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Riforme, ultimo atto alla Camera

12 de abril de 2016 - Por Comunità Italiana
Riforme, ultimo atto alla Camera

CAMARA-REFORMA“Su questo mi gioco tutto”. Una sosta alla bouvette di Montecitorio poco prima di prendere la parola in Aula sul ddl di riforma costituzionale e Matteo Renzi conferma cosi’ l’importanza della partita in corso. Dopo due anni e sei letture, tra Camera e Senato, le riforme costituzionali arrivano al fatidico ‘ultimo miglio’ in Parlamento e si apprestano a tagliare il traguardo, con il voto finale di Montecitorio che dovrebbe arrivare domani o al massimo giovedi’, se le opposizioni dovessero fare ostruzionismo. Ed e’ proprio all’accusa di aver recato un ‘vulnus’ alla democrazia che il presidente del Consiglio, stavolta uscito dall’emiciclo, risponde con una battuta: “Il mio intervento poteva essere un ‘ma de che?'”. Invece, il suo intervento in Aula passa per 25 punti, risposte ad altrettante contestazioni da parte dei detrattori delle riforme costituzionali del governo: dal combinato disposto Italicum-Riforme che metterebbe eccessivo potere nelle mani di un solo partito, alla figura del premier; dal motivo ispiratore della riforma, alla scelta di tenere un referendum al termine di essa. Renzi si sofferma su ognuno di questi aspetti, ma di fronte a un’aula vuota, a causa della decisione delle opposizioni di lasciare l’Aula. I deputati FI, M5S, Sel e Lega in segno di protesta hanno infatti abbandonato l’emiciclo di Montecitorio prima dell’ingresso di Renzi. Solo i capigruppo hanno aspettato l’arrivo del premier e hanno spiegato la decisione. Il rimprovero che tutti hanno sollevato e’ stata l’assenza del premier durante la discussione generale. “Oggi si scrive una brutta pagina per la democrazia – ha detto il presidente dei deputati di FI, Renato Brunetta – il governo e’ presente in massa: posti in piedi per calpestare la democrazia parlamentare. Non ha ascoltato nessuno, preferendo stare alla buvette – ha aggiunto – lasciamo con dolore e rammarico”. “Abbandoniamo l’Aula rifiutandoci di ascoltare la glorificazione delle riforme”, gli ha fatto eco Cristian Invernizzi della Lega: “Si ricordi di ringraziare il convitato di pietra Denis Verdini, senza di lui non sareste qui oggi”.

“Siamo qui perché il Presidente Napolitano ci ha stimolato e la classe politica finalmente nostra il meglio di se stessa”, controbatte subito dopo Renzi. “Ha ragione il deputato Invernizzi – dice – C’e’ un senatore cui dobbiamo qui un ringraziamento ma ha sbagliato, Invernizzi, nome. Senza di lui questo passaggio non sarebbe stato possibile. Si tratta del senatore a vita Giorgio Napolitano”. I presenti in Aula, e ai banchi del governo, applaudono e il presidente del Consiglio sottolinea che “e’ stato Napolitano, in un intervento applaudito da parte anche di quanti ora non sono qui, davanti al Parlamento in seduta comune per il giuramento del Presidente della Repubblica, a utilizzare parole sferzanti ma cariche di verita’ nei confronti della classe politica, a sfidare voi – dice Renzi – parlamentari della Repubblica”. Ma un omaggio va anche all’attuale inquilino del Colle: “Noi non abbiamo cambiato idea rispetto al testo che voterete. L’argomento che ha portato una parte di questo Parlamento a venire meno agli impegni presi non e’ stato il contenuto della riforma, ma il fatto che questo Parlamento ha eletto quel galantuomo di Sergio Mattarella, con il voto segreto anche di esponenti di quel partito, anche contro i desiderata del suo leader”, dice infatti Renzi. “Ho preso terribilmente sul serio le critiche delle opposizioni che oggi – accusa – sono scappate. Avere adempiuto a obbligo morale, giuridico, politico e culturale e’ stato l’unico modo con cui oggi siamo degni di rappresentare il popolo italiano”.

“Se non vi fosse consenso popolare tanto da fare cadere il castello delle riforme su quella principale, e’ principio di serieta’ politica trarre le conseguenze”, rilancia Renzi, ma a chi gli contesta proprio di aver attivato un referendum confermativo ricorda che le regole “non escludono che altri lo chiedano” oltre a chi vi si oppone e rivendica che l’iniziativa del referendum confermativo e’ “frutto di un accordo politico, un accordo della maggioranza di fronte a un lavoro tutt’altro che banale, e noi rispettiamo un impegno preso con i parlamentari”. Ce n’e’ anche per chi “oggi difende la volonta’ costituzionale, o pensa di difendere la Costituzione, e utilizza l’argomento del ‘caro presidente del Consiglio chi ti ha eletto?’. Semplicemente non si rende conto che cio’ che viene detto dalla Costituzione e’ che il presidente del Consiglio non e’ eletto dai cittadini ma gode di un rapporto di fiducia col Parlamento della Repubblica”. Ampia serie di citazioni di padri costituenti. Renzi si richiama, per esempio, a Meuccio Ruini, relatore, che “parla di ‘gravi difficolta’ sulla seconda parte, ad esempio sulla composizione delle Camere e sulla legge elettorale’ pochi giorni prima della firma da parte di De Nicola”. Ricorda, il presidente del Consiglio che “chi ama il contributo della sinistra cattolica ricorda non solo gli interventi dei ‘professorini’ ma gli appuntamenti successivi, che inviterei a rileggere, come il convegno dei Giuristi Cattolici del ’51, il primo in cui prende la parola La Pira da sindaco”. Poi tocca a Dossetti, nel corso della medesima occasione, “a proposito di crisi del sistema costituzionale italiano”. Figure che, avverte, “noi consideriamo troppo spesso come figurine ma che dovremmo imparare a leggere e rileggere”. “Chi si e’ cucito addosso le riforme poi ha sempre perso le elezioni”, avverte Luigi Di Maio dal sit-in in piazza Montecitorio. (AGI)

Comunità Italiana

A revista ComunitàItaliana é a mídia nascida em março de 1994 como ligação entre Itália e Brasil.