Tra pochi mesi due importanti consultazioni elettorali influenzeranno fortemente il futuro politico, e forse anche l’economia, dei due Paesi
Italia e Brasile ancora una volta si apprestano a vivere due importanti stagioni: l’autunno italiano e la primavera brasiliana saranno segnate da due passaggi cruciali per le rispettive democrazie – gli italiani saranno chiamati a votare per uno storico referendum sulla riforma della Costituzione mentre i brasiliani voteranno per i nuovi amministratori delle loro città.
Solo un osservatore politico lontano o disattento potrebbe pensare che si tratterà di due normali consultazioni elettorali. La realtà e l’attualità politica, italiana e brasiliana, ci dicono invece che non è così: il referendum per l’Italia e le elezioni amministrative per il Brasile costituiranno molto probabilmente un momento di svolta e, senza dubbio, un significativo “termometro” della temperatura del rapporto della politica con i due Paesi.
Per il Brasile si tratterà delle prime elezioni generali dopo il terremoto politico conseguente al processo di ‘impeachment’ contro la Presidente Dilma Rousseff e l’insediamento del governo di Michel Temer; mentre per l’Italia il referendum sarà non soltanto la prima reale possibilità di superamento del “bicameralismo-perfetto” dopo settant’anni, ma anche un vero e proprio test sulla tenuta ed il futuro del governo guidato da Matteo Renzi.
Gli ingredienti ci sono tutti. Ce n’è abbastanza per arrivare alla conclusione, semplice ma non banale, che la primavera brasiliana e l’autunno italiano saranno determinanti per la tenuta politico-istituzionale dei due Paesi e per l’andamento stesso dell’economia di due tra le maggiori potenze mondiali.
Ho sempre cercato, con onestà intellettuale e correttezza professionale, di non utilizzare le colonne di questa rubrica per fare dell’inopportuna propaganda elettorale (pur non nascondendo o camuffando mai le mie opinioni e il mio punto di vista).
Lo scopo di questo mio ‘dialogo con il lettore’ è semmai quello di individuare alcuni spunti di riflessione, di carattere sociologico e culturale, politico ed economico, per condividere analisi e letture della realtà sui principali temi al centro dell’agenda dei nostri due Paesi o, più in generale, dello scenario internazionale.
Anche in questo caso, mantenendomi fedele a questi princìpi, vorrei limitarmi ad auspicare per l’Italia ed il Brasile un processo elettorale sereno e contraddistinto da quegli eccessi polemici che a volte impediscono la scelta serena e obiettiva da parte dell’elettore.
Il Brasile dovrà scegliere i nuovi amministratori delle sue città, e dovrà farlo in base ad un giudizio serio e approfondito su chi le ha governato fino ad oggi insieme ad una severa analisi dei profili e dei curriculum dei nuovi sindaci e amministratori.
L’Italia dovrà scegliere tra il mantenimento dell’attuale assetto istituzionale e l’approvazione della proposta già votata dalla Camera e dal Senato, che differenzierà il ruolo delle due Camere (fino ad oggi esattamente uguale) riducendo drasticamente il numero dei parlamentari e semplificando il processo legislativo.
Sarebbe sbagliato, ripeto, se l’elettore italiano o brasiliano votasse in base ad un senso di vendetta politica e non concentrandosi sul merito della sua importantissima scelta individuale. È questo il senso della democrazia e a volte, anche sulla spinta delle emotività se non dell’influenza dei mass media, rischiamo di perdere di vista il profondo valore e la diretta conseguenza delle nostre scelte.
L’augurio, quindi, è che i nostri Paesi possano uscire più forti e maturi dalla prossima stagione elettorale, e che questi due momenti democratici così delicati possano tradursi in un beneficio sociale ed economico, restituendoci un Brasile e un’Italia ancora più forti grazie al consolidamento dei valori di partecipazione e giustizia sociale alla base delle rispettive democrazie.