Sulla questione dei vitalizi e delle pensioni dei parlamentari si è creata negli ultimi giorni molta confusione.
C’è una petizione promossa dal Fatto Quotidiano, che chiede di ricalcolare i vitalizi concessi in passato, per sostituirli con un calcolo basato sul metodo contributivo – in cui cioè si riceve in proporzione a quanto si ha versato come contributi previdenziali.
Il metodo contributivo è già in vigore dopo la riforma del 2012, che ha abolito i vecchi vitalizi per i parlamentari a partire dall’attuale legislatura. Vale la pena ripeterlo con chiarezza: gli attuali parlamentari non riceveranno un trattamento simile ai vecchi – e assai generosi – vitalizi, ma una più modesta pensione calcolata in base ai contributi versati.
La petizione del Fatto propone anche di alzare l’età pensionabile e di porre un tetto massimo ai trattamenti di 5 mila euro. Secondo i promotori, una riforma simile si potrebbe fare con una semplice decisione degli uffici di presidenza di Camera e Senato (rispettivamente 23 e 16 membri), senza bisogno di una legge.
C’è poi una proposta di delibera del Movimento 5 Stelle, che non interviene sui vitalizi ma sulle pensioni dei parlamentari e cambierebbe il regime solo per il futuro. È un testo molto breve – meno di una pagina – e anche questa delibera sarebbe approvata dagli uffici di presidenza di Camera e Senato, senza passare da un voto del Parlamento.
Infine c’è stato uno scambio sul punto tra Di Maio del M5S, e Tito Boeri, il presidente dell’Inps, che ha reso la discussione ancora più complessa.
Di Maio vs Boeri
Partiamo da quest’ultimo punto. Luigi Di Maio, ospite a Quinta Colonna, ha dichiarato che Boeri aveva dato ragione al M5S sul fatto che non serva una legge per modificare il regime pensionistico dei deputati ma una semplice decisione degli uffici di presidenza di Camera e Senato, iscrivendo il presidente Inps tra i sostenitori della proposta.
Boeri, che nell’intervista citata da Di Maio aveva parlato dei vecchi vitalizi e non delle attuali e future pensioni dei parlamentari, ha precisato che a quel momento non aveva ancora letto la proposta del Movimento 5 Stelle. Dopo averla vista, l’ha commentata così: “sembra contenga una forte incongruenza e sia scritta un po’ in fretta. Se vogliamo avere dei risparmi significativi, infatti, bisogna intervenire sui vitalizi in essere”.
Durissima la reazione di Di Maio, che ha pubblicato un post sul blog di Grillo insinuando che Boeri abbia ricevuto pressioni dopo essersi dichiarato a favore della proposta del M5S per ritirare il suo sostegno.
Sembra che abbia però ragione Boeri nel sostenere che lui e Di Maio stessero parlando di due cose diverse. Il presidente dell’Inps parlava infatti dei vitalizi in senso stretto, mentre l’onorevole pentastellato di quelli che lui chiama “i vitalizi mascherati”, ma che in effetti sono le attuali pensioni dei parlamentari.
La proposta del M5S
Vediamo dunque la proposta del Movimento di Grillo. In base a questa, i membri dell’attuale parlamento e quelli eletti in futuro avrebbero un regime pensionistico disciplinato dalle Leggi Dini e Fornero, e non un regime speciale.
In base a quello attuale, infatti, i parlamentari maturano la pensione dopo 4 anni e 6 mesi in cui hanno ricoperto la carica, che gli viene corrisposta a 65 anni (60 se restano in carica per due o più legislature) e il cui valore è di poco meno di mille euro (che aumenta se aumentano gli anni di carica).
Nella proposta del M5S non vengono dunque toccati i vitalizi, che sono invece il bersaglio delle critiche di Boeri e anche della petizione sostenuta dal Fatto Quotidiano, promossa dagli autori del libro “Orgoglio e Vitalizio”, Di Nicola, Pintoni e Velardi (Paper First, 2017). Secondo la petizione: “C’è un esercito di oltre duemila ex deputati e senatori che gode di questi ingiustificati trattamenti. In base ai quali persino chi non ha mai messo piede in Parlamento o ha partecipato a pochissime sedute delle Camere riscuote assegni di circa 2.000 euro netti mensili. Magari sommandoli ad altri vitalizi delle Regioni o del Parlamento europeo, oppure a trattamenti pensionistici maturati per le attività lavorative svolte. Per non parlare dei parlamentari eletti per più legislature, che arrivano ad incassare anche oltre 10 mila euro netti mensili”.
La petizione del Fatto Quotidiano
E dunque perché il Movimento 5 Stelle non ha fatto propria la petizione sostenuta dal Fatto, che ha il privilegio di intervenire sui vitalizi veri e propri oltre che sulle pensioni?
Proprio sul giornale di Travaglio, Di Maio ha dichiarato: “Condividiamo la proposta del Fatto sui vitalizi, ma non ci aspettiamo nulla da questo Parlamento. Chiediamo almeno per la XVII legislatura di equiparare le pensioni dei parlamentari a quelle dei cittadini. Siamo d’accordo sul ricalcolo con il sistema contributivo e sul fatto che sia necessario abolire i vitalizi, ma per ora possiamo solo pressare affinché venga approvata la nostra proposta. Poi, il resto lo faremo quando saremo al governo”.
Di Maio non lo dice esplicitamente, ma il nocciolo della questione è che la petizione del Fatto potrebbe non essere concretamente fattibile, per come è espressa. Non è cioè possibile intervenire sui vitalizi dati in passato, che sono diritti acquisiti, con una semplice decisione degli uffici di presidenza di Camera e Senato. Il rischio, paventato anche da uno dei parlamentari di Scelta Civica – Mariano Rabino – che ha comunque sottoscritto la petizione, è una valanga di ricorsi ai giudici.
Abbiamo sentito l’ex presidente della Corte Costituzionale Ugo De Siervo, che ci ha confermato come “il principio di irretroattività abbia un peso in questo frangente” e che “se si vuole intervenire in materia che si faccia una legge, meglio evitare una semplice decisione degli uffici di presidenza delle due Camere”.
Dunque, come del resto sembra sottintendere Di Maio, sui vitalizi deve intervenire il Parlamento se si vuole scongiurare il rischio di un annullamento del provvedimento in sede giurisdizionale. La proposta di delibera del M5S, invece, non riguarda i vitalizi ma le pensioni dei parlamentari attuali e futuri, e dovrebbe poter essere approvata con una semplice decisione degli uffici di presidenza di Camera e Senato.
La presidente della Camera Laura Boldrini poi, secondo quanto sostiene il blog di Grillo, avrebbe già promesso di calendarizzare la proposta del M5S la settimana prossima nell’ufficio di presidenza della Camera.(AGI)