E’ la compravendita dei giocatori l’operazione sulla quale si incentrava, secondo l’accusa, il “meccanismo fraudolento” individuato dalla Procura napoletana, secondo cui esiste “un radicato sistema finalizzato ad evadere le imposte posto in essere da 35 societa’ calcistiche di serie A e B, nonche’ da oltre un centinaio di persone fisiche, tra calciatori e loro procuratori”. In sostanza, i procuratori fatturavano in maniera fittizia la propria prestazione al solo club, che poteva cosi’ dedurre dal reddito imponibile le spese, beneficiando di detrazioni di imposta sul valore aggiunto relativa proprio a questa pseudo prestazione.
I calciatori, dal canto loro, non dichiaravano quello che era “sostanzialmente un fringe benefit” riconosciuto dalla societa’ nel momento in cui si accollava il pagamento al procuratore. L’inchiesta parte nel 2012, quando negli uffici del Napoli a Castelvolturno la magistratura acquisi’ due contratti: quello di Ezequiel Lavezzi, che a Napoli ha giocato dal 2007 al 2012 prima di essere ceduto al Psg, e quello di Cristian Chavez, che ha militato nella societa’ di De Laurentiis nella stagione 2011. Secondo i pm, i contratti dei due argentini, rappresentati dallo stesso procuratore, erano stati ‘alterati’ in bilancio. Nove mesi dopo i finanzieri si erano presentati nelle sedi di 41 societa’ di serie A e B per acquisire ulteriore documentazione.
Tra le prime reazioni, quella dei legali del Milan che parlano di ” una vicenda assolutamente marginale e non fondata, che trovera’ la sua risoluzione in una doverosa archiviazione”. Anche l’Atalanta, “nel confermare la propria fiducia nell’attivita’ della magistratura”, ribadisce “l’assoluta regolarita’ dell’operato dei suoi dirigenti”. Per il presidente del Coni, Giovanni Malago’, “per l’immagine del calcio, ogni volta che c’e’ un’operazione di questo tipo non va bene, non fa bene. Pero’ non e’ detto che l’inchiesta necessariamente debba produrre dei colpevoli”. (AGI)