunga, le gaffes internazionali, le promesse non mantenute, le amicizie discutibili, le leggi ad personam, le denunce di corruzione. Ma soprattutto per un motivo: negli ultimi vent’anni Berlusconi ha presieduto quattro governi, alcuni con ampia maggioranza in Parlamento. Ci aveva detto, e gli avevamo creduto, che avrebbe cambiato l’Italia. Poco interessano le ragioni per le quali non ha potuto farlo: ciò che conta è che non l’ha fatto, e oggi l’Italia si trova in una situazione critica. In un contesto di moralità nordica la telefonata di Berlusconi alla questura di Milano per liberare la “nipote di Mubarak” sarebbe stata ragione sufficiente per dimettersi. La moralità italica è evidentemente più elastica: l’interesse personale sembra essere la nostra stella cometa. Mi chiedo: è l’esempio dei suoi comportamenti che induce un terzo dell’elettorato italiano a dargli il voto? In altri termini, veramente gli italiani hanno idee tanto discutibili in tema di senso del moralmente corretto? Non sapremo mai se fu per calcolo o per orgoglio che Berlusconi non ha mai voluto indietreggiare. Occasioni ve ne sono state, e tante che, passo indietro dopo l’altro, avrebbe potuto rinculare chilometri. L’ultima, prima del voto sulla sua decadenza: avrebbe potuto fare un elegante e conveniente “passo indietro” ed evitare l’onta: non l’ha fatto e il Senato l’ha brutalmente “dimesso”.

Comunità Italiana

A revista ComunitàItaliana é a mídia nascida em março de 1994 como ligação entre Itália e Brasil.