Nilufer Cetin viaggiava con suo figlio di un anno sul traghetto "Mavi Marmara": "Si sentivano spari e urla, molti erano feriti". Un cameraman di Al Jazeera: "I pacifisti erano disarmati, controlli all'imbarco"
ROMA – "La nave era piena di sangue". Nilufer Cetin viaggiava con suo figlio di un anno sul traghetto "Mavi Marmara", assaltato ieri notte dalla Marina israeliana 1 mentre era in viaggio verso la Striscia di Gaza. Oggi, tornata ad Istanbul, racconta così quei momenti di terrore. "Con mio figlio siamo rimasti in cabina a giocare mentre fuori si sentivano gli spari. Ma non ho avuto paura. Non avevo bisogno di proteggere mio figlio. Tutti sapevano che c'era un bambino a bordo. L'ho protetto restando in cabina. Le tendine degli oblò erano chiuse e così non si vedeva quello che succedeva sul ponte. Si udivano solo gli spari e le voci. Poi io ho messo una maschera anti-gas e gli ho fatto indossare un giubbetto salvagente". Una volta sul ponte uno spettacolo drammatico: "Ho visto persone ferite, qualcuno in maniera leggera, alcuni più gravi".
Poi, quando le armi hanno taciuto, sono scattati gli arresti. leim però, è stata lasciata andare. "Mi hanno lasciata libera – conclude la donna – perché avevo il bambino, ma hanno sequestrato tutti i nostri oggetti, compresi i telefoni cellulari e i computer portatili".
Sono tante le voci che raccontano quei momenti. Compresa quella di un cameraman di Al Jazeera che era a bordo dell'imbarcazione greca, presa di mira assieme a quella turca. Affermazioni che smentiscono la versione dell'esercito israeliano che ha parlato di pacifisti "armati": "Gli organizzatori della flotta sono stati sempre molto vigili nell'assicurarsi che nessuno avesse con se armi, per evitare di provocare eventuali scontri con gli israeliani". Questa la sua ricostruzione dell'attacco: "Quando gli israeliani hanno assaltato la nave su cui eravamo a bordo, non hanno distinto tra giornalisti e attivisti e hanno usato fumogeni, bombe acustiche, ci hanno picchiato e presi a calci".
Fonte: www.repubblica.it