Il dossier su Donald Trump andava pubblicato. Anche se di difficile, se non impossibile, verifica. Anche se conteneva degli errori. Perché il giornalismo è entrato in una nuova era, in cui non è più filtro rispetto al pubblico ma canale di diffusione di quello che gira, anche tutte le follie su internet, perché portrarle alla luce e sottoporle al pubblico è il modo corretto di gestirle e (eventualmente) disinnescare le bufale. Il direttore di BuzzFeed, Ben Smith, non ha dubbi e rivendica la scelta. Una decisione che ha suscitato critiche trasversali nel mondo dei media e l’attacco diretto del presidente eletto che ha definito il celebre sito fondato da Jonah Peretti, “un mucchio di spazzatura”.
Pietra dello scandalo è un documento esplosivo di 35 pagine (il pdf qui), un rapporto non verificato dell’intelligence dal quale emergerebbero contatti frequenti tra rappresentanti di Trump e intermediari del governo di Mosca durante la campagna elettorale. Ma anche dettagli a sfondo sessuale sulla vita privata del presidente eletto. La fonte sarebbe un ex 007 britannico che avrebbe confezionato il documento ‘confidenziale’ per conto degli avversari politici del presidente eletto. E secondo gli utenti del forum “Politically Incorrect” (/pol/) di 4chan il dossier conterrebbe bufale, totalmente inventate.
Smith, “il documento girava nelle alte sfere. Era necessario portarlo alla luce”
Una storia delicata, con tantissime ombre e alcuni errori grossolani. Ma andava pubblicata lo stesso, ha ribadito Smith in diverse interviste e confronti, pur nella consapevolezza dell'”equilibrio incredibilmente difficile” da gestire. “Era una storia reale su un documento reale che è realmente circolato nelle alte sfere del Paese. Ritengo che se persone a quel livello non solo lo vedono ma prendono decisioni basandocisi sopra, è giusto dirlo al tuo pubblico e rispettare il fatto che possa dire – sembra un’assurdità”, ha spiegato il direttore del sito. Pubblicare il dossier “era assolutamente la cosa giusta da fare”.
Critici e sostenitori: “E’ un punto di non ritorno” vs “no, è servizio pubblico”
Se per Margaret Sullivan, editorialista del Washington Post, Smith sta “scivolando giù per un pendio scivoloso dell’etica dal quale non c’è ritorno”, Glenn Greenwald, il giornalista che portò alla luce le rivelazioni di Edward Snowden sulle attività dell’Nsa americana, si è detto convinto che “BuzzFeed abbia compiuto un importante servizio giornalistico mettendo fine alle speculazioni e permettendo a tutti di vedere che razza di documento ridicolo fosse”.
Per BuzzFeed “il giornalismo che conoscevamo è finito, è una nuova epoca”
Smith, da parte sua, ha spiegato a più riprese il suo pensiero, anche pubblicando su Twitter la nota inviata allo staff interno del sito di informazioni. Qui, tra le altre cose, sottolinea anche come la decisione di pubblicare il dossier sia frutto di “come vediamo il lavoro dei giornalisti nel 2017”.
E ritornando proprio su questo punto così controverso e dibattuto – il giornalismo del futuro, il nodo delle fonti, il ruolo dell’informazione – il direttore di BuzzFeed ha sostenuto che “viviamo in un’epoca in cui non dobbiamo ignorare le dichiarazioni false, è un ambiente in cui non possiamo più permetterci questo lusso, in cui l’eredità dei media si è via via allontanata dalla possibilità di dire che queste sono tutte follie su internet, che non vogliamo averci a che fare, che ne resteremo fuori e che lasceremo che si diffondano”.
Al contrario, “credo che questo sia un luogo in cui la luce solare è un disinfettante”. Esporre tutto all’opinione del pubblico è, per Smith, la soluzione. I tempi in cui il giornalismo era il “guardiano dell’informazione” non esistono più. “Che fosse bene o male, non è più l’oggi”, ha decretato.(AGI)