Trasferiti in paradisi fiscali nel 2007-2008. Un centinaio di casi con precedenti per criminalità e reati patrimoniali
ROMA – Sono in corso indagini dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza su oltre 2 mila contribuenti che, tra il 2007 e il 2008, hanno trasferito oltre 2 miliardi di euro nei «paradisi fiscali».
{mosimage}INDAGINI – La maggior parte delle persone sottoposte ad accertamenti («imprenditori, liberi professionisti ma anche altri soggetti») sono residenti in Lombardia, Lazio, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte. Unica regione immune dalle indagini in corso è la Valle d'Aosta. «Si tratta di persone che hanno portato all'estero capitali superiori a 500 mila euro ciascuno attraverso intermediari finanziari», ha spiegato all'Ansa Stefano Screpanti, capo ufficio tutela entrate del comando generale delle Fiamme Gialle. Tra i Paesi dove sono stati portati i soldi ci sono anche paradisi fiscali come Svizzera, Singapore e Panama. Per un centinaio dei 2 mila contribuenti sotto indagini i controlli si estenderanno oltre i profili fiscali, in quanto hanno già precedenti per reati a sfondo patrimoniale o per legami alla criminalità.
INTERMEDIARI – In una lettera-circolare indirizzata recentemente a tutti gli intermediari e ai professionisti coinvolti si ricordavano le pesanti sanzioni che rischiano non rispettando gli obblighi di segnalazione delle operazioni sospette nel corso delle pratiche per lo scudo fiscale. Gli intermediari sono tenuti infatti a registrare i dati inerenti ai rapporti continuativi accesi e alle operazioni pari o superiori ai 15 mila euro nell'Archivio unico informatico e a segnalare alla Banca d'Italia i casi «sospetti». In caso contrario, rischiano da una multa fino a un massimo del 40% dell'importo dell'operazione non segnalata per arrivare fino al coinvolgimento nel reato di riciclaggio. Gli intermediari finanziari hanno comunicato all'anagrafe tributaria gli spostamenti di capitali, ma i circa 2 mila contribuenti sotto indagine non hanno indicato questi capitali nel quadro Rw della dichiarazione dei redditi, riguardante le attività detenute all'estero. I controlli in corso dovranno verificare se si tratta solo di un'omessa indicazione o se dietro c'è qualcosa di più consistente.
Fonte: www.corriere.it