Dopo Riad, Donald Trump vola in Terra Santa prima di venire in Italia. Oggi e domani sarà in Israele e Cisgiordania e incontrerà il premier Benjamin Netanyahu e a Betlemme, il leader dell’Autorità nazionale palestinese, il presidente Abu Mazen.
Il sogno di Trump: riattivare processo di pace
Sarà il conflitto israelo-palestinese il tema centrale della ‘due giorni’ del presidente americano che ha l’ambizione di riattivare il negoziato di pace e arrivare dove nessuno dei suoi predecessori è giunto, “l’accordo più difficile da raggiungere”, come ha detto egli stesso, la pace tra israeliani e palestinesi.
Come si legge sul Fatto che cita fonti Usa, i passi che Trump vuole fare riguardano per Israele “il freno degli insediamenti e il miglioramento dell’economia palestinese“, mentre per questi ultimi “la fine dell’istigazione e della violenza verso lo stato ebraico”. Per le stesse fonti “si è ancora ai primi passi nel riavvio dei negoziati”. Secondo Haaretz tra le proposte per alleviare l’economia palestinese ci sono “l’apertura continua del valico di Allenby tra Cisgiordania e Giordania in modo da consentire un più facile transito, il miglioramento dei passaggi della Cisgiordania al fine di facilitare i lavoratori palestinesi e lo sviluppo delle aree industriali a Tarkumia nei pressi di Hebron e Jalma vicino Jenin. Inoltre, azioni per aumentare le condizioni dei commercianti di Gaza”.
Oltre agli incontri istituzionali, il presidente americano visiterà il memoriale dell’Olocausto, Yad Vashem, il Santo Sepolcro, che è il luogo più sacro del cristianesimo, e poi sempre nella Città Vecchia di Gerusalemme, a pochi centinaia di metri di distanza, sarà il primo presidente americano in carica a visitare il Muro del Pianto
Cosa ha detto Trump in Arabia Saudita
A Riad il presidente Usa ha fatto uno dei discorsi più importanti da quando è alla guida degli Stati Uniti e, come si legge su La Stampa, ha lanciato un appello ai Paesi arabi perché fermino il terrorismo.
Sul quotidiano torinese si legge un’analisi del discorso di Trump: “Sottolinea che il 90 per cento delle vittime del terrorismo sono musulmane e che spetta alle nazioni del Medio Oriente sconfiggere l’estremismo. Dobbiamo ‘restare uniti contro l’uccisione di musulmani innocenti, l’oppressione delle donne, la persecuzione degli ebrei e il massacro dei cristiani’, insiste”.
Il presidente Usa ai Paesi arabi: “Fate la vostra scelta contro l’estremismo”
Il ‘patto’ con i Paesi arabi in sei punti
Su Repubblica si sottolinea che nel discorso di Trump c’è un elemento di rottura col suo predecessore: “realismo fondato sui principi”, che il presidente declina così: “la sicurezza si costruisce nella stabilità, noi non molleremo i nostri alleati”. Sul Corriere della sera viene analizzato il “patto” di Trump con gli arabi in sei punti chiave:
- Donald Trump offre al mondo arabo-musulmano «amicizia, pace e amore», ma soprattutto un progetto strategico, segnato dal pragmatismo.
- E’ la battaglia tra il bene e il male e il male «è la crisi dell’estremismo islamico che ispira i gruppi terroristi islamici». Espressioni più sfumate rispetto a «terrorismo radicale islamico».
- Il presidente Donald Trump assicura l’appoggio degli Stati Uniti, “ma i Paesi del Medio Oriente non possono aspettare la potenza americana per schiacciare il nemico”.
- Per decenni l’Iran ha portato distruzione e morte in Israele, in America. Ora conduce una politica di aggressione e destabilizzazione nelle regione.
- Circa 350 miliardi di investimenti diretti faciliteranno i rapporti politici tra Usa e Arabia Saudita. Il grosso del portafoglio è il contratto con la Lockheed Martin: 110 miliardi di dollari subito per la fornitura di armi, equipaggiamenti e sistemi anti missili. Ma sono 23 i capitoli della grande intesa. Il governo di Riad comprerà tecnologia e beni di consumo negli Stati Uniti.
- L’annuncio del viaggiio in Israele e in Vaticano. “Se le tre religioni saranno in grado di collaborare, allora la pace nel mondo sarà possibile, anche la pace tra Israele e Palestina”. (AGI)