Il quadro previsivo, spiegano i tecnici di Palazzo Koch, risente della debolezza dello scenario internazionale, che riflette soprattutto il rallentamento delle economie emergenti, in linea con le valutazioni piu’ recenti delle organizzazioni internazionali. Continuerebbero a sostenere la crescita le condizioni monetarie ampiamente espansive, l’orientamento della politica fiscale e il permanere del prezzo del petrolio su bassi livelli. In questo quadro, la crescita dell’Italia sarebbe sospinta soprattutto dalla domanda interna.
I principali fattori di incertezza che gravano su questo scenario, si legge ancora nel documento della Banca d’Italia, sono di natura globale: una prosecuzione della fase di debolezza delle economie emergenti e una ripresa meno intensa di quelle avanzate potrebbero frenare gli scambi internazionali piu’ a lungo di quanto qui prefigurato; un aggravamento delle tensioni geopolitiche potrebbe tradursi in un aumento della volatilita’ dei mercati finanziari e dei premi per il rischio. Per contro, una maggiore crescita delle componenti interne potrebbe essere associata agli interventi delineati nel quadro programmatico presentato nel Documento di economia e finanza 2016, ma una valutazione dei loro effetti sara’ possibile successivamente alla definizione dei dettagli dei singoli provvedimenti.
L’inflazione rimarra’ ancora pari a zero nella media di quest’anno per poi risalire solo gradualmente (allo 0,9 per cento nel 2017 e all’1,5 nel 2018), riflettendo sia il contributo della componente importata sia quello dei prezzi interni, trainati soprattutto dalla ripresa ciclica dei margini di profitto. Secondo lo studio “al netto della componente energetica, l’indice dei prezzi al consumo aumenterebbe dello 0,6 per cento nel 2016, dell’1,0 nel 2017 e dell’1,5 nel 2018”.
Prosegue il miglioramento del mercato del lavoro in Italia, spinto “dal progressivo consolidamento dell’attivita’ economica e dagli interventi di sostegno alla domanda di lavoro”.
Il tasso di disoccupazione scenderebbe gradualmente, portandosi al 10,8 per cento nel 2018, oltre 1 punto percentuale in meno rispetto al 2015. (AGI)