Comunità Italiana

Caso Raggi

Virgini Raggi

Con la notifica di conclusione formale delle indagini giunta dalla Procura di Roma, è ufficiale: la sindaca di Roma, Virginia Raggi, rischia di essere processata per falso e abuso d’ufficio in merito, rispettivamente, alle nomine di Renato Marra (fratello dell’ex capo del personale del Comune, Raffaele Marra, arrestato il 16 dicembre con l’accusa di corruzione) a capo del dipartimento Turismo del Campidoglio e di Salvatore Romeo a capo della segreteria. Appena un anno fa Raggi avrebbe potuto essere costretta a lasciare il Movimento Cinque Stelle. Era bastato infatti un avviso di garanzia per sospendere dal partito il primo cittadino di Parma, Federico Pizzarotti. Scattò invece l’espulsione per la prima cittadina di Quarto, Rosa Capuozzo, finita nei guai per una vicenda di presunti abusi edilizi commessi dal marito e per alcune nomine che spinsero alcune testate a parlare di una “parentopoli” in salsa pentastellata.

La “svolta garantista”

Secondo le vecchie logiche, la sindaca avrebbe già dovuto lasciare la poltrona, il partito o entrambi. Lo scorso 3 gennaio, però, gli iscritti pentastellati hanno approvato a larghissima maggioranza un nuovo codice etico, più garantista, che lascia ai vertici del partito ampia discrezionalità nel valutare la posizione degli esponenti coinvolti in un procedimento giudiziario. Una mossa che era stata letta da più parti come uno scudo per mettere al riparo Virginia Raggi da una bufera che sembrava ormai inevitabile, mentre cresceva l’irritazione della base per il profilo poco trasparente di alcuni uomini a lei vicinissimi. Che il vento fosse cambiato era però apparso già evidente dall’atteggiamento più morbido nei confronti del sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, anch’egli indagato per abuso d’ufficio.

Cosa rischia Virginia Raggi

In attesa della sentenza di primo grado, la sindaca non ha quindi alcun obbligo di dimissioni ma può scegliere la strada dell’autosospensione “a tutela dell’immagine del movimento”. Difficile comprendere se i vertici del partito possano obbligarla a compiere questo passo, in una fase nella quale sui pentastellati pesa anche la tempesta che ha investito la sindaca di Torino, Chiara Appendino dopo l’episodio di Piazza San Carlo. Di fatto il pallino è in mano a Beppe Grillo, al Collegio dei Probiviri e al Comitato d’appello, che possono decidere di sanzionare la sindaca anche a prescindere dal corso delle indagini, qualora il comportamento dell’interessato sia considerato grave.

Ecco cosa prevede l’attuale codice etico del Movimento Cinque Stelle, disponibile sul blog del partito: