Comunità Italiana

Fazio: chi non si sente rappresentato può sempre fare un’altra trasmissione

Benedetta Tobagi rende omaggio al padre Walter. Saviano racconta il terremoto in Abruzzo

MILANO – Non c'è stato il record come nelle precedenti puntate ma anche lunedì comunque sono stati ottimi gli ascolti di «Vieni via con me». L'ultima puntata del programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano in onda su Raitre ha ottenuto uno share del 29,17% ed è stata seguita da poco meno di 8 milioni e 700 mila spettatori. Nelle precedenti puntate era stato sempre, di volta in volta, un record negli ultimi 10 anni per la rete diretta da Paolo Ruffini.

{mosimage}MONICELLI – A metà della puntata è stata anche data la notizia in diretta della morte del regista Mario Monicelli. Fabio Fazio l'aveva aperta precisando che se qualcuno non si è sentito rappresentato da "Vieni via con me" può sempre fare «un’altra trasmissione». Il conduttore ha tracciato il suo bilancio senza dimenticare le polemiche che hanno accompagnato il programma. «Ho imparato – ha detto il conduttore – che la Rai è ancora un pezzo importante di questo Paese, anche se spesso dimentica di esserlo; ho imparato che per molti televisione pubblica vuol dire che siccome è di tutti, allora non si può dire niente; ho imparato che per molti altri televisione di Stato vuol dire televisione dei partiti; ho imparato che aveva ragione il poeta Edoardo Sanguineti quando disse: "Le parole sono potenti, non sprecatele"; ho imparato che qualcuno si definisce pro-vita, come se qualcun altro potessi definirsi pro-morte; ho imparato che ai racconti si può replicare solo con altri racconti. Chi non si è sentito rappresentato da questa trasmissione, può farne un'altra: e noi la guarderemo volentieri». E ancora: «Ho imparato che tutti quelli che vogliono spiegarti che cosa piace al pubblico per fortuna non lo sanno; ho imparato che Roberto Saviano è molto telegenico; ho imparato che la scorta di Roberto Saviano, non contenta di vederselo davanti tutto il giorno, lo guarda anche la sera in televisione. Ho imparato che tutti sapevano che al Nord c'è la 'ndrangheta, ma se lo erano dimenticati; ho imparato che nessuno sapeva che la spazzatura del Sud arriva anche dal Nord; ho imparato che le facce della gente comune e le facce della gente famosa spesso sono le facce della stessa medaglia».

TOBAGI – Tra gli spunti della puntata anche l'omaggio a Walter Tobagi, letto dalla figlia Benedetta che ha elencato le cose ereditate dal padre: tra queste, «migliaia di libri; il sorriso; 98 quaderni pieni di pensieri; la fierezza di portare il suo cognome; l'amore per la storia e la speranza di aprire finalmente gli archivi per poterla scrivere; gli occhi; l'importanza di ascoltare gli altri; tante lettere, ma soprattutto quella del Natale 1978 a mia madre; la mania di scrivere lettere, il potere della gentilezza; una bella definizione di giornalismo: "Poter capire, voler spiegare"; una vecchia Olivetti verde; l'amore per la complessità; una lunga sciarpa di lana che mi protegge come un abbraccio; l'indignazione; la lucidità dei suoi articoli». E ancora una frase di Gregorio Magno: «Se la verità provoca uno scandalo, meglio accettare lo scandalo che abbandonare la verità; la nostalgia di quello che ci hanno tolto; la convinzione che il terrorismo e la violenza si combattono rendendo la società più giusta; la consapevolezza che migliorare le cose è molto difficile, ma è possibile» e, per chiudere, «la vita».

A L'AQUILA BOMBA A OROLOGERIA – E' stata poi la volta di Roberto Saviano che ha raccontato il terremoto a L'Aquila. I ragazzi morti nella Casa dello studente all'Aquila, crollata con la scossa del 6 aprile 2009, ha detto lo scrittore «si definiscono vittime del terremoto. Ma forse non è così, c'è qualcosa in più: secondo le perizie della procura quel palazzo era una bomba a orologeria, era fatto male. Dunque non vittime solo del terremoto, ma anche e soprattutto del cemento, della cattiva costruzione». Nel suo monologo Roberto Saviano ha poi messo in fila i numeri della tragedia: 308 vittime, oltre 1.550 feriti, più di 65 mila sfollati, 23 mila case distrutte in cinque province. «La procura – accusa Saviano – dice che c'erano errori in fase di progettazione ed esecuzione dei lavori e nell'ala crollata mancava un pilastro: le concause sono lì che urlano in questa perizia», ha aggiunto lo scrittore, dando poi la parola a Lilli Centofanti, sorella di Davide, uno dei ragazzi della Casa dello Studente, che ha letto l'elenco delle anomalie nella costruzione dell'edificio.

IL «COSTO» DEI VOTI – Nono solo L'Aquila però. Citando alcune inchieste della Dda, Saviano fa l'elenco del "costo" dei voti, portando come esempio della Campania, «dove si va dai 20 ai 50 euro, un seggio alla Regione fino a 60 mila euro e i politici lo sanno. Le europee costano meno». «Il voto di scambio – dice l'autore di Gomorra – ti sembra conveniente, all'apparenza, ma non lo è: ti dà una cosa ma ti toglie tutto il resto». «Non partecipare alla vita del proprio Paese – ha aggiunto Saviano – significa consegnarlo in mano a coloro che sanno organizzare il consenso: la politica così si è ridotta a scambio» e «la democrazia è spesso determinata da questi meccanismi».

L'ELENCO DI BIAGI – Dopo l'omaggio a Walter Tobagi, c'è stato anche spazio per il ricordo di Enzo Biagi, affidato a una serie di frasi del celebre giornalista sull'Italia lette da Fabio Fazio e Roberto Saviano. Tra le altre: «Gli italiani non esistono. Nessuno è riuscito neppure a catalogarli. Venire al mondo a Palermo o a Catania, è già una classifica. Qui si può morire di mafia come di cassa integrazione».

GLI ALTRI OSPITI – Grande spazio occupato dallo show di Dario Fo, che ha ripreso alcuni dei consigli de "Il Principe" di Macchiavelli: mentire e ripetere la menzogna fino quasi a trasformarla in verità; stare attenti alle fazioni che rischiano di trascinarti nella rovina; non farsi cogliere nella condizione di essere ricattato o ricattabile, ma eventualmente attaccare il proprio accusatore accusandolo di atti indegni. Milena Gabanelli ha invece letto l'elenco delle cause e le richieste dei danni chiesti a Report mentre una ricercatrice ha raccontato le difficoltà che incontrano nel suo lavoro in Italia mentre il procuratore Antimafia Piero Grasso ha elencato cosa serve per vincere la lotta alla Mafia.

«GRAZIE ANCHE A CHI NON CI HA AIUTATO» – In conclusione i ringraziamenti finali: «a tutta la gente che ci ha aiutato, a Raitre, a Ruffini, a Mazzetti», ma anche «a quelli che non ci hanno aiutato perché hanno reso ancor più bella questa trasmissione» ha detto Fabio Fazio in chiusura dell'ultima puntata di "Vieni via con me". Anche Susanna, operatrice dello studio Rai di "Vieniviaconme", insieme agli altri lavoratori dello studio, ha scritto un elenco: «la tv che ci piace è quella che ci pone in grado di rappresentare una finestra sul mondo, e non il mondo visto dalla finestra. La tv che ci piace è quella che ci ha consentito di fare squadra, ponendo il meglio della nostra professionalità al servizio di un progetto degno, piccolo o grande che sia». E ancora: «la tv che ci piace è quella che lascia spazio a tutta la gamma della commozione, con l'unica eccezione del riso sguaiato e della lacrima a comando. La tv che ci piace è quella che ci riconsegna il senso di appartenenza a una grande azienda di servizio pubblico».
 
Fonte: www.corriere.it