“Fatti gli europei, facciamo l’Europa!”

A 60 anni dal Trattato di Roma, i leader dell’Unione Europea hanno firmato un nuovo accordo
“L’Europa è il nostro futuro comune”: è l’ultima significativa frase del documento sottoscritto a Roma, il 25 marzo scorso, dai ventisette capi di governo dei Paesi aderenti all’Unione Europea, esattamente sessanta anni dopo il Trattato Istitutivo della Comunità Europea, firmato sempre a Roma dai rappresentanti di Italia, Germania, Francia, Belgio, Olanda e Lussemburgo.
Un momento storico, che ho vissuto con l’emozione e la speranza di chi è consapevole che, proprio oggi, il sogno dei padri fondatori dell’Europa sta vivendo probabilmente il suo momento più difficile; all’indomani della Brexit (l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea) e di fronte al susseguirsi degli attacchi dei movimenti populisti e nazionalisti in quasi tutti i Paesi europei, recuperare il coraggio e la lungimiranza di chi – all’indomani della Seconda Guerra Mondiale — credette al progetto di unione europea, è una sfida altrettanto difficile e necessaria.
Due discorsi hanno segnato le giornate dedicate alle celebrazioni di questo anniversario: quello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Parlamento italiano e quello di Papa Francesco ai governanti dei ventisette Paesi dell’Unione.
Due figure alle quali, per motivi diversi ma intimamente legati al mio percorso formativo e politico, mi sento particolarmente vicino; due personalità che hanno voluto levare alta la loro autorevole voce per ricordarci come ai destini dell’Europa siano indissolubilmente legati il futuro dell’Italia e del mondo, e quindi quello della pace e della solidarietà internazionale.
Il Presidente Mattarella ci ha ricordato che “oggi, come sessanta anni fa, abbiamo bisogno dell’Europa unita, perché le esigenze di sviluppo, di prosperità del nostro continente sono, in maniera indissolubile, legate alla capacità collettiva di poter avere voce in capitolo sulla scena internazionale, affermando i valori, le identità, gli interessi dei nostri popoli.”
Un’Europa che ha rappresentato per questi sessant’anni il più grande progetto di pace e di cooperazione tra Stati al mondo, e che purtroppo negli ultimi anni è stata spesso vista più come un freno alla crescita che come una leva allo sviluppo dei singoli Paesi aderenti.
A ricordarci che l’Europa non è una camicia di forza ma un grande progetto è proprio Papa Francesco: “I padri fondatori ci ricordano che l’Europa non è un insieme di regole da osservare, non un prontuario di protocolli e procedure da seguire. Essa è una vita, un modo di concepire l’uomo a partire dalla sua dignità trascendente e inalienabile e non solo come un insieme di diritti da difendere, o di pretese da rivendicare.”
Come non fare nostro l’appello rivolto sempre dal Papa ai Capi di Stato dell’Unione Europea: “L’Europa ritrova speranza quando non si chiude nella paura di false sicurezze. L’Europa ritrova speranza quando investe nello sviluppo e nella pace!”
L’Italia, Paese fondatore dell’Unione Europea, ha il dovere morale di essere leader del processo di rilancio dell’Unione Europea; il documento firmato a Roma poche settimane fa è un passo importantissimo in questa direzione.
Il nostro Presidente della Repubblica, capovolgendo la nota espressione attribuita a Massimo d’Azeglio, ha esplicitato così la sfida che abbiamo davanti a noi: “Fatti gli europei è ora necessario fare l’Europa”.