{mosimage}Alle ospiti 60 euro di diaria e una copia del Corano in regalo. «Gesù non fu crocifisso, un sosia al posto suo»
ROMA – I pulmini della società «Hostessweb» arrivano in fila indiana in via Cortina d’Ampezzo e si fermano a qualche decina di metri dalla blindatissima villa. Scendono ragazze, tante ragazze. Con spolverini di cachemire , tailleur. Nessuna in minigonna. Tacchi alti sì, ma niente scollature. Sono tutte lì per il Colonnello. Pensano di andare a una «serata di gala», ma non sanno che le aspetta una lezione di Islam nella quale si sentiranno dire: «Ma lo sapete che al posto di Gesù hanno crocifisso uno che gli somigliava?». Ad accoglierle davanti alla residenza dell’ambasciata c’è uno schieramento di libici con il turbante bianco e adesso loro, un po’ intimidite, si sottopongono alle misure di sicurezza: passano attraverso il metal detector, si scambiano occhiate di autorassicurazione e poi via, entrano nella sontuosa sala con divani bianchi e rossi disposti a ferro di cavallo. Gheddafi atto secondo.
Dopo la visita-choc dello scorso giugno a Roma, quando fece andare su tutte le furie il presidente Fini che visto il ritardo di due ore annullò l’incontro nell’aula di Montecitorio, ieri sera è andata in scena un’altra delle «stravaganze» del Colonnello. In gran segreto, alla vigilia del vertice Fao sulla fame nel mondo, il raís ha lanciato una specie di concorso attraverso una società di pubbliche relazioni. «Cercansi 500 ragazze piacevoli, tra i 18 e i 35 anni, alte almeno un metro e 70, ben vestite ma, rigorosamente, non in minigonna o scollate», è stato il messaggio dell’agenzia, che ha offerto ad ognuna un «gettone» di 60 euro. Per fare cosa? «L’obiettivo è avere alcuni scambi di opinione e donare omaggi libici», chiariva la «lettera d’ingaggio». Però, stavolta, qualcuno l’ha pensata fina. È una giornalista dell’ Ansa , Paola Lo Mele, che ha risposto alla «chiamata» e si è finta hostess. Adesso c’è anche lei a varcare la soglia della villa, mentre un addetto alla vigilanza a chi chiede informazioni risponde serafico: «Niente di interessante, solo un congresso medico…». Dentro, intanto, Gheddafi sale in cattedra. E, a differenza di quanto si aspettavano le oltre 100 invitate a questa prima serata, l’incontro prende una piega seria, per qualcuna addirittura noiosa.
Il Colonnello seduto in poltrona, affiancato dall’ambasciatore Hafed Gaddur, dall’interprete e da due «amazzoni» in divisa, è di fronte a tutte e inizia a parlare. «Non è vero che l’Islam è contro le donne», premette. «Convertitevi – aggiunge -, chi crede in Dio è musulmano. Il Corano è uno e non è mai cambiato, mentre i Vangeli sono quattro». Poi l’affermazione sul «sosia del Cristo in croce» che suscita incredulità in sala. Finché arriva il momento del cadeau: il raís distribuisce a tutte una copia del «Glorioso Corano», il «Libro verde» della rivoluzione e un opuscolo dal titolo «Come essere musulmano?». È quasi mezzanotte. La lezione è finita, si alza un applauso. Il Colonnello le saluta, le ragazze escono dal cancello: «Mi ha convinto, mi convertirò all’Islam», annuncia Rea Beko, origini albanesi, mediatrice finanziaria. «Eravamo 104 e nessuna di noi aveva la gonna sopra al ginocchio: una lezione seria, però certo ci aspettavamo almeno uno spuntino», dice Silvia Figliozzi, laureanda in Ingegneria. «Andrò presto in Libia con un gruppo di amiche», promette la biondissima Francesca Grasso. Ma Clio Evans, riccetta mora elegantissima, scuote la testa: «È stato un educato invito alla conversione, ma io non ho intenzione di raccoglierlo».
Fonte: www.corriere.it