Simbolo dell’italianità nel mondo, oggetto di culto a livello globale, la Vespa fa parte della collezione del MoMA: e fu ideata dall’ingegnere aeronautico Corrado D’Ascanio
La seconda guerra mondiale si è appena conclusa, l’Italia è in macerie e la maggior parte delle industrie sono in ginocchio. Enrico Piaggio, figlio del fondatore dell’azienda che porta il suo cognome, è alle prese con numerosi problemi economici legati alla riconversione dall’industria di guerra. La Piaggio, fino a quel momento, si era dedicata essenzialmente alla costruzione di arredamenti navali, di vagoni ferroviari, di motori, tram e carrozzerie speciali per autocarri. A cavallo tra le due guerre si era specializzata nel settore aeronautico, diventando leader nazionale nell’ambito del settore. Nel 1945, però, gli stabilimenti di Genova, Finale Ligure e Pontedera sono pesantemente danneggiati dai bombardamenti. Enrico Piaggio è comunque pronto a ripartire e ha un’intuizione per rilanciare la produzione: costruire un motociclo a basso costo, che possa essere venduto ad un prezzo accessibile a tutti. Un primo prototipo, l’MP5 Paperino, viene realizzato da un’ingegnere dell’azienda, ma non piace ad Enrico, che vuole qualcosa di realmente rivoluzionario.
L’imprenditore genovese compie allora una scelta audace e nell’estate del 1945 affida la progettazione ad un ingegnere aeronautico, l’abruzzese Corradino D’Ascanio, che svolge il suo compito da una prospettiva del tutto nuova.
— D’Ascanio non era un ingegnere meccanico, non sapeva neanche cosa fosse una moto e, forse proprio per questo, riuscì ad inventare uno scooter estremamente funzionale e dal design molto accattivante. Il motociclo ideato da D’Ascanio venne realizzato con tecniche aeronautiche, come dimostra ad esempio la ruota a sbalzo nella parte posteriore del motociclo; ma la chiave del successo fu il telaio con la scocca portante, che rendeva agile e comodo salire in sella — racconta Luigi Frisinghelli, appassionato collezionista e conservatore del Registro storico Vespa.
E infatti l’ingegnere abruzzese, da assoluto profano delle due ruote, che anzi considerava le motociclette scomode e ingombranti, pensa la Vespa come un veicolo adatto a chi, come lui, non ha mai provato interesse per quel mezzo. Inoltre decide di realizzare uno scooter che, per la prima volta, prenda in considerazione anche le esigenze delle donne: per questo progetta uno scooter che consenta di salire in sella senza dover scavalcare un serbatoio; uno scooter con il cambio sul manubrio, che permetta di innestare la marcia semplicemente ruotando una leva; uno scooter senza cavi o catene che si possono rompere e con una carenatura che non sporchi gli abiti e che protegga il guidatore.
Dal mondo dell’aeronautica importa l’idea di una scocca di metallo, solida, robusta e facile da riparare, che sostituisca il classico telaio, mentre la ruota anteriore di cui parlava Frisinghelli è ispirata al carrello anteriore degli aeroplani e rende molto più agevole la sostituzione delle gomme in caso di foratura. Enrico Piaggio, quando vede il prototipo, è assalito dall’entusiasmo.
La leggenda narra che esclami: “Meravigliosa questa moto, sembra una vespa”.
Ed è così che il 23 aprile del 1946, a Firenze, viene depositato il brevetto della Vespa Piaggio, che nel giro di pochi anni diventerà lo scooter più amato al mondo, un simbolo dell’italianità a livello globale e un oggetto di culto entrato a far parte della collezione permanente del MoMA di New York, del Triennale Design Museum di Milano e di tanti altri musei di design e di arte moderna al centro della scena internazionale.
Dal 1946, una produzione di 17 milioni di motocicli
A partire dal 1946, nei successivi 70 anni di storia, saranno sfornati 17 milioni di motocicli Vespa, prodotti in oltre 100 modelli diversi:
— E dire che inizialmente la Piaggio non riuscì a produrre neanche i 2 mila pezzi che aveva in programma e dovette accontentarsi di sfornare poco più della metà dei quantitativi preventivati, peraltro con i contribuiti economici post-bellici arrivati dagli Stati Uniti.
Il primo modello lanciato sul mercato è la Vespa 98, che viene realizzata negli stabilimenti di Pontedera, in provincia di Pisa. Il prezzo di vendita, pari a 55 mila lire, è piuttosto accessibile per l’epoca, ma le vendite all’inizio procedono a rilento. Poi, gradualmente, si impennano. Nel 1947 viene immessa sul mercato anche la Vespa 125 e vengono venduti più di 10 mila motocicli. L’anno dopo si assiste al raddoppio della produzione e negli anni successivi la crescita è esponenziale: nel 1950 si tocca quota 60 mila pezzi e nel 1953 si supera il tetto delle 170 mila unità. Il Times, negli Stati Uniti, scrive: “Un prodotto interamente italiano come non se ne vedevano da secoli dopo la biga romana”.
La Vespa, come sarà più tardi anche per la Fiat 500 nel settore delle auto, rivoluziona la mobilità degli italiani e diventa il primo veicolo di massa nella storia del Belpaese.
— Lo scooter esisteva già, era stato inventato negli Stati Uniti nei primi del Novecento, ma la Vespa si impose subito per la sua linea unica e inimitabile. Il suo segreto è che si tratta di uno scooter diverso da tutti gli altri per design, per comodità e per affidabilità, un veicolo che rappresenta il trionfo dell’estetica e al tempo stesso il trionfo di una semplicità che, alla lunga, paga sempre — rimarca Frisinghelli.
Nel 1963 esce la prima Vespa con cilindrata 50, che è anche l’ultima ad essere progettata da D’Ascanio. Lo slogan scelto per il lancio del veicolo è: “Giovane, moderna e senza documenti”. Può infatti essere guidata senza patente, senza targa e a partire da un’età minima di 14 anni. Il successo è straripante e le vendite raggiungono quota 3 milioni di pezzi.
— Per ogni modello di Vespa ci sarebbe qualcosa da dire e ogni modello di Vespa ha contribuito a scrivere un pezzo di questa storia gloriosa. Probabilmente, però, i veri punti di svolta sono stati la comparsa della Vespa GS150, realizzata nel 1955 e poi più tardi l’uscita del famoso Vespone, che aveva un’attitudine più sportiva — osserva il conservatore del Registro Storico.
La Vespa nella cultura di massa
Quel che è certo è che la Vespa, per tutto il Novecento, ha rappresentato un mito giovanile capace di incarnare gli ideali di indipendenza e libertà, prima degli italiani e poi dei cittadini di tutto il mondo. Se ne hanno ampie testimonianze nella cinematografia dell’ultimo secolo: in Vacanze Romane, del 1953, Gregory Peck e Audrey Hepburn percorrono le strade della Capitale in sella ad una Vespa. Sei anni dopo, ne La dolce vita di Federico Fellini, si osservano i paparazzi romani scorrazzare a bordo dello scooter della Piaggio, che con il passare del tempo sarà praticamente onnipresente nelle pellicole italiane e conquisterà anche la scena internazionale.
Nel 1979 un film cult come Quadrophenia, tratto da un album degli Who, si rivela un’autentica celebrazione della Vespa. Nanni Moretti, in Caro diario del 1993, dedica un intero capitolo del suo film ad un giro sul Vespone alla scoperta delle periferie romane. Più di recente Jude Law, in Alfie (2004), se ne va a zonzo per Manhattan in sella ad una Vespa bianca e blu, e anche Nicole Kidman, in The interpreter (2005) di Sydney Pollack, percorre le vie di New York a bordo di una Vespa gialla.
— Sono nato e cresciuto in mezzo alle Vespa, mio padre iniziò a venderle qui a Rovereto nel 1949, io ho proseguito l’attività fino ad oggi e mio figlio è pronto a portare avanti la tradizione di famiglia. La mia passione per questo particolare tipo di scooter, però, non è legata soltanto al mio lavoro, è un’attrazione che è cresciuta e si è alimentata nel tempo, tanto che ancora oggi, quando salgo su una Vespa, provo qualcosa di speciale, che è difficile spiegare e che va al di là della bellezza e dell’affidabilità del veicolo — spiega Frisinghelli.
L’esperto prova a farci entrare nella mentalità dei vespisti:
— Con il passare del tempo mi sono reso conto che la Vespa ha prodotto un universo identitario, è diventata qualcosa che crea amicizia tra le persone e che ha fatto nascere una grande comunità internazionale. Se viaggio in sella ad una Vespa, in Germania o in qualsiasi altro paese, trovo subito un amico o un appassionato con il quale instaurare un rapporto nel segno di questo amore comune.
Il dilagare della passione avanza di pari passo con il successo internazionale: nel 1950, ad appena quattro anni dal debutto, la Vespa viene prodotta anche in Germania. A partire dall’anno dopo viene sfornata in Francia e in Gran Bretagna, dal 1953 anche in Spagna e più tardi a Bruxelles e a Bombay, in Brasile e negli Stati Uniti, arrivando ed essere realizzata in 13 nazioni e commercializzata in 114 paesi.
Il popolo dei vespisti e i Vespa club in diversi Paesi del mondo
L’epicentro del fenomeno, come è facile immaginare, resta comunque il paese che ha visto nascere questo gioiello a due ruote. Il Vespa Club italiano conta oltre 50 mila iscritti, fa sapere Frisinghelli.
— Subito dopo, per numero di appassionati, si posiziona la Germania, seguita dalla Francia e dal Regno Unito. Ci sono comunque tantissimi fan e cultori della Vespa in ogni parte del mondo. I giapponesi, ad esempio, vanno pazzi per i vecchi modelli, così come accade anche negli Stati Uniti — prosegue il responsabile del Registro storico.
Ci sono gruppi di appassionati anche in Brasile, dove è attivo il Vespa Clube do Brasil a livello nazionale, mentre su scala locale si segnalano i Vespa Clube di Rio de Janeiro e di San Paolo.
Frisinghelli, con il Registro Storico Vespa, contribuisce ad alimentare il mito dello scooter ideato da D’Ascanio:
— La nostra realtà è nata nel 1980, da un’intuizione di Mario Carini, un grande appassionato che è stato anche il mio predecessore nel ruolo di conservatore. Ebbe l’idea di fondare un Registro, che si impegnasse nella conservazione storica e nell’insegnamento delle tecniche di restaurazione della Vespa.
Nell’ambito di queste attività Frisinghelli, insieme a Roberto Leardi e Giorgio Notari, ha curato Vespa Tecnica, un’opera monumentale, in sei volumi, nella quale sono catalogati tutti i modelli di Vespa prodotti a partire dal 1946.
— Per ogni modello sono riportate le immagini fotografiche, le caratteristiche tecniche e le differenze rispetto agli altri esemplari. I volumi fungono anche da manuale d’uso, dal momento che contengono un’ampia gamma di istruzioni, ad esempio rispetto ai vari colori di verniciatura. L’obiettivo è quello di consentire agli appassionati di restaurare la propria Vespa perfettamente in linea con i modelli originali — spiega l’attuale conservatore.
Il Registro Storico Vespa si occupa inoltre di rilasciare un’omologazione, che rappresenta una sorta di certificato di autenticità:
— L’omologazione si ottiene presentando sei fotografie del proprio scooter Piaggio, scattate da altrettante angolazioni e corredate dal numero di telaio, dalle caratteristiche del motore e da altre informazioni.
Al proprietario di ogni mezzo omologato viene consegnata una speciale targhetta numerata.
— Tutte le targhette appartengono a tre diverse tipologie, che esprimono altrettanti livelli di valutazione. Assegniamo la targhetta d’oro quando la Vespa è perfettamente conservata e in linea con i parametri originali, la targhetta d’argento quando notiamo qualche imperfezione e la targhetta di bronzo quando ci sono carenze più evidenti.
La grande festa
Numerosi anche gli eventi organizzati dal comitato che fa capo a Frisinghelli:
— Diamo vita a piccole gare di rievocazione storica, che si svolgono su distanze di circa 50 chilometri e che ci consentono di esporre i nostri esemplari, come se ci trovassimo nell’ambito di un grande museo itinerante. Inoltre teniamo dei concorsi di eleganza, nei quali viene valutato il modello del veicolo in abbinamento al costume del conducente. Più in generale organizziamo tanti altri raduni, eventi e manifestazioni.
Uno degli appuntamenti più importanti è il Raduno Internazionale del Registro Storico, che quest’anno si svolgerà a Pontedera, nell’ambito del più ampio programma organizzato per celebrare i 70 anni della Vespa, in collaborazione con la Piaggio e con i Vespa Club di tutta Italia. Proprio in questo mese, dal 23 al 25 aprile, vespisti di tutto il mondo si daranno appuntamento nel piccolo centro in provincia di Pisa, dove avranno luogo mostre, gare, tour, cene di gala e concerti. Per l’occasione la Piaggio aprirà le porte del proprio stabilimento di Pontedera, all’interno del quale sarà possibile effettuare visite guidate, compiendo un piccolo tuffo nella storia.