La lezione che arriva al mondo da sessanta anni di storia pacifica e unitaria europea
Se c’è una cosa della quale italiani dovremmo andare forse più orgogliosi la partecipazione attiva primo momento al processo cazione politica dell’Europa.
Il 2011 sarà u di celebrazioni,Celebreremo innanzitutto i 150 anni unità del nostro Paese e, qui in Brasile, dedicheremo alla presenza italiana un intero anno di iniziative ed eventi culturali. Pochi sanno però che nel 2011ricorderemo anche i sessanta anni degli albori dell’unione europea:nel 1951 infatti nasceva la Comunità Europea del Carbonee dell’Acciaio (CECA). L’idea era stata del Ministro francese Robert Schumann, che con unfamoso discorso pronunciato unanno prima aveva proposto la costituzione di un’alta autoritàper il controllo degli enormi giacimenti minerari di una regionedell’Europa centrale, la Ruhr. Era la prima volta che nel continente,segnato meno di dieci anni prima da una guerra tragica e distruttiva, si concretizzava un sogno che fi no ad allora era stato appannaggio di pochi convinti idealisti.
I sei Paesi che aderirono alla CECA furono Italia, Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. Dopo pochi anni,nel 1957, l’accordo tra questi Paesisi estendeva agli altri settori produttivi e commerciali e nasceva la CEE, la Comunità Economica Europea.
Il cammino per l’integrazione economica avrebbe poi spianato la strada ad una più difficile ma conseguente integrazione politica e sociale. Due importantissimi eventi storici avrebbero segnatone gli anni seguenti la storia del continente europeo, spianando la strada alla nascita dell’attuale Unione dei 21 Stati membri: lafi ne delle dittature in Spagna ePortogallo nella metà degli anni‘70 e la caduta del Muro di Berlinoalla fi ne degli anni ‘80.
A cavallo tra queste due grandi fatti si erano svolte le prime storiche elezioni del Parlamento Europeo, nel 1979, vero simbolo della nuova istituzione. Nel 1993 sono già quindici i Paesi che firmano il famoso “Trattato di Maastricht” che sanciva la facoltàper la nuova Europa di deliberare non più soltanto in materia economicama anche in politica estera e negli affari interni dei singoli Paesi. Sono le premesse per l’arrivo di un’altra piccola rivoluzioneper la storia dell’Europa: la nascita della moneta unica, l’Euro.Siamo nel 1999 e per la prima volta ci sentivamo tutti davvero europei. Ricordo un viaggio pochi anni prima con un amico brasiliano: andammo in macchinain Austria, Germania, Danimarca,Belgio e Francia. Ogni Paese una moneta, credo che perdemmopiù soldi nel cambio delle varie valute che in benzina… Oggi, nonostante siamo consapevoli – soprattutto in Italia – di alcuni errori compiuti nell’introdurre in maniera affrettata e non graduale la moneta unica, possiamo affermare, alla luce della recentecrisi finanziaria internazionale,che senza l’introduzione dell’Eurol’Italia starebbe forse navigando nel mezzo del Mediterraneo tra la Grecia e l’Africa, colpita da una crisi economica che non ci ha affondato soprattutto grazie all’ancoraeuropea.
L’Europa è così oggi l’unico vero contraltare all’unilateralismo americano fondato sul dollaro e al neoimperialismo economico cinese al quale con sempre maggiore fatica proviamoa ribellarci.
Il mondo multilaterale che vorrei, e del quale i Paesi emergenti come il Brasile saranno trai protagonisti principali, deve vederel’Europa come soggetto protagonistain ragione della sua storia unitaria, ma anche delle sue molteplici e ricche relazioni internazionali, prima tra tutte quella con l’America Latina. Il continente sudamericano può edeve ispirarsi a quanto di positivo è stato prodotto dall’integrazione europea di questi ultimi sessanta anni e spero che il nuovo governo brasiliano saprà porre il tema dell’integrazione continentale e del rapporto con l’Europa al centro della propria azione.