Comunità Italiana

Cooperazione attivae concreta

In intervista esclusiva a Comunità la Vice Presidente della Camera italiana, Marina Sereni, afferma che le relazioni tra Italia e Brasile sono più che solide, nonostante il momento “peculiare” che sta attraversando il gigante sudamericano

Dopo un anno e mezzo il gruppo di Amicizia Parlamentare Italia-Brasile si è riunito nuovamente, questa volta non nella capitale italiana, ma in quella brasiliana, a Brasilia. La V riunione della Commissione di collaborazione italo-brasiliana si è svolta il 5 e 6 luglio presso la Camera dei deputati brasiliana. La delegazione italiana è stata guidata dalla Vice Presidente della Camera dei Deputati, On. Marina Sereni, che ha una conoscenza approfondita della politica brasiliana e considera Italia e Brasile due Paesi amici che hanno “un’infinità di relazioni e molteplici motivi per continuare a collaborare insieme a prescindere dal colore dei governi e dalle vicende politiche interne di ciascuna nazione”. Oltre alla riunione parlamentare, la delegazione di Montecitorio insieme al nuovo ambasciatore d’Italia in Brasile, Antonio Bernardini, si è riunita con il Ministro della Difesa brasiliano, Raul Jungmann, con il Ministro della Salute, Ricardo Barros, e con il presidente ad interim, Michel Temer.
Nel corso della visita in Brasile, i parlamentari italiani hanno incontrato i rappresentanti della comunità italiana anche a San Paolo nell’Edificio Italia e presso il Consolato italiano a Rio de Janeiro. Comunità ha rivolto alcune domande all’onorevole Sereni in un’intervista esclusiva in cui oltre ai rapporti tra Italia e Brasile, ha illustrato la situazione europea attuale e ha spiegato il prossimo appuntamento dei cittadini italiani al Referendum Costituzionale ad ottobre.

Comunità Italiana — È vero che si era pensato di posticipare questo incontro dovuto alla delicata situazione che sta affrontando il Brasile?
Marina Sereni — Avevamo chiesto ai colleghi brasiliani se ritenevano di confermare o se volevano posticipare perché ovviamente avevamo concordato una data prima che si aprisse questa crisi istituzionale sia sul versante del governo che su quello del Parlamento e quindi ci è sembrato corretto chiedere che cosa volessero fare e loro hanno scelto di mantenere questo impegno e devo dire che avevano ragione perché la commissione bilaterale è stata molto produttiva. Abbiamo lavorato molto bene, è stato persino una sorpresa per me perché immaginavo un clima di maggiore tensione all’interno delle forze politiche brasiliane, cosa che naturalmente c’è. Io conosco lo scontro che c’è tra le attuali forze che sostengono il governo e le forze che invece sono all’opposizione, conosco i giudizi che si sono dati sulla procedura di impeachment nei confronti della Rousseff e anche sulla vicenda del presidente della Camera, Eduardo Cunha, perché il paradosso è che siamo arrivati con due vertici entrambi in situazione di sospensione [dichiarato poche ore prima che Eduardo Cunha annunciasse le sue dimissioni]. Una situazione molto peculiare, però i colleghi parlamentari brasiliani sono stati molto bravi perché hanno guidato questa discussione senza nascondere ovviamente le differenze, ma abbiamo tenuto i contenuti che ci interessavano. Italia e Brasile sono due paesi amici che hanno un’infinità di relazioni e hanno molteplici motivi per continuare a collaborare insieme e questo un po’ prescinde dal colore dei governi e anche dalle vicende politiche interne di ciascun paese e questo è stato possibile perché la diplomazia parlamentare per sua natura è pluralista. Noi e loro avevamo sia maggioranza che opposizione nella delegazione, quindi essendo dei parlamenti e non dei governi che si stavano confrontando è stato molto più semplice e anche molto più produttivo.

CI — Durante questo incontro sono stati trattati vari temi riguardanti il settore economico, culturale, sociale e ambientale. Qual è la sua riflessione sulla V riunione della Commissione di Collaborazione Italia- Brasile?
MS — La mia riflessione è che i temi economici variamente intesi abbiano in questo momento la prevalenza per i colleghi brasiliani, ma per alcuni aspetti anche per noi. Il tema di come sostenere le imprese e il terzo settore, le piccole e medie imprese a creare occupazione e ricchezza è centrale in Europa e in Italia perché anche se ci sono dei segni positivi di ripresa, sono dei segni ancora molto modesti e qui in Brasile perché siamo in piena recessione. Abbiamo un rallentamento dell’economia mondiale che in modi diversi tocca sia l’Europa e l’Italia che il Brasile. Di fronte a questo, sia negli incontri collaterali, sia nella discussione con i colleghi brasiliani abbiamo sentito che c’é un grande interesse per la dimensione delle imprese italiane, cioè per quelle imprese piccole e medie che possano essere un po’ d’esempio anche per lo sviluppo di una nuova fase dell’economia brasiliana. Poi ho trovato molta sintonia, molto interesse sui valori: la cultura, l’immigrazione, cioè come riuscire a far partecipare i cittadini italiani e brasiliani in maniera tale anche da rafforzare e rinnovare questi legami perché i nostri italiani che sono venuti qui nel passato hanno costruito un pezzo del Brasile, sono stati un pezzo di questo grande Paese. È stato molto interessante che ieri un po’ a latere rispetto alla Commissione abbiamo tenuto una riflessione pubblica sulle leggi sull’immigrazione.

CI — In che modo l’Italia può aiutare ad affrontare questa questione?
MS — Il Parlamento brasiliano sta facendo una nuova legge e abbiamo avuto un confronto con la deputata Furlan che è la presidente della Commissione Speciale fatta dalla Camera per costruire questa nuova legge. Noi abbiamo raccontato la nostra esperienza, la legge Turco-Napolitano, poi le modifiche volute con la Bossi-Fini, la situazione diciamo ordinaria e quindi i principi che hanno regolato l’accoglienza in Italia in questi decenni, ma anche la situazione particolarissima e di emergenza che stiamo vivendo ora e la nostra discussione in Europa. Quando abbiamo finito questo seminario il presidente della Commissione Esteri ci ha detto una cosa che a me ha colpito molto raccontandoci che un funzionario dello Stato gli disse un giorno “quando i passaporti non erano elettronici e c’erano ancora le foto che si incollavano, i passaporti brasiliani erano molto ricercati nel mercato illegale perché qualsiasi foto poteva andare bene”. Lui ci ha raccontato questo dialogo per dire: il Brasile è un Paese di diversità che è diventato grande grazie a queste diversità e quindi questo anche per noi, per l’Europa, ma anche per l’Italia, è molto interessante. Infatti il collega, Fabio Porta, non casualmente, ha ricordato di aver presentato una proposta di legge affinché nelle scuole italiane si insegni la storia dell’emigrazione italiana perché oggi vediamo le persone che vengono a cercare un rifugio o una possibilità di vita nelle nostre città, ma noi abbiamo avuto milioni di persone dall’Italia che sono partite per venire in America Latina e in tante parti del mondo. Quindi la storia ci dovrebbe aiutare a gestire anche l’oggi.

CI — Oltre alla riunione della Commissione di Collaborazione Italia-Brasile, vi siete incontrati con il ministro della Difesa, Raul Jungmann, ma anche con il presidente della Repubblica in esercizio, Michel Temer. Quali sono stati i temi trattati?
MS — Con il ministro abbiamo trattato temi più concreti. Noi siamo insieme in UNIFIL: l’Italia guida la parte terrestre della missione in Libano e il Brasile guida la parte marittima, cioè il pattugliamento delle acque davanti al Libano. Mentre con il presidente Temer è stato davvero un saluto nel quale lui ci ha voluto trasmettere due messaggi: uno sull’importanza dei parlamenti, ci ha detto “io capisco molto bene il lavoro che fate perché sono stato per una vita in Parlamento, quindi il mio profilo è di un uomo che ha vissuto nel Parlamento fino a poco tempo fa”. L’altro messaggio era relativo all’importanza dei rapporti positivi tra l’Italia e il Brasile. Ho avuto la sensazione che al di là dello scontro in atto e al di là della provvisorietà delle istituzioni che in questo momento guidano il Paese c’è però una grande voglia di attrarre iniziative italiane e di avere una cooperazione tra pari, per esempio sui livelli delle tecnologie, su come far crescere il Brasile senza essere su un piano di disparità e noi siamo da questo punto di vista percepiti, credo anche giustamente, un Paese che può essere d’aiuto al Brasile senza avere la pretesa di fare da soli.

CI — L’ultima riunione è stata a Roma nel 2014, Lei in uno dei suoi interventi ha accennato come a distanza di un anno e mezzo tutto è cambiato, non solo in Brasile, ma anche a livello europeo.
MS — Ho voluto segnalare questo perché naturalmente non conduciamo un confronto fuori dal contesto. La situazione europea è diventata più complessa: da una parte ci sono segnali di ripresa, ma dall’altra ci sono segnali di sfilacciamento e di disgregazione, l’ultimo molto serio è quello del referendum britannico. Noi pensiamo che l’Europa sia un progetto non solo da mantenere, ma da consolidare e da proteggere e quindi pensiamo che ci sia bisogno anche di cambiamenti perché il progetto europeo si mantiene se trova la dimensione giusta. Probabilmente è ormai inevitabile che i Paesi europei, in particolar modo quelli dell’Eurozona, trovino il modo di integrarsi di più avendo anche dei cerchi concentrici, avendo quindi un’Europa a più velocità.

CI — Secondo Lei quali saranno le conseguenze per l’ltalia dopo Brexit? Alcuni specialisti la considerano un’opportunità per l’Italia per incrementare la sua influenza all’interno dell’Unione Europea. Cosa ne pensa?
MS — Diciamo che c’è un qualcosa di vero in questo, intanto è difficilissimo ancora prevedere seriamente quali sono le conseguenze sui singoli paesi e sui singoli settori. Credo abbia fatto bene il Parlamento Europeo, la Commisione Europea e anche i 27 capi di Stato e di governo quando si sono incontrati senza il premier Cameron a dire “fate una proposta rapidamente” perché è vero, la procedura prevede che ci sia una proposta formale del governo britannico per cominciare ad avviare il negoziato sull’uscita, ma dato che il negoziato è complesso, non è giusto tenere l’Unione Europea in una situazione di incertezza ed è un paradosso vedere ora che i leader che hanno guidato il fronte della Brexit, se ne stanno andando tutti, cioè hanno compiuto una scelta assolutamente irresponsabile e poi non si sono preparati per seguire le conseguenze. Questo è un segnale molto preoccupante. Dall’altro versante è vero che la Gran Bretagna non era nell’euro e quindi la sua uscita è un problema, ma non è insormontabile se viene gestito. Ed è vero che un Paese grande come l’Italia che è uno dei sei Paesi fondatori, può avere in questa fase una funzione che superi una dinamica solo franco-tedesca. Questa crisi dell’Europa non si può gestire con un asse tradizionale franco-tedesco e questo può aprire oggettivamente uno spazio per un ruolo politico dell’Italia.

CI — A breve Rio ospiterà le Olimpiadi. Cosa si aspetta da questo evento internazionale? Parlando di Giochi Olimpici è inevitabile pensare alla candidatura di Roma 2024. Il neo sindaco di Roma, Virginia Raggi, prima di essere eletta ha espresso pareri contrari riguardo la candidatura. Cosa pensa di questa situazione?
MS — Per le Olimpiadi a Rio abbiamo sentito che c’è un grande lavoro. Ci sono anche critiche su come il Brasile ha gestito la preparazione a questa scadenza, ma siccome noi siamo amici del Brasile, ci auguriamo con tutto il cuore che in questi ultimi giorni ci sia un rush finale e vada tutto perfettamente e che questo evento abbia un grande successo perché è un bene per il Brasile, è un bene per i lavoratori che hanno un’occupazione attorno alle Olimpiadi ed è un bene per l’umanità perché le Olimpiadi sono sempre un segno di pace, di dialogo tra i popoli. Quindi è positivo, speriamo che vada tutto bene. Quanto a Roma non lo so, ovviamente adesso vale per la sindaca Raggi quello che vale per ciascuno che vince le elezioni e va al governo, adesso deve dimostrare di essere in grado di gestire questa grande e bellissima città che è la nostra capitale. Sulle Olimpiadi ha tenuto una posizione un po’ ondivaga in campagna elettorale, è chiaro che la candidatura di Roma non si può gestire, o si può gestire molto male, contro l’amministrazione capitolina. Quindi se ritiene di avere la forza per cambiare un po’ la posizione iniziale e dire “sì, la candidatura rimane, noi la sosteniamo e la prepariamo a gestirla” bene, altrimenti mi sembra certo che questo indebolisca molto la proposta italiana.

CI — Il referendum costituzionale ad ottobre sarà un appuntamento molto importante al quale sono chiamati a votare anche gli italiani e italo-discendenti che risiedono all’estero. Secondo un recente sondaggio in Italia il 60% degli italiani non conosce il merito del quesito e la situazione all’estero non è molto differente. Questo non la preoccupa?
MS — Ancora c’è un po’ di tempo per conoscerlo. A San Paolo ho incontrato il presidente della Camera di Commercio italo-brasiliana, Edoardo Pollastri, il quale mi ha detto di aver accettato di coordinare e presiedere un comitato per il sì. Gli italiani interessati si stanno iniziando ad organizzare e naturalmente questo consentirà di fare un po’ di informazione perché la riforma a mio avviso è equilibrata, non sarà perfetta, ma sicuramente è un grande passo avanti per dare all’Italia delle istituzioni più efficienti e un sistema più stabile. Bisogna farlo conoscere ai cittadini. La prima cosa è piuttosto che fare una guerra ideologica tra il sì e il no, cercare di dare agli elettori gli strumenti per farsi un’idea e credo che uno dei lavori che i parlamentari debbano fare in questa fase è proprio questo.

CI — Il premier italiano, Matteo Renzi, ha detto che se non vincerà il sì, si ritirerà dalla politica. Lei cosa ne pensa di questa personalizzazione del referendum?
MS — Il referendum è sulla Costituzione, non è sul governo. Incontro tante persone che non sono di centro-sinistra o che magari non condividono tutto quello che fa il governo, ma che hanno letto la riforma e che la considerano positiva, quindi io mi auguro non che si spoliticizzi la discussione perché è un tema squisitamente politico la Costituzione, ci mancherebbe altro, ma che la si departitizzi. Non è la riforma di un partito o di un governo, è la riforma del Parlamento e i cittadini la debbono valutare in quanto tale.

CI — Non è la sua prima volta che si reca in Brasile, cosa le piace di questo Paese e cosa la colpisce di più?
MS — Il Brasile io lo conosco poco, conosco molto bene la politica brasiliana perché sono sempre venuta per ragioni politiche e istituzionali, sia quando ero responsabile esteri dei Democratici di Sinistra e poi successivamente da parlamentare. È un Paese molto bello, molto grande, ha un grande cuore, molta generosità. È un Paese che ha delle contraddizioni, come tanti Paesi nel mondo. Abbiamo visto negli ultimi 10, 15 anni anche grandi progressi perché tante persone sono uscite dalla povertà e per quanto si possa criticare il governo del PT ci sono stati dei risultati difficilmente discutibili, naturalmente ci sono anche delle contraddizioni che sono chiarissime e riguardano il sistema politico-istituzionale. Questo Paese avrebbe bisogno, come per altro l’Italia, di una riforma politica, di una riforma istituzionale.

Deputati italiani soddisfatti degli incontri con i parlamentari brasiliani
I deputati eletti nella cricoscrizione America Latina, Renata Bueno e Fabio Porta insieme al deputato del Movimento 5 Stelle, Mirko Busto, erano i componenti della delegazione di Montecitorio in Brasile guidata dalla vice presidente della Camera dei deputati Marina Sereni. Secondo Porta gli incontri tra parlamentari italiani e brasiliani sono importantissimi.
— Servono non soltanto a fare diplomazia parlamentare, ma anche a entrare nel merito di questioni che possono essere risolte nella cooperazione tra deputati italiani e brasiliani — ha aggiunto.
La dichiarazione finale firmata dal gruppo di Amicizia Parlamentare Italia-Brasile prevede anche una serie di iniziative su questioni di reciproco interesse, tra cui Porta cita la partecipazione politica degli stranieri alle elezioni, l’assistenza sanitaria agli italiani in Brasile o ai brasiliani in Italia, l’applicazione di alcuni accordi che ancora non sono operativi, come quello del riconoscimento delle patenti e dell’adesione del Brasile alla Convenzione dell’Aja.
Bueno ha ricordato gli incontri con il ministro della Difesa, Raul Jungmann, con il ministro della Salute, Ricardo Barros, che è stato il presidente del gruppo dei parlamentari brasiliani e con il presidente ad interim, Michel Temer.
— Temer è stato molto contento di questo incontro e sicuramente, come ho detto a lui, ci sono molti punti che trattiamo in generale per gli stranieri in Brasile, però con l’interesse dei nostri italiani perché il Brasile è ancora un Paese molto chiuso nel rapporto con l’estero e con gli stranieri, soprattutto con quelli in territorio — ha dichiarato la deputata italo-brasiliana.