Il presidente del Consiglio: «Il codice per le Ong sta producendo risultati, è uno spiraglio ma uno spiraglio su cui insistere». L’Onu: «Italia, strada giusta». Ma per il mondo cattolico la stretta sulle organizzazioni non governative è un errore
Dopo le polemiche dei giorni scorsi il premier Paolo Gentiloni, intervistato dal Tg1, dice che la «strategia del governo sta dando i suoi frutti», che un pezzo di questa strategia è il codice di condotta delle Ong voluto dal ministro dell’Interno Marco Minniti e che pian piano i dati dicono che gli sbarchi stanno diminuendo. Per Palazzo Chigi è una giornata particolare, sia il capo dell’esecutivo che il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, hanno ricevuto l’inviato speciale per Libia delle Nazioni Unite, Ghassan Salamé, che ha in qualche modo benedetto la missione navale italiana di supporto alla Guardia costiera libica, dicendo che è «la strada giusta» e che auspica venga sostenuta con forza proprio dall’Onu.
Il ruolo
È lo stesso Gentiloni infatti a ricordare che «l’Italia fa la sua parte, ma se da parte dell’Onu verrà un’iniziativa forte per stabilizzare la Libia tutti ne avremo un vantaggio e renderà la vita piu facile sui flussi migratori». Una richiesta che è anche un invito ad assumere «una leadership» nel contesto libico. Poi il capo del governo sfiora anche l’argomento che è stato fonte di polemiche interne al suo esecutivo, con uno scontro di competenze fra i ministri Graziano Delrio (che come titolare delle Infrastrutture ha la delega sulla Guardia costiera italiana) e Marco Minniti, che come ministro dell’Interno ha la delega complessiva sui temi delle migrazioni.
Le competenze
Dopo aver ricordato, due giorni fa, proprio che Minniti ha la competenza sulle politiche migratorie, Gentiloni loda ancora una volta il codice votato dal Parlamento e voluto dal titolare del Viminale: «È un pezzo fondamentale di una strategia del governo. Questa strategia di collaborazione anche con le autorità libiche sta producendo dei risultati, come la riduzione dei flussi. Quindi vince lo Stato e perdono i trafficanti e gli schiavisti, è uno spiraglio su cui investire».
I centristi
E questo mentre anche Alfano aggiunge che non occorre «alcun derby tra rigore e umanità, tra regole e solidarietà, tra sicurezza e diritti umani, l’Italia deve continuare a essere il Paese che ha sposato entrambi gli aspetti».«Il codice è indispensabile, servono regole che vengano rispettate. È importante che l’Italia parli con una voce unica, non ci possono essere politiche ondivaghe», è la posizione del presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, mentre il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha in qualche modo una posizione mediana, che sottolinea la complessità del tema.
Le parole
Ricorda il Guardasigilli che il codice «non può sostituirsi al diritto e alle sue fonti», dunque anche alle regole del diritto internazionale e al dovere di soccorso, ma al contempo «credo che serva a dare un po’ d’ordine a una situazione che oggettivamente aveva assunto caratteri di eccessiva eterogeneità nelle condotte. Cercherei di seguire questa strada perché non credo che la risolveremo soltanto in punta di diritto, ma debba essere il buon senso a tener conto dei fattori che sono in gioco in una vicenda delicata come questa».
Il mondo cattolico
Il mondo cattolico continua invece a ritenere un errore la stretta del governo sulle Ong. Padre Fabio Baggio, che per il governo del Vaticano si occupa di migranti e rifugiati, ricorda che «le politiche migratorie restrittive hanno spesso contribuito ad aumentare l’offerta di canali alternativi di migrazione». Mentre Avvenire, quotidiano dei vescovi, critica con il suo direttore Marco Tarquinio la previsione dell’impiego di agenti armati sulle navi delle Ong, scrivendo che rischia di «dare fiato e pseudo-legittimazione ai tentativi di commissariamento (o di espulsione) di Ong sgradite in diverse parti del mondo». (Corriere)