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Al via l’aumento di capitale più grande della storia d’Italia. Unicredit, giorno uno

Parte oggi e si concluderà venerdì 10 marzo, l’aumento di capitale di Unicredit da 13 miliardi di euro, il più grande della storia borsistica italiana e anche tra i maggiori a livello europeo. Si tratta del quarto aumento di capitale per la banca dopo quelli del 2008, 2009 e 2012. A differenza dell’altro aumento effettuato di recente da Mps, questo sarà coperto interamente da privati. Lo Stato quindi non sborserà un euro. L’operazione consisterà nell’emissione di nuove azioni pari, appunto, a 13 miliardi di euro che andranno in opzione a chi gia’ possiede titoli della banca al prezzo di 8,08 euro con uno sconto sul Terp del 38%.

Cos’è il Terp?
Il Theoretical ex right price (Terp) o prezzo teorico ex diritto di un titolo è il prezzo teorico di un’azione dopo lo stacco del diritto di opzione relativo ad un aumento di capitale. Un aumento di capitale consiste nell’immissione di nuovi capitali in una società da parte dei suoi azionisti.

A questi viene attribuito un diritto di opzione (quello a cui fa riferimento l’espressione “ex diritto”) che consente a ogni socio di sottoscrivere l’aumento in modo da non diluire le proprie quote. In pratica un azionista ottiene gratuitamente il diritto di sottoscrivere nuove azioni della società.

Un esempio concreto per capire come funziona l’aumento
Si tratta di una scelta e non di un obbligo (infatti si chiama opzione), tanto che il diritto può anche essere venduto o quotato. Un esempio chiarisce tutto: supponiamo che una società abbia 100 azioni del valore di 30 euro ciascuna. Supponiamo anche che sia varato un aumento di capitale che prevede l’emissione di altre 100 azioni al valore di 20 euro ciascuna (con un sconto tipico di queste operazioni e deciso per invogliare i soci a partecipare).

Poniamo anche che l’azionista a cui facciamo riferimento abbia dieci azioni. Nel momento dello stacco del diritto, ossia della sua gratuita attribuzione ai soci (coincidente in genere anche con la sua negoziabilità), il nostro azionista avrà 10 azioni del valore di 30 euro ciascuna e quindi un portafoglio di 300 euro. Oltre a questo avrà 10 diritti che gli consentono di sottoscrivere altre 10 azioni al prezzo di 20 euro ciascuna.

Al termine dell’emissione delle nuove azioni quindi il loro valore (essendo le nuove azioni in pari numero delle vecchie) dovrebbe essere pari a una media di 30 euro (vecchio valore) e 20 euro (valore delle nuove emissioni), dovrebbe quindi ammontare a 25 euro. Proprio questo valore corrisponde al prezzo teorico ex diritto o Theoretical ex right price (Terp).

Il titolo scende del 5,5% in borsa
Il titolo, che aveva avviato le contrattazioni a 13,10 euro, ha risposto con una decisa flessione eha chiuso in calo del 5,5% a 12,39 euro. Occorre poi seguire in parallelo gli scambi sui diritti, il cui valore di partenza è di 13,052 euro e a fine seduta sono scivolati del 15,4%. I nuovi titoli saranno dati in rapporto di 13 azioni ordinarie ogni 5 possedute.

I diritti saranno scambiati in borsa dal 6 al 17 febbraio. I 13 miliardi di euro di nuove azioni andranno quasi a raddoppiare l’attuale capitalizzazione, pari a 16,1 miliardi di euro. Gli azionisti avranno davanti tre strade: la prima partecipare all’aumento quindi esercitare il diritto di opzione e comprare le nuove azioni. La seconda non partecipare all’aumento e vedere così diluita la propria partecipazione nell’azionariato della banca del 72,2%. La terza scelta prevede una partecipazione parziale, in pratica l’azionista vende una parte dei diritti mentre altri li esercita.

Unicredit ha perso 11,8 miliardi di euro nel 2016
Intanto il bilancio del 2016 non è affatto buono e si chiuderà con una perdita di 11,8 miliardi di euro. Mentre la Bce ha chiesto alla banca che appronti una strategia riguardante la riduzione dei crediti deteriorati entro il termine del 28 febbraio, e ha parlato di “aree di debolezza” per la composizione e il funzionamento del consiglio di amministrazione.

Francoforte ha inoltre messo in guardia su come la mancata sottoscrizione, o anche solo una sottoscrizione parziale, dell’aumento di capitale potrebbe comportare anche il rischio di bail in.