A scrivere in latino quello che e’ a tutti gli effetti un peana del dittatore fascista fu Aurelio Giuseppe Amatucci, studioso di letteratura latina cristiana e titolare della cattedra di letteratura latina alla Cattolica di Milano. Si compone di tre parti: nella prima si rende conto della genesi e dei traguardi raggiunti dal fascismo e della ascesa di Mussolini. L’Italia viene descritta come un Paese sull’orlo del baratro dopo la Prima Guerra Mondiale e di come il Duce l’avesse salvata “rigenerandola grazie alla sua risolutezza e alle sue intuizioni superomistiche”. Mussolini, dice Lamers, viene presentato come una nuova specie di imperatore, ma anche come l’uomo della Provvidenza mandato a salvare il popolo italiano. La seconda parte riguarda l’Organizzazione della gioventu’ fascista e i programmi per i giovani. La terza parte racconta la costruzione del Foro Italico – all’epoca noto come Foro Mussolini – e l’erezione dell’obelisco. Sotto l’obelisco sono sepolte alcune monete d’oro, come in uso durante il Rinascimento.
La curiosita’, sottolineano gli studiosi, e’ che il messaggio era stato pensato per essere letto dopo l’abbattimento dell’obelisco e di conseguenza dopo la caduta del regime, segno che i fascisti stessi erano consapevoli del fatto che prima o poi sarebbero andati incontro al tramonto. A guerra quasi finita un gruppo di partigiani accarezzo’ l’idea di tirare giu’ il colosso e piazzo’ alla sua base una carica di esplosivo. L’arrivo di un vigilante in bicicletta, pero’, li costrinse a spegnere di corsa la miccia: nessuno aveva voglia di provocare vittime innocenti. Molto piu’ di recente, appena un anno e mezzo fa, la presidente della Camera, Laura Boldrini, scateno’ un’ondata di polemiche suggerendo di lasciarlo in piedi, ma di ‘raschiare via’ la scritta ‘Mussolini Dux’. (AGI)