Nessun caso accertato per ora. E le indagini sul caso di Livorno sono ancora aperte. Blue Whale insomma rimane un’ipotesi, resa solo più concreta da alcune testimonianze come quella della ragazzina di Pescara che, dopo aver accusato in classe un malore, ha detto di aver partecipato a questo gioco arrivando alla 49esima prova delle 50 previste dal gioco, che si conclude con la morte. E dalla confessione di uno dei presunti ideatori, che ha confessato di aver creato il gioco per “ripulire la società”. Ma le accuse a suo carico non sono state ancora confermate.
‘Stiamo collaborando con Interpol e Europol’
Difficile individuare cosa spinge davvero i ragazzi ad avvicinarsi al gioco. “Il Blue Whale è una delle tante armi che hanno i giovani per avviare atti di autolesionismo. Molte storie affondano nel disagio giovanile. Tanti ragazzi, già prede di fenomeni di cutting , cascano nel gioco facilmente. Invece in altri casi la spinta è arrivata da una pericolosa curiosità. Magari seguono l’amichetto e si ritrovano nella trappola”. Ad esserne attratti soprattutto ragazzini: “Le segnalazioni arrivano da tutto il territorio, si parla di adolescenti. Andiamo dalle ultime classi delle medie fino alle superiori. Ma ci cascano anche ragazzotti più grandi sui 19 anni”.
D’Amato ha confermato che la Polizia postale si sta muovendo in queste settimane con Interpol e Europol “Inoltre stiamo monitorando l’evoluzione degli hashtag. Per fortuna abbiamo dei canali diretti con Facebook e Twitter e altri importanti social network. A loro chiediamo log per identificare in tempo reale gli utenti”. (AGI)