L’Enac “sta per disporre la sospensione cautelativa della licenza del pilota ai comandi dell’elicottero” che ieri ha sorvolato il funerale di Vittorio Casamonica spargendo petali di rose. E’ quanto si legge in una nota dell’Ente, che “ne sta dando relativa informazione alla Questura di Roma”.
“Da una prima ricostruzione dei fatti il volo e’ stato effettuato da un privato che e’ decollato dall’elisuperficie di Terzigno, in provincia di Napoli, con destinazione – si legge nella nota – l’elisuperficie Romanina, utilizzando un elicottero monomotore R22. In arrivo su Roma ha chiesto alla torre di controllo l’autorizzazione all’attraversamento dello spazio aereo controllato, effettuando successivamente una deviazione su Roma a quota inferiore alla minima che, sulla citta’, non puo’ essere meno di 1.000 piedi, ovvero circa 330 metri. Il sorvolo della citta’ di Roma e’ comunque vietato agli elicotteri monomotore. Il lancio di materiale da bordo, peraltro, e’ proibito a meno di specifica autorizzazione che l’esercente non aveva. Si evidenzia, pertanto, che non e’ stata data alcuna autorizzazione, da parte dell’Enac, al volo o al sorvolo della citta’ di Roma”.
Ai microfoni di Sky Tg24 Don Giancarlo Manieri, parroco della parrocchia di San Giovanni Bosco, risponde alla domanda se oggi celebrerebbe di nuovo i funerali del boss “Probabilmente si’, faccio il mio mestiere”. “Non ho avuto – spiega il parroco – nessuna indicazione da parte della Curia. Che cosa dovevo fare? Io faccio il mio lavoro e faccio il parroco, non spettava a me bloccare un funerale. Ho saputo che avevano appiccicato dei manifesti, che sono stati tolti subito, perche’ me lo hanno detto i miei collaboratori, poi dicono che abbiano messo l’altro, con il vestito da Papa, ma non l’ho assolutamente visto e non lo sapevo, perche’ non sono uscito”.
“Scene molto preoccupanti” e “una risposta a quanti in questi mesi hanno parlato di esagerazioni o hanno addirittura negato la presenza della mafia nella capitale”. Cosi’ il presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi, commenta, al GR1 quanto accaduto ieri durante i funerali di Vittorio Casamonica. “E’ l’ennesimo sfregio a Roma, e umilia i cittadini, gli italiani – aggiunge – E’ una ferita grave per l’Italia. Lo e’ in qualunque parte del paese si verifichi. Quando pero’ tutto questo accade nella capitale certo anche i riflettori del mondo sono piu’ attenti”.
“Io – continua Bindi – credo che le istituzioni in questi anni abbiano assicurato alla giustizia molti mafiosi ed abbiano affermato la forza della legge, ma c’e’ da fare ancora molto se siamo a questo punto. La parte principale la dobbiamo fare tutti insieme. C’e’ ancora troppo negazionismo. Pensare che questo sia un problema che riguarda altri. Purtroppo riguarda tutti, riguarda casa nostra, riguarda la capitale d’Italia.
“E’ accaduta una cosa grave. Stigmatizzabile. Non doveva accadere. E invece e’ accaduta” ma Roma non e’ connivente.
Cosi’ il prefetto di Roma Franco Gabrielli, in una intervista a Famiglia Cristiana riguardo allo sfarzoso funerale di ieri al boss dei Casamonica. Gabrielli ammette inefficienze e lacune dell’apparato di sicurezza, lamenta una eccessiva amplificazione e difende Roma: “Non e’ corretto parlare di una criticita’ riferita al luogo”. Ci sono stati quindi degli errori e il Prefetto Gabrielli sottolinea “tre cause”: “Il funerale e’ stato celebrato in un quartiere diverso da quello di appartenenza del boss. Il periodo ferragostano ha generato un allentamento delle difese immunitarie anche in campo sociale. Infine, ed e’ una nostra mancanza, l’apparato di sicurezza non ha saputo cogliere i giusti segnali di quel che sarebbe successo”.
Gabrielli poi sottolinea che “solo il Questore poteva dare prescrizioni sulla cerimonia, qualora ci fossero stati i presupposti di legge. Ma – precisa – ne’ sul tavolo del Questore ne’ sul mio e’ arrivata nessuna segnalazione in tempo utile”. E qui “sta il problema – aggiunge -. In una societa’ perennemente connessa non c’e’ stata la necessaria tempestivita’ di informazione”. Riguardo all’elicottero “sono in corso accertamenti per verificare la corretteza del sorvolo”. E alla domanda ‘Roma e’ connivente’?, Gabrielli risponde: “No. C’e’ stata amplificazione mediatica che partecipazione di popolo. Non si puo’ parlare di criticita’ del luogo. Sicilia, Calabria e Campania, terre che conosco e amo, hanno un’altra storia in quanto a radicamento del sistema mafioso. Storia dalla quale per altro si stanno affrancando con intelligenza e vigore, sviluppando gli opportuni anticorpi sociali, di legalita’ e anche religiosi”.(AGI)