Allo stesso tempo, prosegue Almaviva, “viene confermato uno scenario di mercato in costante deterioramento – almeno dieci le aziende del comparto chiuse negli ultimi mesi – che rimane assoggettato ad inalterati fenomeni distorsivi, senza registrare gli effetti delle iniziative di riordino dichiarate. Come dimostra, nonostante chiare leggi dello Stato che rimangono inapplicate, l’incontrollato aumento delle attività delocalizzate in Paesi extra UE: sulla base dei dati ufficiali dell’Instat albanese, nel 2015 è raddoppiato il numero dei call center che lavorano per il mercato italiano con oltre 25 mila posti di lavoro. Inoltre, si è certificato il perdurante andamento di gare ad evidenza pubblica bandite o aggiudicate a tariffe del tutto incompatibili con il costo del lavoro, dai casi piu’ volte denunciati del servizio infoline del Comune di Milano e dello 060606 del Comune di Roma, fino alla recente gara per il servizio Recup della Regione Lazio con base d’asta sottostante i minimi contrattuali di qualsiasi contratto nazionale di lavoro”.
In tali condizioni, osserva la nota, “per quanto l’Azienda abbia onorato tutti gli impegni stabiliti, i conti economici di Almaviva Contact registrano un ulteriore peggioramento che impone l’obbligo di intervenire al fine di garantire l’equilibrio aziendale e di salvaguardare, nella misura possibile, la continuità occupazionale. Negli ultimi quattro anni, con una forza lavoro praticamente invariata, l’Azienda ha infatti visto diminuire del 50% i propri ricavi, spesso a vantaggio di attività delocalizzate in aree extra Ue, con un’aggiuntiva e rilevante accelerazione negli ultimi mesi. Nel corso dei prossimi settantacinque giorni, secondo la normativa in materia”, conclude il comunicato, “la società si confronterà con le organizzazioni sindacali per esaminare l’impatto sociale ed occupazionale della procedura”. (AGI)