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Home > Esplosione a Tel Aviv, colpito autobus in centro

Esplosione a Tel Aviv, colpito autobus in centro

21 de novembro de 2012 - Por Comunità Italiana

Un attentato a bordo di un autobus a Tel Aviv ha causato stamani almeno 8 feriti e ha messo una pesante ipoteca sui tentativi della diplomazia internazionale di arrivare a un accordo di tregua tra Israele e Hamas. Governo israeliano e polizia non hanno dubbi, si è trattato di un attentato: una bomba sarebbe stata piazzata in una borsa all'interno dell'autobus, dove – secondo la tv Canale 10 – non sono stati trovati cadaveri. Gli agenti si sono subito messi a caccia dell'attentatore per le strade di Tel Aviv aiutati da un elicottero. Del resto, Hamas lo aveva annunciato. Solo due giorni fa, un macabro video delle Brigate Ezzedin al Qassam aveva minacciato di tornare a colpire Israele con i kamikaze "nei caffé, alle fermate dell'autobus". L'attentato arriva a una settimana dall'inizio dell'offensiva israeliana 'Colonna di nuvola' nella Striscia di Gaza per fermare il lancio di razzi palestinesi su Israele.

Un'operazione che ha già causato oltre 120 morti tra i palestinesi e 5 tra gli israeliani. E arriva in un momento delicatissimo sul fronte diplomatico che lavora a un accordo per la tregua. In questi giorni fanno la spola tra le varie città mediorientali il segretario dell'Onu Ban Ki-moon e Hillary Clinton. Ieri il segretario di Stato Usa ha incontrato il premier israeliano Benyamin Netanyahu e ha ribadito che "l'obiettivo deve essere una soluzione duratura" e che la tregua – almeno fino a prima dell'attentato di oggi a Tel Aviv – potrebbe arrivare "nei prossimi giorni".
Stamani Clinton si è recata a Ramallah dove al presidente dell'Anp Abu Mazen ha chiesto – senza ottenerlo – un rinvio della richiesta all'Assemblea generale dell'Onu (con voto previsto per il 29 novembre) di un upgrading dello status dell'Anp, richiesta che rischia di mettersi di traverso a ogni attuale tentativo di porre fine al bagno di sangue. La missione dell'inviata di Obama proseguirà nel pomeriggio al Cairo. Intanto la notte è proseguita tra raid israeliani e lanci di razzi palestinesi. L'esercito dello Stato ebraico ha riferito su Twitter di aver colpito oltre 100 siti terroristici, compreso il ministero della sicurezza interna di Gaza, usato da Hamas come base di comando. In mattinata cinque razzi sono stati lanciati in direzione di Ashkelon, nel sud di  Israele, di cui tre sono stati intercettati dal sistema di difesa Iron Dome.L'attentato di Tel Aviv rappresenta "la naturale reazione all'aggressione israeliana di Gaza": lo ha affermato Fawzi Barhum, un portavoce di Hamas, senza tuttavia rivendicare la paternità dell'attacco. "Avevamo avvertito nei giorni scorsi della eventualità di attentati in Israele, tanto più mentre i nostri civili continuano a morire" ha affermato Barhum. Fonti locali aggiungono che dal minareto di una moschea sarebbe giunta una rivendicazione dell'attentato: ma finora questa notizia non trova conferma.

PAPA: APPELLO PER GAZA, NO ODIO MA TREGUA E NEGOZIATO – "Odio e violenza non sono soluzione" per "l'aggravarsi della violenza tra israeliani e palestinesi nella striscia di Gaza". Lo dice il Papa, in un "appello" in cui inoltre "incoraggia iniziative e sforzi di quanti stanno cercando di ottenere una tregua e promuovere il negoziato".
Il Papa ha anche esortato "le autorità di entrambe le parti ad adottare decisioni coraggiose in favore della pace e a porre fine a un conflitto con ripercussioni negative in tutta la regione mediorientale travagliata da troppi scontri e bisognosa di pace e riconciliazione".

Nel suo primo intervento dopo l'attacco israeliano a Gaza, la Guida suprema iraniana, Ali Khamenei, ha condannato la "selvaggia" azione dello Stato ebraico e ha esortato i Paesi arabi a sostenere i palestinesi. "L'attacco alla gente di Gaza dimostra quanto selvaggi siano i capi di questo regime", ha sostenuto Khamenei parlando ad un raduno di volontari iraniani "Basiji" ripreso dalla tv. Il leader ha poi deprecato "l'odioso" sostegno dato a suo dire da "Usa, Gran Bretagna e Francia all'uccisione della gente di Gaza". "I Paesi islamici, e specialmente i governi arabi, dovrebbero cambiare il loro comportamento su tale questione" e "aiutare la gente di Gaza", ha detto ancora Khamenei sottolineando che "la comunità islamica dovrebbe sapere che la sola via" da percorrere "é quella della Resistenza finalizzata a sconfiggere i nemici dell'islam".

La città di Gaza è emersa oggi dopo quella che sembra essere stata la nottata di bombardamenti più pesanti dall'inizio dell'operazione israeliana 'Colonna di nuvola', otto giorni fa. Fonti mediche hanno aggiornato nelle ultime ore il bilancio delle vittime a 139. Il numero dei feriti supera il migliaio. I bombardamenti sono giunti dal cielo, dal mare e dalla artiglieria. Un importante edificio di governo è stato letteralmente raso al suolo. Colpite anche tubature di combustibile che passavano sotto al confine fra Egitto e Gaza. Per lunghe ore la Striscia è rimasta immersa in un' oscurità totale. Ieri migliaia di persone avevano abbandonato in fretta le proprie abitazioni in seguito ai precisi avvertimenti dell'esercito israeliano che restando nei loro rioni avrebbero messo a repentaglio la propria sicurezza. "Non abbiamo chiuso occhio tutta la notte", hanno riferito. In queste ore a Gaza regna un clima di incertezza: da un lato vi è la speranza che un cessate il fuoco possa essere annunciato in giornata. Dall'altra esiste il timore che Israele possa inasprire ulteriormente gli attacchi.

Nell'infinito intreccio mediorientale, è sfumata in serata la speranza di una tregua a Gaza che ieri pomeriggio sembrava a portata di mano, quando si aspettava ormai solo l'annuncio ufficiale. "La tregua slitta a causa di Israele, dobbiamo aspettare fino a domani", ha accusato un dirigente di Hamas, l'organizzazione islamica al potere nella Striscia che nel pomeriggio – assieme agli egiziani che stanno tenendo il filo delle trattative – aveva annunciato un cessate il fuoco alla mezzanotte di stasera. Una tregua che per la verità non aveva trovato nessuna conferma da parte israeliana ("stiamo ancora negoziando"), con il premier Benyamin Netanyahu che in serata ha accolto a Gerusalemme il segretario di Stato Hillary Clinton e che pretende garanzie stringenti per un cessate il fuoco. Israele, che ovviamente diffida di Hamas, vuole 'un garante della tregua', individuato nell'Egitto di Mohamed Morsi, come emerso dalle indiscrezioni sulle condizioni circolate tra ieri e oggi sui media. In un breve incontro con la stampa, Netanyahu e la Clinton, hanno implicitamente confermato che l'accordo non è ancora definitivo. Il segretario di Stato ha detto che gli Usa lavoreranno con Israele e Egitto per giungere a un tregua "nei prossimi giorni". Netanyahu ha detto di preferire la via della diplomazia ribadendo però che Israele "ricorrerà ad ogni mezzo pur di fermare il lancio di razzi" da parte di Hamas. Ma se per la notte non c'é ormai da aspettarsi nulla, gli occhi sono puntati a domani. Se il cessate il fuoco dovesse prevalere, l'obiettivo dell'offensiva diplomatica avviata – oggi in Israele e nei Territori è arrivato anche il segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon – sarebbe stato raggiunto.

E l'Egitto del 'nuovo' presidente Mohammed Morsi (che oggi ha avuto il terzo colloquio telefonico con Obama) potrebbe rivendicare il filo della mediazione, anche se nel pomeriggio si era esposto evidentemente troppo, annunciando entro stasera la fine dell' "assurda aggressione israeliana". Netanyahu, dal canto suo, nell'incontro con Ban aveva ribadito che lo Stato ebraico è fermo sulla richiesta di "un accordo lungo" che non duri – come ha aggiunto il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman – "una settimana o due". IL premier non ha esitato a ricordare che se i razzi continueranno a cadere, Israele non rinuncerà a "brandire la spada" in una delle sue due mani. Mentre Hamas aveva invece subito rivendicato il successo 'politico' della tregua: una fonte dell'organizzazione ha detto che è stata impartita "al nemico sionista una lezione che non dimenticherà mai". Gli ha replicato l'ex portavoce dei governi Sharon e Olmert, Avi Pazner: "Tutti sanno che è Hamas ad aver subito un grossissimo colpo in questi 7 giorni di azione militare". Al di là delle 'rivendicazioni', sarà l'accordo – quando e se verrà – a dare la cifra 'politica' sull'esito della guerra: le intese che stanno prendendo corpo, secondo le prime informazioni, dovrebbero prevedere da parte d'Israele lo stop dei raid, ma pure delle 'esecuzioni mirate', degli sconfinamenti nella Striscia, delle operazioni di disturbo ai pescatori. Hamas e le altre fazioni cesserebbero sia il lancio di razzi contro lo Stato ebraico sia gli agguati alle pattuglie israeliane lungo la linea di demarcazione fra la Striscia e Israele. Sul terreno intanto si continua a combattere e anzi in serata si sono intensificati i raid sulla Striscia.

Fonte: Ansa

Comunità Italiana

A revista ComunitàItaliana é a mídia nascida em março de 1994 como ligação entre Itália e Brasil.