Dieci anni insieme

Nel 2007 pubblicavo il mio primo articolo su ComunitàItaliana: il bilancio di un’esperienza e una riflessione sull’informazione italiana nel mondo
Dieci anni fa pubblicai la mia prima “coluna” mensile sulle pagine di ComunitàItaliana. Era l’inizio di una bellissima esperienza, un contatto costante, anche se a distanza, con migliaia di lettori italiani e brasiliani. Voglio utilizzare la pagina di questo mese per ringraziare il Direttore Pietro Petraglia, al quale devo l’onore di questa presenza fissa nella rivista, e insieme a lui tutti i suoi collaboratori e, ovviamente, tutti i lettori affezionati a quella che, con una punta di orgoglio, si autodefinisce “a maior mídia da comunidade ítalo-brasileira”. Occupandomi da oltre vent’anni della presenza della collettività italiana in Brasile e nel mondo, so bene quanto di eroico c’è nella storia delle principali pubblicazioni italiane all’estero; una missione, quella dei giornali e delle riviste italiane nel mondo, estremamente utile per il potenziamento del “Sistema Italia” e per dare senso e spessore alla partecipazione consapevole e informata dei nostri connazionali che vivono all’estero la vita del Paese.
Non sempre le nostre istituzioni e le imprese italiane si sono dimostrate attente e sensibili a queste realtà, che andrebbero sostenute non soltanto per il loro precipuo valore culturale e di integrazione sociale, ma proprio perché esercitano una funzione strategica nel processo di internazionalizzazione dell’Italia nel mondo. Un valore ed una funzione che il bilinguismo di questi organi di informazione contribuisce a rendere ancora più esclusivo e sofisticato.
Grazie, allora, a ComunitàItaliana e alle centinaia di pubblicazioni esistenti nel variegato e ricchissimo mondo degli italiani e degli “italici” all’estero: quotidiani, settimanali, mensili, giornali on-line, agenzie e portali nati per rivolgersi a questa realtà o, più spesso, essi stessi frutto ed espressione della comunità italiana che vive nel mondo. Un sistema informativo che, come le nostre collettività, riesce a coniugare il legame con la storia e la cultura italiana con un altrettanto forte vincolo socio-culturale con i Paesi nei quali queste grandi collettività si sono ormai integrate da tempo. Ed è proprio questo il valore unico e inestimabile di questi strumenti, veri e propri ambasciatori di italianità nel mondo: coniugare e tradurre culture diverse in un inedito ‘mix’ informativo capace di dare forza e potenza ancora maggiore all’influenza italiana nel mondo.
Ricordo bene l’argomento e la foto al centro di quel mio primo articolo di dieci anni fa. Scrivevo della visita dell’allora Presidente del Consiglio Romano Prodi in Brasile e raccontavo di averlo invitato a non seguire l’invito che l’editoriale del Corriere della Sera di quel giorno gli indirizzava: “Pensa al business e non perdere tempo con i rappresentanti dell’emigrazione italiana!”. A Prodi spiegai che quest’antitesi non esisteva e che, al contrario, occuparsi degli italiani in Brasile era una delle maniere migliori per rafforzare i rapporti economici e commerciali tra i due Paesi.
Anche per quest’oggi, come dieci anni fa, c’è ancora tanto bisogno di un’informazione degli e per gli italiani all’estero; altrettanto necessaria sarebbe forse un’adeguata informazione per gli italiani d’Italia, spesso troppo distanti e disinformati sulla realtà della straordinaria presenza degli italiani nel mondo. Ma questa, forse, è un’altra storia…