Oggi il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha riferito al Comitato Schengen che sono 345 “i detenuti interessati dal fenomeno della radicalizzazione in carcere, di cui e’ possibile fornire una distinzione in base al grado di pericolosita'”. I dati, acquisiti attraverso il monitoraggio in corso, “mostrano come la situazione in Italia non sia cosi’ allarmante come quella di altri Paesi europei”, ha rilevato Orlando. Dei 345 detenuti, ha specificato il ministro, ci sono “almeno 93, per i quali non sono emersi segnali concreti di radicalizzazione, che rimangono sospettati e sottoposti ad osservazione; 99, pur non ancora classificati come radicalizzati, hanno manifestato atteggiamenti di approvazione in occasione degli attentati di Parigi, del Belgio e di Dacca. Dei totali 345 detenuti – ha ricordato ancora Orlando – 153 sono i detenuti classificati a forte rischio di radicalizzazione, di cui 39 sottoposti al regime detentivo di Alta Sicurezza, essendo imputati per reati di terrorismo”. I detenuti che provengono da Paesi di fede musulmana “sono complessivamente 10.500 e sono 7.500 quelli che la professano. Per quanto la situazione non sia allarmante – ha ribadito il Guardasigilli – non possiamo permetterci di sottovalutare nulla, perche’ il carcere e’ un luogo dove si realizzano forme di radicalizzazione rapida e perche’ si tratta di soggetti vulnerabili”.
Intanto, la Questura di Roma ha rimodulato il piano antiterrorismo e ha istituito una zona di massima sicurezza attorno al Colosseo. Estesa anche all’area dei Musei Vaticani quella gia’ vigente attorno alla basilica di San Pietro. (AGI)