Quanto all’Italia, sta gradualemente ripartendo. Ne è convinto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha inviato un messaggio di saluto all’assemblea generale di Confcommercio: “L’Italia sta gradualmente ripartendo: i segnali di riavvio dell’economia, seppur ancora contenuti e soggetti a incertezza, sono sostenuti dalla domanda interna, che evidenzia l’importanza dei consumi delle famiglie”.
Intanto da Parigi arriva l’eco dell’Ocse: l’economia globale, a sette anni dalla crisi finanziaria, “non è ancora tornata ai livelli pre-crisi” e “sono essenziali” nuove riforme strutturali, che favoriscano la produttività e gli investimenti. Secondo il Business and Financial Outlook dell’organizzazione, dedicato alla frammentazione economica, “nonostante le politiche di allentamento monetario, le riforme sulla regolamentazione finanziaria e le risoluzioni del G20 per favorire le riforme strutturale” l’economia mondiale “non ha fatto grandi progressi”. Per l’Ocse due sono i principali ostacoli: “La stagnazione nella crescita degli investimenti” e la “regolamentazione bancaria e dei crediti deteriorati”, o non performing loans (Npl). Per far fronte a queste sfide e rinvigorire la crescita, sostiene l’Ocse, “sono essenziali le riforme strutturali”, o meglio “occorre implementare nuove politiche strutturali che stimolino gli investimenti e la crescita della produttività”. Più nel dettaglio l’Ocse cita “intelligenti” politiche di bilancio che aiutino la ricerca e lo sviluppo e una “maggiore apertura dei mercati”.
Draghi ha spiegato che l’incertezza sulla stabilità istituzionale in Europa deprime gli investimenti: “L’assetto istituzionale dell’Eurozona è incompleto – ha osservato – e questa instabilità istituzionale può rallentare gli investimenti inducendo a maggiori risparmi”. L’Ocse sottolinea che la politica di allentamento monetario delle banche centrali “ha raggiunto i suoi limiti in termini di stimolo per gran parte dell’economia globale”. Per ridurre questa frammentazione, che “blocca le prestazioni e la crescita della produttività”, “la chiave sono le riforme strutturali”. Più nel dettaglio la realizzazione delle riforme strutturali in molti settori “incoraggera’ i necessari investimenti nelle industrie emergenti, come le fonti rinnovabili”, in una fase di in cui “è giunto a termine il super-ciclo delle materie prime” e “stimolerà l’innovazione e la diffusione dei sui benefici per far ripartire la crescita della produttività dopo diversi anni di stagnazione”.
Per il presidente della Bce, “i bilanci delle banche non sono stati risanati completamente, come dimostra l’alto stock di crediti deteriorati in alcune parti dell’Eurozona. C’è quindi bisogno di altro lavoro su questi asset e le condizioni perché ciò accada devono essere realizzate dalle giuste politiche ed autorità”.
Dalla crisi dei migranti possono arrivare opportunità, è importante che i Paesi europei lavorino all’integrazione dei lavoratori immigrati, perché possono attutire l’effetto del calo demografico: ma allo stesso tempo è necessario fare politiche che prevedano un aumento a lungo termine della produttività, sostiene Draghi. “Neanche l’aumento previsto del numero di migranti riuscirà a compensare pienamente il naturale declino della popolazione europea – ha avvertito – Le politiche pubbliche possono certamente aiutare a mitigare questo con l’integrazione dei migranti. Ma siccome la politica non può fare molto per cambiare i trend a lungo termine, una crescita a lungo termine richiede il completamento di un aumento della produttivita'”.(AGI)