Per questo si tengono lezioni specifiche, in ambienti tipici del territorio curdo: dalla “urban operation”, focalizzata sulle tecniche di guerriglia urbana, al “counter improvised explosive devices” per disinnescare le mine nascoste dai jihadisti, fino all’esercitazione al poligono di tiro con i Kalashnikov Ak-47 e i fucili d’assalto M-16. “Gli addestramenti partono dalle base – dice uno dei trainer italiani – per il semplice motivo che i peshmerga sono un esercito valoroso, organizzato e con ampia conoscenza del territorio, ma sono privi della tipica strutturazione militare fatta di azione e prevenzione”. Particolarmente efficaci gli addestramenti di “combat care under fire” per imparare come tamponare le ferite riportate sul fronte e che, dice uno dei peshmerga, “ci sta consentendo di limitare il numero di morti e mantenerci operativi con un numero di uomini notevole”. Nel frattempo, infatti, i peshmerga sono impegnati in combattimento a poche ore di strada dalla base, tra Mosul e il distretto di Hawija. “Sono soddisfatto del lavoro fatto – conclude il generale Ceravolo – e ci viene riconosciuto anche dalla controparte irachena”. (AGI)