Per amare l’Italia bisogna emigrare?
“Is my country, right or wrong”. La frase, di un Carneade americano, è famosa. Il mio Paese, giusto o sbagliato, qualunque cosa si dica e accada, è il mio Paese. E’ la terra in cui sono nato, in cui ho vissuto la mia giovinezza e i miei primi amori, ho sognato le mie speranze, ho lottato per farmi spazio, ho gioito e sofferto come solo i ragazzi sanno gioire e soffrire. In quella terra, in quelle nebbie padane, tra le colonne dei palazzi medioevali, gli occhi fissi sulle tele rinascimentali del Duomo, il canto dei campi, del bosco e delle contadine dell’aia quando ancora cantavano, le pagine di Pavese, Gadda e Moravia, si è fatta la mia cultura. Giusto o sbagliato, era ed è il mio Paese. La vita mi ha portato a vivere in un’altra terra che mi ha accolto fraternamente, e a cui sono riconoscente, ma l’Italia è sempre il mio Paese, right or wrong.
L’Italia degli ultimi decenni ha prosperato spendendo soldi che non aveva. Troppi soldi. Se li è fatti prestare. Come poteva non pensare che sarebbe arrivata l’ora di pagare il debito? L’ora, puntuale come la morte, è arrivata, e ci è stato presentato il conto. Ci aspettano grandi sacrifici. Fa rabbia, rivolta, ma questa Italia improvvida e irresponsabile è comunque il mio Paese.
Abbiamo dato fiducia al governo di un uomo, imprenditore di successo, che aveva il compito di rinnovare l’Italia. Non l’ha fatto; non ha saputo, o potuto, o voluto farlo. Dicono che l’Italia sia inaffidabile e forse c’è del vero, ma non è il momento degli inutili orgogli. Dobbiamo reagire con umiltà e fermezza, e dare fiducia a chi ci possa governare con efficacia e rappresentare degnamente. Sono deluso, ma quest’Italia inaffidabile è comunque il mio Paese. Discutiamo fin che si vuole se l’Italia sia o non sia “nazione”: sicuramente c’è un oceano tra i montanari della Val Senales e i contadini dell’agrigentino. Il processo di unificazione politica è discutibile, ma l’Italia unita è un fatto, piaccia o no, e questa discutibile Italia è comunque il mio Paese. E che dire dei tanti zombi della politica nostrana, che cadono sempre in piedi, risorgono e comandano per decenni impedendo il rinnovamento delle idee? e delle mezze figure che non hanno la dignità di dimettersi quando cambiano credo politico? Il loro motto è “giusto o sbagliato, è la mia poltrona”. Ci vergognamo per loro, ma questa troppo tollerante Italia è comunque il mio Paese. Abbiamo il maggior patrimonio artistico del mondo e non siamo capaci di valorizzarlo. Abbiamo ricchezze paesaggistiche di incomparabile bellezza e abbiamo permesso che amministratori corrotti le deturpassero. Gridiamo il nostro sdegno, ma non posso non sentire che questa Italia, troppo spesso incompetente e corrotta, è comunque il mio Paese. Vi sono regioni intere in cui le mafie imperano. L’Italia le sta combattendo, ottiene vittorie, ma troppe sono le collusioni con il mondo politico e imprenditoriale, troppi sono i condizionamenti sociologici e culturali, e le mafie prosperano. Non siamo fieri di questa Italia che non sa vincere questa guerra, ma essa è comunque il mio Paese. Decenni di governi distratti o interessati, e quindi colpevoli, hanno permesso il prosperare di caste e corporazioni. Oggi l’Italia è un Paese conservatore, quando avrebbe la necessità vitale di rinnovarsi; il mondo moderno lo esige. Troppi interessi incrociati lo impediscono. Assistiamo inermi, con l’animo in rivolta, ma questa Italia pietrificata è comunque il mio Paese. Ed è sempre e comunque un grande Paese.
L’Italia ci ha dato mille motivi di orgoglio e ci sta dando ora mille motivi di tristezza. Noi emigrati poco possiamo fare: andremo ancora una volta a votare e eleggeremo ancora una volta i nostri rappresentanti, per quanto inutili possano essere. Continueremo ad emozionarci per la rossa di Maranello o per l’azzurra di Prandelli, a leggere con apprensione i giornali italiani sul web, a rattristarci per l’alluvione a Monterosso, ad indignarci per i crolli di Pompei o per i risolini beceri del napoleoncino Sarkozy. C’è una cosa però che possiamo fare: insegnare ai fratelli italiani d’Italia ad amare e rispettare il loro, il nostro Paese, right or wrong, qualunque cosa accada.