“Gli 80 euro capisco che a voi non piacciano, ma è una manna per chi non arriva a prendere 1.500 euro e non arrivava a fine mese. E su questo non mi farete cambiare idea. Fischiate pure, non ho paura, ma sappiate che chi dice che va i politici sono tutti uguali fa il vostro male e non il vostro bene. Io difendo la politica con la P maiuscola”. Matteo Renzi scende nella fossa dei leoni, l’assemblea di Confcommercio tradizionalmente ostile a chi guida il governo. Lo fa alla sua maniera, ribattendo colpo su colpo a fischi e critiche. Un intervento in cui, forte dei dati Istat su occupazione e crescita, puo’ dire: “C’e’ ancora bisogno di corpi intermedi. Il mondo che ci attende e’ pieno di difficolta’ ma anche di opportunita'”. Il pubblico, pero’, non sembra apprezzare. Ogni passaggio e’ sottolineato da mugugni che si trasformano in fischi nel momento in cui il premier cita la norma degli ottanta euro. E a chi, dalla platea, gridava al taglio degli stipendi dei politici Renzi ribatte di essere d’accordo ma di percepire 5.000 euro netti al mese. “Fischiatemi pure se avete il coraggio. Ma la politica deve essere con la P maiuscola. L’atteggiamento di chi dice che sono tutti uguali fa il visito male e non il balteo bene. Ho fatto l’arbitro in Garfagnana. Se credete che mi spaventi qualche fischio…”, aggiunge il premier. Il clima si e’ rassegnato solo al termine dell’assemblea quando, mentre guadagnava l’uscita, i commercianti di Padova, protagonisti della rimostranza, sono scesi a fare il selfie ormai di rito e a consegnargli la maglietta con su scritto: “Piu’ coraggio, meno tasse”.
Nelle pause del confronto ‘faccia a faccia’, il presidente del consiglio ha potuto ribadire la sua ferma volonta’ di non toccare l’Iva aggiungendo ironico: “Lo dico perche’ il presidente Sangalli ha insistito perche’ lo dicessi, ma ne sono convinto e aggiungo che, l’ultima volta che e’ stata toccata l’IVA era l’ottobre 2013, e noi siamo al governo dal 2014…”. Quello del taglio fiscale e’, d’altra parte, la madre di tutte le battaglie per i commercianti. Renzi ricorda loro che, sebbene “qualcuno dica che tagliare Imu e Tasi non e’ stato una buona scelta” il governo ha iniziato “a ridurre le tasse e voi dite giustamente che non e’ sufficiente e vi lamentate perche’ iniziamo dalle tasse degli altri. Ma il fatto e’ che e’ iniziata l’operazione di riduzione fiscale. Siamo interventi sull’Irap, un intervento strutturale che ha prodotto risultati: e’ un principio di buonsenso mantenerlo. C’e’ stato il superammortamento al 140%, funziona o no?”, domanda il premier alla platea. “C’e’ chi dice che e’ stata una misura fondamentale e chi dice che o la si mette su un settore soltanto o non funziona. Su questo chiedo alle associazioni di categoria di fare una riflessione seria di quello che ha funzionato e quello che no”.
E il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo messaggio ha parlato di ripresa dell’economia: “L’Italia sta gradualmente ripartendo. I segnali di riavvio dell’economia, seppur ancora contenuti e soggetti a incertezza, sono sostenuti dalla domanda interna, che evidenzia l’importanza dei consumi delle famiglie”.
Di parere diverso il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, che nel suo discorso sottolinea: “Siamo di fronte a una ripresa senza slancio e senza intensità: una ripresa senza mordente che non salta mai la faglia, il crepaccio tra stagnazione e crescita”, spiegando che la “nebbia” che avvolge le possibilita’ di crescita della nostra economia ancora non si e’ diradata del tutto. E prosegue nel suo ragionamento: “Un anno fa parlavamo di segnali di ripresa, una previsione che solo in parte si e’ realizzata. In questi 12 mesi, in Italia, occupazione, consumi, produzione, fiducia, credito, hanno seguito un andamento altalenante non riuscendo ad imprimere alla ripresa un cambio di passo. Anche il dato di aprile del nostro indicatore sui consumi, pure positivo, non contribuisce a diradare la nebbia che avvolge ancora le possibilita’ di crescita dell’economia italiana. Lo scenario internazionale e’ altrettanto articolato. Tassi d’interesse e tassi di cambio dovrebbero spingere investimenti ed esportazioni, ma non stanno funzionando. Bassi prezzi del petrolio e delle altre materie prime dovrebbero premiare i Paesi, come l’Italia, che trasformano e vendono sui mercati esteri. Eppure, la drammatica crisi dei migranti, il rallentamento dell’economia cinese, le recessioni in alcuni paesi emergenti e il rischio Brexit, mettono in discussione il teorema che la crisi sia soltanto un brutto ricordo”.(AGI)